Testimone di fraternità e solidarietà - CARITAS TARVISINA

Testimone di fraternità e solidarietà

 “…ciò che alla fine resta e vince sopra tutto è l’amore di Gesù Crocifisso Risorto. Ce lo ricordano le lacrime di molti poveri che don Roberto ha sempre accolto con il sorriso e con il cuore. E questo pianto di molti è più luminoso e forte, del gesto efferato, compiuto da un solo uomo accecato dalla rabbia e dall’oscurità.”

Molte volte i mezzi di comunicazione parlano dei sacerdoti in riferimento a scandali e a dolorose vicende di cui alcuni si sono resi protagonisti. Credo sia giusto informare correttamente anche quando il male ha inquinato il cuore di un prete e lo ha reso responsabile di gravi errori ferendo anche altre persone. È però necessario avere anche uno sguardo più ampio, per non essere travolti da quel fiume in piena che ha sempre un motivo per attaccare la chiesa o per strumentalizzarla, perché è vero che fa più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce.

Dobbiamo guardare ai germogli di speranza, fatti di uomini e donne, consacrati e laici che ogni giorno si adoperano per costruire fraternità, per seminare la pace, per edificare un mondo migliore. Non vanno misconosciuti gli errori e la relativa responsabilità di alcuni uomini, preti compresi, ma è necessario non fare di tutta l’erba un fascio, è fondamentale in questo tempo cambiare radicalmente prospettiva.

In questi giorni abbiamo avuto la testimonianza di don Roberto Malgesini della diocesi di Como: un uomo, un cristiano, un prete che ha scelto di stare con Gesù e di conseguenza di stare dalla parte degli ultimi, dalla parte dei poveri. E non può essere diversamente, perché il discepolo non è da meno del Maestro. Non aveva una parrocchia perché la sua era la strada. Quello che ha vissuto don Roberto è quello che ogni cristiano è chiamato a vivere, seppure in modalità diverse. Come diceva don Tonino Bello se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti. Don Roberto, come tanti altri preti e tanti cristiani, ha vissuto nel silenzio e nell’umiltà questo suo essere credente sine glossa e ci ricorda che questa è la strada da seguire. È una via non facile, perché come Gesù si incontrano ostacoli e difficoltà: Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi (Mt. 5, 11-12).

Mettersi in gioco e sporcarsi le mani, non esime dal pericolo, dal rischio … dal donarsi totalmente, ma ciò che alla fine resta e vince sopra tutto è l’amore di Gesù Crocifisso Risorto. Ce lo ricordano le lacrime di molti poveri che don Roberto ha sempre accolto con il sorriso e con il cuore. E questo pianto di molti è più luminoso e forte, del gesto efferato, compiuto da un solo uomo accecato dalla rabbia e dall’oscurità. Questo è l’annuncio più bello della vita di don Roberto e di tanti credenti che si sono spesi senza calcoli e tornaconti.

Queste testimonianze sono un dono per la vita di tutti, perché ci aiutano a cogliere che la fraternità è il nuovo nome della pace, della comunione. Ci invitano alla speranza, alla fiducia nella consapevolezza che l’ultima parola sulla storia è la VITA. Sono come un seme che continua a generare il miracolo dell’amore e della vita stessa. Queste vite, queste storie non possono essere rinchiuse nell’etichetta di persone di frontiera, che alla loro morte si esaltano come eroi, mentre prima si ostacolavano perché ritenute “buoniste”. Il bene fatto bene smaschera le ipocrisie e ci ricorda che nella vita c’è sempre la croce, ma soprattutto la resurrezione. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di persone vere, come don Roberto, che nel silenzio e nel nascondimento affermano che ogni vita è una terra sacra, che siamo tutti figli dell’unico Dio, che la dignità di ogni uomo va rispettata e onorata nella sua unicità.

Ringraziando don Roberto e tanti uomini e donne che con la loro vita hanno scritto nuove pagine di Vangelo, mi sembra bello ricordarlo con le parole del suo vescovo, Oscar Cantoni:

“Don Roberto è stato un Santo della porta accanto, per la semplicità e l’amorevolezza con cui è andato incontro a tutti, incontrando la stima di tanta gente anche non credente”. È stato un Santo per quello che ha voluto dare a tutti in questa città, che ha tanto bisogno di solidarietà, perché questo è il nuovo nome della pace”. Nella preghiera in Duomo per don Roberto e anche per chi l’ha ucciso, il vescovo di Como ha ricordato che È necessario far prevalere sempre il bene sul male, aiutarci sinceramente nelle difficoltà della vita e sentirci veramente tutti fratelli, perché la fratellanza è il nuovo nome della pace: o ci salviamo insieme o ci danniamo insieme. A noi questa grande responsabilità”.

Il chicco di grano caduto in terra, porterà frutto … molto frutto. Grazie don Roberto!!!


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