Siccità, rischio sempre più globale    - CARITAS TARVISINA

Siccità, rischio sempre più globale   

 carestiaLa severa siccità che dall’inizio del 2015 ha colpito il Centro America, i Caraibi, e il Corno d’Africa continua ad aggravarsi, colpendo anche l’Africa Meridionale, la Mongolia, il Sud Est Asiatico, l’Indonesia, Papua Nuova Guinea. Secondo la FAO, nel 2016 saranno circa 60 milioni le persone che ne subiranno le conseguenze soffrendo fame e povertà, perdendo i raccolti ed i pascoli.
Questa tragedia è stata innescata dal fenomeno atmosferico chiamato “El Niño”, un fenomeno climatico periodico, che si verifica in media ogni 5 anni, causato da una variazione delle correnti oceaniche, che provocano gravi siccità e improvvise inondazioni in tutto il mondo.  Nel 2015, nell’area del Corno d’Africa sino al Sudan, la prima e la seconda stagione delle piogge, rispettivamente da febbraio a maggio e durante i mesi estivi, hanno registrato precipitazioni ben al di sotto la media, insufficienti a rifornire i punti d’acqua e a rigenerare i pascoli.

Da ottobre 2015 a settembre 2016, le previsioni prevedono che le persone bisognose di assistenza umanitaria, specialmente alimentare, aumenteranno del 30% rispetto all’anno passato. Secondo la FAO, in quest’area sono 15 milioni le persone che necessitano di assistenza alimentare, soprattutto bambini sotto i 5 anni e in metà dei paesi colpiti, l’impatto di El Niño sul clima è la principale causa di severa insicurezza alimentare.

Tra i paesi più toccati troviamo l’Etiopia dove, in alcune aree, si registra l’esaurimento quasi totale delle fonti d’acqua, aridità dei pascoli, forti perdite di capi di bestiame. Le previsioni per i prossimi mesi sono allarmanti, oltre 10 milioni di persone continueranno ad avere necessità di assistenza alimentare per tutto il 2016. Alcune zone pastorali nel nord del paese sono passate dallo status di crisi allo stato di emergenza, cosa che si prevede succeda anche in alcune zone del bassopiano entro i primi 4 mesi del 2016. Il picco della crisi sarà raggiunto tra i mesi di luglio e agosto 2016, solitamente periodo di magra, quando i raccolti delle stagioni precedenti sono pressoché esauriti, ma i raccolti delle stagioni successive non sono ancora disponibili. A causa della scarsità, o addirittura nullità, dei raccolti precedenti, il periodo di magra potrebbe iniziare prima del solito. Come già accaduto in passato, la crisi è causata anche dall’aumento dei prezzi del cibo che, anche laddove disponibile, è inaccessibile per un’ampia fascia della popolazione con redditi insufficienti. Oltre all’area del Corno d’Africa e dell’Africa orientale, sono investiti dalla crisi, con una riduzione consistente dei raccolti, anche Zimbabwe dove circa 2.8 milioni di persone sono in stato di bisogno (fonti governative), Malawi, Lesotho, Zambia, Swaziland, Sud Africa, Mozambico, Madagascar. Inoltre, l’instabilità politica e i conflitti che attraversano diversi dei paesi colpiti (Sudan, Yemen, Somalia) ha aggravato notevolmente le già precarie condizioni di indigenza cronica di una fetta ampia della popolazione provocando una catastrofe umanitaria. Anche in questo caso, non sono tanto i fenomeni meteorologici in sé che provocano la crisi, quanto lepregresse condizioni di vulnerabilità della popolazione a causa anche di politiche di sviluppo spesso non a favore dei piccoli produttori, i più colpiti dalla siccità, da cui però dipende la gran parte della produzione di cibo in molti di questi paesi. Per questa ragione, oltre agli aiuti per l’assistenza immediata, che tuttavia sono ancora insufficienti, è fondamentale che i governi ed i donatori internazionali puntino sulla prevenzione investendo in piani di sviluppo nel medio e lungo termine che rafforzino la capacità delle comunità più vulnerabili a fronteggiare le crisi ambientali come quella in atto e al contrasto ai cambiamenti climatici.

La Caritas dell’Etiopia e quelle degli altri paesi colpiti hanno fin dai primi momenti attivato la propria rete sul territorio, monitorando da mesi la situazione e predisponendo piani per rispondere all’emergenza con interventi di prevenzione e di assistenza alla popolazione. I Vescovi dell’Etiopia, riunitisi il 22 dicembre 2015 ad Addis Abeba hanno lanciato un appello alla solidarietà internazionale e di denuncia dei cambiamenti climatici e delle loro cause, sottolineando come essi provocano un’ ulteriore pressione sui flussi migratori. Molteplici le azioni in atto e in via di implementazione, non solo di assistenza ma anche di rafforzamento della capacità di adattamento delle famiglie colpite. I principali interventi sono: fornitura di cibo altamente nutritivo a persone affette da malnutrizione, in particolare bambini, donne incinte e madri che allattano; fornitura di sementi resistenti alla siccità, interventi per accesso all’acqua potabile e il miglioramento dell’igiene, sostegno all’allevamento (fornitura di animali e di foraggio), sostegno al reddito familiare con interventi per favorire l’accesso al lavoro. In Etiopia la Caritas sta assistendo circa 20.000 famiglie, e nello specifico circa 6.500 bambini malnutriti sotto i cinque anni e 1.250 donne in gravidanza o allattamento.

Caritas Italiana è impegnata da anni nell’area con la presenza di operatori e un vasto programma di interventi in seguito alla crisi alimentare del 2011 e alla conseguente colletta nazionale che ha consentito la realizzazione di progetti per oltre 9 milioni di euro in favore di centinaia di migliaia di persone. Per questa nuova crisi sta appoggiando i piani in Etiopia, Sudan, Somalia ed altri paesi dell’Africa a ed è contatto con Caritas Zimbabwe e Madagascar per possibili interventi in risposta all’emergenza.

 

 

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