In questo ultimo periodo mi sono ritrovato più volte ad avere il cuore oppresso da mille pensieri e preoccupazioni. Il vento della sfiducia e del pessimismo ha toccato anche la mia esistenza. Come Abramo ho fatto esperienza di rinchiudermi nella tenda dei miei pensieri, dei miei calcoli e delle mie piccole vedute. Inevitabilmente l’orizzonte si è chiuso e lo sconforto è cresciuto. Però il Signore mi ha invitato ad uscire da questo precario rifugio, per inabissarmi nelle sue promesse e toccare con mano le stelle del cielo. Mi ha ridonato la speranza e la forza di credere in un mondo migliore e di assumermi le mie responsabilità. Ho compreso che dinanzi alle fatiche e alle sofferenze, che segnano ogni epoca storica, non bisogna mai cadere nella rassegnazione, ma mettersi in gioco donando né tanto né poco, ma tutto quello che si ha nel cuore, senza paura e senza risparmio alcuno.
Desidero con coraggio e fermezza rivolgermi a quanti vivono una responsabilità istituzionale nei confronti di tante persone. Spero di raggiungere quanti hanno potere con queste semplici parole che nascono da un contatto quotidiano con le fatiche e le difficoltà che segnano in modo pesante la vita di molte persone che vivono nel territorio dove abito.
Da una parte non mi sembra corretto, dinanzi allo scenario economico e sociale che si è delineato in questi ultimi anni, che si scarichi tutta la responsabilità sulla politica e sulla cattiva amministrazione pubblica, che tuttavia ha certamente delle colpe. Ritengo in questo momento sia necessario attivare insieme tutte le risorse perché da cittadini e da uomini di responsabilità politica e sociale sappiamo veramente promuovere il bene comune e servire la cosa pubblica. Questa terra, casa comune di tutti gli uomini, va custodita con amore. È importante che chi è impegnato attivamente nella politica sappia tessere trame di dialogo e di fiducia per il domani. Sappia tracciare sentieri di giustizia ed equità, per debellare il cancro della corruzione. È una lotta continua contro coloro che continuano a seminare sfiducia e a generare nel concreto della vita quotidiana una guerra tra poveri.
Nella “nostra” ridente Treviso, ogni giorno incontro persone che agli occhi del potere sono invisibili, ma che masticano l’amaro della sofferenza e della disperazione. Nella mia povertà desidero che il loro grido arrivo all’orecchio, ma soprattutto al cuore dei “potenti”, perché ritengo che la dignità di ogni persona vada sempre rispettata e onorata.
Politicamente penso non si possa ignorare la difficoltà di tante famiglie, il numero crescente delle persone che perdono lavoro e casa, l’aumento della marginalità, l’aumento di persone che vengono dimesse dall’ospedale in condizioni ancora precarie, i migranti forzati che vengono trattati come pacchi postali e molto altro su cui credo sia necessario un confronto serio e capace di una progettazione. Dinanzi a tutte queste importanti questioni credo non siano fecondi né proclami alla pancia della gente, né affrontare la realtà con gli occhi di pinocchio, mascherando la verità delle cose. È importante e fondamentale tenere presente quanto ci dice l’esortazione apostolica Christifideles Laici al n. 42 “La carità che ama e serve la persona non può mai essere disgiunta dalla giustizia: e l’una e l’altra, ciascuna a modo suo, esigono il pieno riconoscimento effettivo dei diritti della persona, alla quale è ordinata la società con tutte le sue strutture ed istituzioni”.
Mi permetto di chiedere agli uomini di potere di accordare alla gente di buona volontà la possibilità di un confronto serio e pacato su questi argomenti, fuori dal circo mediatico, ma nell’intento di cercare insieme il bene di questa terra, che è dono di e per tutti. Vivere con responsabilità la propria vita e il proprio mandato è già fare il bene.
