Parlare di bontà oggi - CARITAS TARVISINA

Parlare di bontà oggi

“Come contrastare la cattiveria? Facendo il percorso contrario a quello descritto. Anzitutto favorendo atteggiamenti che siano l’anticamera dell’amore: trattare le persone da persone, vivere il rispetto reciproco, ascoltarsi, essere attenti a chi è più debole, ecc.

Oggi si può ancora parlare di bontà? O le polemiche sul “buonismo”, magari attribuito alla Chiesa e a qualche “anima pia” della Caritas o delle ONG, impediscono di parlare di bontà? Parlo allora di cattiveria. Anche Gesù fin dall’inizio della sua vicenda terrena ha fatto esperienza della cattiveria: visto che «per loro non c’era posto nell’alloggio» (Luca 2,7) e che poi avrebbero dovuto sfuggire da Erode (ma i bambini di Betlemme non scamparono dalla crudeltà del re sanguinario…): «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo» (Matteo 2,13).

Nel dizionario è interessante il collegamento tra cattiveria e “bizza, capriccio, dispetto”. Coglie, a mio parere, il senso profondo della cattiveria che è la gratuità del male. Fare male per fare male, senza o quasi altri scopi. Far star male gli altri solo per farli star male, per capriccio, per dispetto.

Si capisce la cattiveria come gratuità se si comprende la gratuità del suo contrario, che non è la bontà, ma l’amore. L’amore vero è gratuito, disinteressato, potremmo dire inutile, nel senso di non strumentale a niente. Voglio il tuo bene perché ti amo e ti amo perché ti amo. Non per nulla i segni dell’amore hanno dentro di sé la gratuità, il non servire ad altro che a dire l’amore. Un fiore dato all’amata, alla fidanzata, alla mamma, a una persona ammalata, ecc. dice solo “ti amo”. Non lo si mangia in insalata, non lo si rivende, non lo si conserva. Un altro simbolo molto forte è il profumo, che si disperde nell’aria ed esprime così la gratuità dell’amore. Gesù lo sa bene e difende la donna che ha sparso del profumo sui suoi piedi.

Oggi siamo cattivi, nel senso della cattiveria pura, gratuita? Lo siamo più del passato? È difficile rispondere in modo preciso. Ci sono alcuni segnali che vanno in quella direzione. Ma prima di essi ci sono degli atteggiamenti che sono l’anticamera della cattiveria: l’egoismo, l’individualismo, la chiusura, il non rispetto delle persone. Un atteggiamento particolarmente pericoloso, che mette sulla china scivolosa che porta alla cattiveria gratuita, è quello di relazionarsi agli altri non considerandoli persone (con pregi e difetti come tutti), ma per categorie, giudicate “a prescindere” come negative.

Dicevo di alcuni segnali di cattiveria gratuita. Ne ricordo due. Il primo sono le reazioni contro qualcuno a livello di comunicazione, di opinione pubblica in particolare sui social, strumenti purtroppo favorevoli a diffondere volgarità, odio, disprezzo… appunto cattiveria. L’altro segnale è meno evidente, ma altrettanto pericoloso. Si tratta di provvedimenti legislativi e amministrativi che cominciano a essere assunti in questi tempi, dove l’impressione è che la vera direzione pare essere non quella di regolamentare fenomeni o di risparmiare risorse, quanto piuttosto di creare disagio alle persone. La cattiveria oltre a essere gratuita è cieca, non sa vedere al di là dell’immediato, non vede neppure qual è l’interesse di chi la pone, finisce per ritorcersi contro il soggetto che la sceglie.

Come contrastare la cattiveria? Facendo il percorso contrario a quello descritto. Anzitutto favorendo atteggiamenti che siano l’anticamera dell’amore: trattare le persone da persone, vivere il rispetto reciproco, ascoltarsi, essere attenti a chi è più debole, ecc. E poi cercando di porre gesti di amore per gli altri, di gratuità, motivati solo dal farli star bene. Per fortuna qui gli esempi da portare sono tantissimi: persone impegnate nel volontariato, persone che vanno a visitare sistematicamente i malati e gli anziani, persone che aiutano i poveri, persone che garantiscono ogni giorno ore di doposcuola, ecc. Sono importanti questi segni e tanti altri, spesso sconosciuti ma non meno veri. Segni che possono attivare un “contagio” nell’amore. Perché la cattiveria è contagiosa, si diffonde facilmente (e per questo occorre contrastarla fin dall’inizio), ma anche l’amore ha una forza umile ma vera di esemplarità.

Siamo chiamati a essere figli di Dio, siamo stati creati a immagine e somiglianza del Dio Amore, tutti siamo degni di rispetto, tutti siamo responsabili della nostra vita e di quella degli altri. Parlare di bontà è possibile oggi e più che con le parole siamo chiamati a farlo on le scelte, con la vita di ogni giorno.

 

Don Davide Schiavon

21 giugno 2022


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