C’era una volta ….. il bene comune - CARITAS TARVISINA

C’era una volta ….. il bene comune

 

Il 4 marzo si avvicina e cosa facciamo ? Quale componente politica incarna maggiormente il nostro modello di sviluppo, di vita, di società ? Sono domande che risuonano nel cuore degli italiani, ma fanno fatica a trovare risposta. C’è un grande disorientamento e una grande confusione tanto da non essere neanche in grado di intravedere il male minore. Dopo lo scioglimento delle camere e terminate le feste natalizie, siamo precipitati in una feroce campagna elettorale. Fin dai primi passi toni aspri e rivalità farcite di invidia e di astio hanno reso infido il terreno del dibattito politico. Il vento forte dei personalismi e del bene individuale sta spazzando via gli orizzonti di una vera democrazia e sta togliendo fiducia al popolo. Sta crescendo sempre più una grande preoccupazione per il prossimo voto elettorale. Dove andremo a finire ? Dove ci porterà questo continuo stillicidio che mira solo alla distruzione dell’avversario politico. Il primo obiettivo non è costruire il bene comune, ma è annientare l’avversario, ridicolizzarlo, renderlo insignificante. Questa non è democrazia, questa si chiama violenza … si chiama guerra e lascerà le sue ferite profonde.

Dinanzi a tutto questo è necessario provare una profonda indignazione, ma è importante che ci assumiamo come cittadini le nostre personali responsabilità. Molte volte il mondo della politica è scivolato su un piano molto distante dalla realtà, ma noi dove eravamo. Ci siamo chiusi nella cura asfittica del nostro ombelico, nell’ammirazione narcisista del nostri piccolo orticello, nutrendo le nostre scelte di indifferenza verso tutto quello che capita attorno a noi. Ci siamo arenati nelle paludi del bastare a noi stessi, del fregarcene altamente della sorte altrui. Abbiamo fatto dell’individualismo il capo saldo del nostro benessere e questo ci ha resi sempre più duri e ha indebolito moltissimo la democrazia. Dobbiamo prenderci tutti quanti la responsabilità di aver dormito, di esserci lasciare anestetizzare dal miraggio del benessere personale, pensando che la sorte dei più deboli e dei più poveri non abbia nulla a che fare con la nostra vita. Abbiamo preferito non guardare la verità e vivere dietro ad una montagna di bugie. E ora ? È giunto il momento di destarci da questo torpore e di chiedere con tutte le forze che ci si adoperi per la custodia e la promozione del bene comune. Non possiamo continuamente battere in ritirata, non possiamo accontentarci di navigare sotto costa. Un mondo migliore è possibile, una società più equa e più giusta è possibile, ma dipende dalle nostre scelte quotidiane. È necessario che accettiamo di diventare un po’ più poveri, per diventare più ricchi tutti insieme.

Le prossime elezioni sono una opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire. Sono l’occasione per assumerci la responsabilità di costruire una nuova umanità, di abbattere tutti quei muri di indifferenza e di ipocrisia che hanno lacerato la società. Avremo la possibilità di una rappresentanza politica diversa e nuova, solo se come comunità, impareremo a nutrirci di cose buone e positive. È solo attingendo a sorgenti di speranza, di giustizia e di equità che potremo gustare la bellezza della democrazia e la ricchezza di una dialettica onesta e leale che valorizza le diversità e sa accettare anche le sconfitte.

Il 4 marzo può essere una data che affossa la democrazia, ma può essere anche il riscatto di ogni singola persona. Può essere l’occasione per innescare una pacifica rivoluzione della giustizia dove, piano piano, venga spazzato via ogni frammento di corruzione e di iniquità. Un tempo nuovo inizia dal nostro coraggio di mettere in discussione le nostre vecchie posizioni, per aprirci all’inedito e al bello di una umanità rinnovata che arde vivo nelle braci della storia e della verità dell’uomo.


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