IO NON CI STO - CARITAS TARVISINA

IO NON CI STO

donNel mio cammino esistenziale ho sempre creduto, e spero di poter continuare a farlo, che la vita è un dono meraviglioso e che veramente la bellezza della luce vince sul terrore delle tenebre. Per grazia di Dio mi sento abitato da una grande speranza e guardo al domani con un profondo ottimismo che non vuole essere una superficiale fuga in avanti. Oggi stiamo vivendo, come umanità, un passaggio molto faticoso che chiede di essere affrontato con coraggio e determinazione. La crisi economica, che ha messo in ginocchio molte persone, indubbiamente è solo una parte di una crisi più profonda che riguarda il senso della vita e della libertà. In definitiva è una crisi dell’uomo.

Dentro questo scenario è veramente ammirevole l’impegno di chi nel silenzio e nella quotidianità si adopera per ritrovare le corde fondamentali della vita dell’uomo. È veramente commovente da una parte toccare con mano quella solidarietà spicciola, ma vera che si respira tra le gente semplice ed umile; dall’altra rimanere in ascolto dei continui appelli di Papa Francesco che ci invita continuamente a saper onorare la vita, a ritenere che ogni esistenza, per quanto ferita o abbruttita dal male, è sempre sacra.

Sono segni di grande speranza che ci invitano a credere che un mondo migliore è possibile, ma che questo dipende dalla responsabilità di ciascuno e dalla capacità di custodire il bene comune, di promuovere percorsi di equità e giustizia, contro la logica dell’interesse personale. Siamo chiamati veramente tutti a fare cinque passi indietro, per farne uno tutto insieme, per affermare nella concretezza delle scelte che siamo un’unica famiglia umana.

D’altra parte, però, c’è chi continua a forzare le situazioni di fragilità e debolezza per un proprio tornaconto personale. C’è chi continua a calpestare la vita e tutto questo purtroppo avviene nella più totale indifferenza e nella mancanza di un pensiero critico. Sempre più si alimentano polemiche per tirare acqua al proprio mulino, per ricercare consensi, sovente estorti alle persone perché si parla alla loro pancia e non al loro cuore e al loro cervello, per cavalcare le lusinghe del potere e la gloria di qualche istante.

A questa logica io mi sento di dire in maniera molto forte e deciso: “Non ci sto”. Sento il bisogno di rompere con quella neutralità e quella logica del compromesso che ci ha portato, anche come chiesa, a camminare su crinali ambigui ed altamente scivolosi. Non riesco più a stare in silenzio dinanzi alle ingiustizie che continuamente vengono avvallate esclusivamente in base agli interessi personali, come non posso più tacere dinanzi alle ipocrisie che continuamente ci vengono propinate come anestetico alla nostra capacità di riflessione e alla possibilità di esprimere il proprio dissenso. “Non ci sto” non vuol dire che bisogna fare una rivoluzione, ma che, sempre nel rispetto della legalità, è necessario aprire spazi di dialogo e pensiero dove al centro ci sia l’uomo, la promozione del bene comune, la salvaguardia della giustizia …. l’affermazione di una prospettiva di vita bella e dignitosa per ogni uomo, ovunque egli viva, in qualsiasi parte del mondo.

Vorrei dire “Basta” a tutte quelle affermazioni che generano insicurezza e terrore. Certo non vanno banalizzati i problemi, ma vanno affrontati con responsabilità ed impegno.

Basta con il diabolico tentativo di voler ridurre le vicende personali di difficoltà e povertà ad un semplice e asfittico capitolo di spesa. La vita delle persone, la loro dignità non si può giocare sull’approvazione di un bilancio. Allora è necessario dare voce a chi è più debole, lottare per chi non ha più la forza di farlo. Dinanzi ai tagli prospettati dalla Regione Veneto sull’affido familiare, sull’assistenza domiciliare, sulla disabilità non possiamo semplicemente rimanere a guardare, ma siamo chiamati ad affermare in modo concreto il nostro personale “I Care”, mi interessa, è cosa che riguarda anche me, perché nella misura in cui a ciascuno sono garantiti i propri diritti, sarà in grado di adempiere ai propri doveri e da questo connubio fiorisce la pace sociale, una convivenza armoniosa e bella.

