Il dono della libertà - CARITAS TARVISINA

Il dono della libertà

“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi”. In questi giorni queste parole di Gesù mi tornano spesso in mente dinanzi all’aria che stiamo respirando nel nostro paese e in Europa. Sono parole di conforto e consolazione che, però, dicono anche come il cammino verso la verità, la libertà, la comunione si sempre irto di tante difficoltà. Non pensavo che fosse così difficile costruire la pace, alimentare la giustizia, rispettare la dignità dell’essere umano. Non credevo che fosse così ardua la via della promozione umana, della tutela dei diritti, della fraternità. Sono amareggiato !!! Non perdo, comunque, la fiducia e la voglia di lottare. Nessuno potrà mai strapparmi dal cuore quell’insaziabile desiderio di lavorare per un mondo migliore, per un mondo giusto.

Accanto alle parole di Gesù che rischiarano la via, mi sono venute alla memoria quelle di mio nonno che durante la seconda guerra mondiale ha passato più di venti mesi nei campi di prigionia dei nazisti. Mi parlava di quella pagina buia, mettendo in risalto la luce di vita e speranza che ne è scaturita dopo. L’amore per la patria, il rispetto per l’uomo, il valore del sacrificio hanno ricompensato le tante fatiche e sofferenze del nonno. Mi pare sia giusto avere questa memoria. Provo sdegno quando questi valori sacri vengono strumentalizzati a livello politico e vengono usati per alzare muri. È giunto il momento di difendere la nostra dignità, di far sentire la nostra voce. Non possiamo lasciare che la nostra memoria di popolo dedito al sacrificio, desideroso di libertà, pace e giustizia per tutti, venga lasciata silente, ingabbiata da logiche antidemocratiche e per nulla rispettose della dignità e della libertà dell’uomo. Nessuno può sradicare le nostre radici, che mai hanno annoverato slogan come “prima gli italiani”, ma solo prima l’uomo, ogni uomo.

Da sempre, in ogni epoca, l’uomo si è trovato dinanzi a situazioni difficili e complicate da sbrogliare. Quelle di oggi non sono peggiori, ma diverse rispetto a quelli di altri tempi. Non si tratta di essere superficiali, come purtroppo lo sono molti uomini politici che usano le difficoltà delle persone come combustibile per la propria continua campagna elettorale. Si tratta di capire in profondità, di cogliere che i problemi che piegano la schiena e l’animo di molti uomini, sono frutto di logiche di potere che generano ingiustizia, che generano schiavitù. Non si tratta di dividere il mondo tra buoni e cattivi, ma di avere il coraggio di cambiare sul serio le regole di questo sporco gioco, che fa sì che, ancor oggi, la nostra ricchezza si fonda sulla schiavitù dei più poveri. Quando si parla di invasione, di chiudere i porti, di minaccia alla sicurezza, ci si sente interpellati e liberi di agitare il vento dell’odio e della discriminazione. Quando si ricorda, ad esempio, che nessuna delle materie prime prodotte in Africa viene lavorata nel continente, che si continuano dall’esterno ad alimentare sfruttamento e guerra, non è affare nostro, sono discorsi che non ci riguardano. Forse è il momento di chiamare con più forza le cose per nome. Chi scappa oggi, non lo fa solo dalla miseria o dalla guerra, ma lo fa dalla schiavitù. Purtroppo lo fa nella disperazione e cade in mano ad altri padroni più spietati e violenti. Chi scappa dalla schiavitù, vuole libertà e questo significa riequilibrare in modo equo e giusto le risorse mondiali. I nostri governi su questo non ci sentono, non vogliono perdere i privilegi. Ci raccontano tante storielle per farci sentire una attenzione prioritaria, ma mettono mano ai dettagli, non alla sostanza. Non si può continuare a dire che non viene detta tutta la verità, ma è necessario affermare che si sta riempiendo lo scenario del dibattito pubblico di un sacco di bugie. Qualcuno è bene che si ricordi che le bugie hanno le gambe corte.

Un ultima cosa. In democrazia ognuno ha la libertà di esprimere la sua idea nel rispetto di quelle altrui. Resto sconcertato, come dinanzi a forme di dissenso su certe scelte, chi è al governo si permette di schernire e irridere chi la pensa diversamente. Dinanzi a uomini profetici come don Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli, che “odorano dell’odore del gregge” non sono accettabili parole che banalizzano e buttano tutto in caciara. È offensivo dinanzi alla proposta di indossare una maglia rossa per sottolineare l’emorragia di umanità, che qualcuno risponda “di rosso ho solo il vino”; è offensivo che, dinanzi alla proposta cristiana del digiuno contro le ingiustizie e gli sfruttamenti, di padre Alex Zanotelli, sempre quel qualcuno risponda che ”si mangerà un panino con la mortadella”.

Prima di tanti bei discorsi, di azioni ad effetto, è necessario che ritroviamo insieme gli elementi fondamentali che rendono possibile vivere come famiglia umana. A queste logiche superficiali ed inquinate dall’individualismo impariamo a dire di no. Impariamo a dire di no a qualsiasi forma di schiavitù, soprattutto a quella del cuore e della coscienza. Nutriamoci del desiderio di vivere liberi e di morire liberi. Per cui ai salvatori della patria, ai profeti del vero cambiamento dico semplicemente “no, grazie; prima la libertà”.


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