Carità e Profezia: Essere Chiesa in uscita - CARITAS TARVISINA

Carità e Profezia: Essere Chiesa in uscita

INTERVENTO

A cura di
Erika della Bella,
Cecilia Gastaldon,
Paola Favretto

PREMESSA

Papa Francesco ci ricorda che «l’umanità del cristiano è sempre in uscita. Non è narcisistica, autoreferenziale». L’umanità, infatti, si esercita sempre attraverso l’incontro e la relazione con l’altro, chiunque esso sia.
Quindi l’umanità prima di tutto. Il cristiano è soprattutto uomo-umano, e dovrebbe imparare ad “esercitare” questa sua umanità proprio in virtù del fatto che è cristiano.
Noi siamo chiamati a credere in questo, proprio ad imitazione del nostro maestro Gesù, che è stato il primo vero testimone di autentica umanizzazione. Ma “l’umanità in uscita” non è una realtà senza tempo e senza luogo, essa è visibile, concreta e reale e la si può vivere solo stando nelle comunità, vivendo il vissuto di chi le abita.
L’incontro con gli altri deve essere profondo e deve accadere di volta in volta, di volto in volto, non si può pensare ad una Chiesa in uscita che si rassicura dentro a progetti e tempi prestabiliti, in vista di risultati certi e stabiliti a priori. L’incontro tra umanità non segue le regole “da ragionieri” che troppo spesso usiamo in tutto ciò che facciamo.
Il Vangelo e lo Spirito Santo come sempre ci guidano in questo cammino di uscita e ci offrono gratuitamente e in piena libertà le “linee pratiche” del nostro agire, che prima di tutto dovrebbe essere testimonianza. Testimonianza a partire dall’esperienza personale di incontro con l’amore di Dio che ognuno di noi riceve in dono in quanto battezzato.
«Quando invece ci tratteniamo dal dare, quando al primo posto ci sono i nostri interessi da difendere, non imitiamo il come di Dio, non siamo una Chiesa libera e liberante. Gesù ci chiede di rimanere in Lui, non nelle nostre idee; di uscire dalla pretesa di controllare e gestire; ci chiede di fidarci dell’altro e di donarci all’altro». (Avvenire don Duilio Albarello 13.11.2015)
Iniziamo la nostra riflessione sulla Chiesa invitata ad uscire con umanità tra gli uomini, a partire dalla Parola, che sempre illumina e che chiede di concretizzarsi nelle nostre azioni. Spesso cadiamo nella tentazione di scollegare “teoria e pratica” evangelica, come se la Parola, pur credendoci profondamente e con convinzione, fosse un’altra cosa rispetto alla concretezza della nostra vita, dei nostri incontri, delle nostre azioni quotidiane. È come se leggendo il Vangelo pensassimo che è, sì, vero, bello, giusto, ma lontano dalla vita, come se una volta letto e pregato, poi rimanesse lì, come sospeso perché altro dal nostro quotidiano. Spesso è la nostra “intelligenza tecnica” che ci blocca dal vivere il Vangelo così com’è, è la nostra umanità fragile che cerca mille giustificazioni a ciò che la Parola ci detta. Dovremmo tornare bambini anche nella lettura della Parola, senza schemi, senza troppe spiegazioni, così da viverla per ciò che è.

Oratorio della parrocchia di Tutti i Santi
Via Pantiera, 2 – Roncade
ore 20:30 – 22:30



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