Liberati dalle paure per amare in libertà - CARITAS TARVISINA

Liberati dalle paure per amare in libertà

“Le onde del mare sono impetuose, la paura e lo sconforto sono grandi, ma Dio non ci abbandona mai. Questa è la certezza che sempre siamo chiamati a tenere viva

 

Questo cambiamento d’epoca sta seminando ad ampie mani grandi segni di paura e disorientamento. Guardando alle violenze, alle guerre, alle catastrofi che stanno segnando questi nostri giorni vorremmo ribaltare la domanda che Dio ha fatto nell’Eden al primo uomo: Dove sei? Dove sei Dio della vita? Non riusciamo a vedere il tuo volto, non riusciamo a percepire il tocco della tua mano… ci sentiamo soli e abbandonati.

Anche noi come i discepoli, colpiti dalla tempesta, mentre imbarchiamo acqua da tutte le parti, ci sentiamo perduti. I nostri sogni sembrano infrangersi contro gli scogli di una realtà spietata, tutto sembra naufragare nel mare della delusione. E abbiamo la sensazione che questo accada nella più totale indifferenza di Dio. Dinanzi alla sofferenza e all’iniquità non abbiamo strumenti efficaci, dinanzi ai volti scavati dal dolore e dall’angoscia non abbiamo parole, restiamo paralizzati nella nostra impotenza. Gridiamo a Dio tutta la nostra paura, tutta la nostra fragilità. La morte ci fa paura e soprattutto ci terrorizza quel silenzio assordante che la accompagna. Questa è l’umanità che incrociamo sulle strade della vita, questa è la nostra fragile condizione di persone che non hanno né oro né argento da offrire, ma solo l’infinito amore misericordioso di Dio. L’epoca che stiamo vivendo è intrisa di molti segnali di morte. Sono tante le ferite mortali che ci tolgono il fiato. La vita dell’uomo è calpestata, l’oblio della coscienza e dell’etica porta l’umanità a vivere l’orrore di pagine inimmaginabili, lo scempio del creato ci fa sentire ogni giorno il grido straziante di madre terra. Stiamo devastando la nostra casa comune perché non riusciamo più a vedere ad un millimetro dal nostro naso. Le onde del mare sono impetuose, la paura e lo sconforto sono grandi, ma Dio non ci abbandona mai. Questa è la certezza che sempre siamo chiamati a tenere viva.

Nel mare della vita come società civile e come Chiesa sperimentiamo la nostra piccolezza e inadeguatezza, ma non dobbiamo dimenticarci che è quando siamo deboli che scopriamo la nostra forza. Noi siamo come dei fragili vasi ci creta che contengono il tesoro prezioso dell’amore di Cristo. Gesù è il buon pastore e a Lui interessa della nostra vicenda personale e di comunità. A Lui interessa, e come, della nostra navigazione, della rotta che abbiamo intrapreso. Dio si appassiona alla nostra vicenda, ci tende la mano e non ci abbandona. Questo Dio che si impasta con la nostra storia è l’unica e vera forza d’amore che ha già vinto ogni male, ogni sofferenza, ogni morte… anche questa terribile pandemia di questi mesi.

Gesù ci suggerisce ancora una volta “venite a me voi tutti affaticati ed oppressi ed io sarò il vostro ristoro”. Questa epoca allora non ci chiede solo di affinare degli strumenti, di promuovere delle raffinate strategie pastorali e sociali, di sviluppare fantasiose forme di coinvolgimento delle persone, quanto di affidarci sul serio al Dio della Vita e di tradurre nel concreto della storia il Vangelo della Carità. Siamo chiamati a ripensare alla vita, alla pastorale e all’opera della chiesa come ad una vera a propria azione di Dio attraverso di noi. Non possiamo continuare a progettare e ad agire dimenticandoci che Colui che dà direzione alla nostra barca è il Signore. Tante volte i nostri progetti risentono di una fede intiepidita dal vortice delle cose da fare ed intorpidita dai nostri ambigui equilibrismi con le logiche del mondo. Gesù che si desta mentre il mare è in tempesta ci invita a ritrovare la via della radicalità evangelica e di una azione caritativa che in quanto tale è annuncio, è Vangelo vivo e vero. Questo tempo può essere veramente una opportunità preziosa per ritrovare la giusta direzione nel pellegrinaggio della nostra vita personale e di comunità.

È fondamentale che in questo percorso sappiamo mettere a disposizione le nostre competenze, i nostri talenti al servizio del Vangelo e non viceversa. La competenza non può avere la pretesa di sostituire il Vangelo. Anche attorno alla chiesa continuano sempre ad agitarsi molte onde. A volte la paura ha il sopravvento, ci sembra di non essere in grado, di non farcela. Dinanzi alle nuove sfide la tentazione più forte è quella di accontentarsi di rotte mediocri sotto costa o di ritornare in porto rinunciando a provarci. Il Signore ci invita, ancora una volta, a prendere il largo, a rischiare anche se abbiamo paura e se abbiamo poca fede. Ci chiede di dare credito alle sue promesse, alla sua parola. Ci invita a non temere e ci ricorda con grande forza che la paura ostacola il cammino verso la libertà e la verità. Dinanzi alle nuove rotte che il Signore ci inviterà ad intraprendere credo sia fondamentale che impariamo prima di tutto a riconoscere le nostre paure ed affidarle a Lui. Si tratta di lasciare dei vecchi percorsi che ci hanno reso sterili, per ritrovare la fecondità di quell’amore crocifisso capace di far fiorire i deserti, di scrivere diritto sulle righe storte, di solcare oceani di infinito e di immenso. Ogni giorno, ogni frammento di vita è un invito a salpare verso la libertà dell’Amore, la gioia della comunione e la bellezza della fraternità.

8 giugno 2021


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