L’arcipelago delle Filippine è composto da più di 7.000 isole, situato nell’Oceano Pacifico nel Sud-est asiatico e conta una popolazione di oltre 97 milioni di persone, inserendosi al 12° posto nella lista dei Paesi più popolosi al mondo. Unico Paese dell’estremo oriente a maggioranza cattolica, con una percentuale vicina all’83% dei suoi abitanti, ospita varie etnie e culture che convivono sul territorio, considerato come una nazione di recente industrializzazione. Se fin dalla sua indipendenza, nel 1946, l’economia delle Filippine è stata in continua crescita, a tutt’oggi il 75% della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà, costretta a vivere in baraccopoli di periferia ammassate su vere e proprie discariche a cielo aperto, o sperduta in villaggi in mezzo alla giungla. È la conseguenza di anni di dominazione spagnola prima, e colonizzazione americana poi e di uno storico più recente, tormentato da vent’anni di violenta dittatura di Marcos e da corruzioni.
Tali difficoltà di natura sociale si inseriscono in un preoccupante contesto di crisi interna: da oltre 35 anni il conflitto combattuto dal Npa, braccio armato del partito comunista delle Filippine, ha provocato 40 mila vittime Filippine il maggiore gruppo insurrezionalista filippino, il Milf, Fronte di liberazione islamico Moro, lotta da quasi 30 anni per costituire uno Stato islamico indipendente nell’isola di Mindanao.
La posizione geografica aggrava ancor di più la situazione generale: nel 2000, un centro di ricerca di Bruxelles, ha dichiarato le Filippine come il Paese maggiormente incline ai disastri al mondo, fra tifoni, terremoti, eruzioni vulcaniche e inondazioni a causa della loro posizione particolarmente vulnerabile. L’arcipelago, infatti, è il primo bastione di terraferma che i tifoni formatisi nell’Oceano Pacifico incontrano nel loro percorso.
Nel 2011 fu il tifone Washi a causare oltre 1.200 morti e 300 mila sfollati; nel 2012 il tifone Bopha causò duemila tra morti e dispersi. Ma la tragedia più grande colpì le Filippine alla fine del 2013. Dapprima, il 15 ottobre, con un terremoto che raggiunse i 7.2 gradi della scala Richter dove trovarono la morte quasi 200 persone e 73.000 furono gli edifici danneggiati, motivo per cui il governo filippino fu costretto a dichiarare lo stato di calamità nazionale. Successivamente, l’8 Novembre, il supertifone Haiyan, al massimo della scala (categoria 5 sulla scala Saffir Simpson) ha imperversato per ore sull’arcipelago delle Filippine distruggendo, con raffiche di vento superiori a 300 km/h, tutto ciò che incontrava e radendo al suolo in pochi secondi la città di Tacloban, con oltre 200.000 abitanti.
Secondo l’ultimo rapporto Nassa, diffuso a fine dicembre 2013, i morti sono 5.632, oltre 26mila i feriti e 1.759 i dispersi. I numeri sono però indicativi, perché il dato reale delle vittime potrebbe essere di molto superiore. Gli sfollati sono stati stimati a circa 3,8 milioni, appartenenti a più di 851mila famiglie per un totale di 11 milioni gli abitanti che hanno subito danni o perdite a vario titolo, divisi in 574 fra municipalità e città diverse.