Basta con la strumentalizzazione politica in merito all’accoglienza dei profughi. Il governatore del Veneto ha affermato giustamente che bisogna aiutarli a casa loro. Ha ribadito che ci costano 42 € al giorno ( in realtà sono 34 €) e con questi soldi possono vivere un mese a casa loro. Ed è qui che cade tutto. Non possiamo pensare di aiutare gli altri a casa loro seguendo i nostri schemi di potere, garantendo la nostra ricchezza sulla povertà degli altri come, purtroppo, abbiamo fatto da secoli. Troppo semplice dire a qualcuno che continui a sopravvivere con 42 € al giorno o i 400 € di qualche pensionato, quando si ha uno stipendio mensile (senza contare altri benefit) che supera i 10.000 €. Troppo facile parlare da questa posizione di privilegio. “Aiutiamoli a casa loro” significa ridisegnare gli equilibri economici e politici su criteri di giustizia ed equità. Ciò comporta non solo una ridistribuzione delle risorse, ma la restituzione di quanto indebitamente e furbescamente ci siamo appropriati, togliendolo dalla bocca dei più poveri. Il pane strappato dalla bocca dei poveri, grida tutto il suo dolore al cuore di Dio e non può rimanere taciuto, non può essere inabissato nella nostra inquinata indifferenza.

Basta con esponenti politici che non curano la loro formazione, non approfondiscono le situazioni e agiscono in maniera superficiale intercettando i bisogni superficiali della gente. Dinanzi ad alcune affermazioni di politici, sia a livello nazionale che locale, è importante chiedersi, con mente lucida e cuore sereno, come sarebbero veramente le cose se si realizzasse quanto, con presunzione profetica e di verità assoluta, vanno proclamando e sbandierando come panacea a tutti i problemi del momento. Chiediamoci cosa vogliono dire, se declinate nel concreto, certe sparate che quotidianamente il Grillo o il Salvini o il Vendola di turno danno in pasto alla gente che è confusa e che nella sua semplicità e bontà chiede solo un po’ di pace e serenità. A questi presunti profeti la gente non chiede la luna, ma semplicemente la possibilità di una vita dignitosa … e allora perché continuano a parlare e a parlarci di cose che sono distante anni luce dalla nostra vita. Basta con queste ipocrisie ed è bene che tutti riprendano contatto con la realtà per essere capaci di avviare un serio e profondo rinnovamento fondato sulla giustizia e sulla verità.

Basta con le provocazioni gratuite alimentano solo odio e violenza. Basta con il subdolo tentativo di continuare a metterci gli uni contro gli altri, per affermare il proprio potere. Basta con la libertà di parola che diventa offesa, attacco gratuito all’identità dell’altro. Basta con la logica della violenza e del sopruso per rivendicare la propria identità fragile e bisognosa di riconoscimento. Basta con la logica degli interessi che giustifica tutto, quando riguarda casa nostra e diventa accusa su tutto quando riguarda casa degli altri. Basta con la strumentalizzazione della verità.

Credo che sia fondamentale passare dal “Io me ne frego” all’ “I Care”, al mi interessa, solo così saremo in grado di ridisegnare le linee della nostra umana convivenza. Un primo passo importante però è affermare che non ci stiamo più, anche se questo ci chiede un prezzo da pagare, a sopportare le logiche corrotte che generano sofferenza, dolore, morte in ogni angolo della terra. Io sono per la Vita, non per la morte, perciò dinanzi a tutte quello che odora di corruzione, ambiguità, violenza, compromesso: IO NON CI STO.


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