Nel nostro ultimo giro con mister Adnan alle famiglie giordane incontriamo Safiya, una nonnetta arzilla che vive all’ultimo piano di un caseggiato bianco. Per salire e raggiungere le sue due stanze facciamo tre rampe di scale, apriamo una porta che dà su una terrazza sul tetto e dalla terrazza entriamo su questa specie di appartamentino dove sono state ricavate due stanze, un bagno e una camera- salotto. Non esiste la cucina, ma c’è un piano per cucinare. Safiya ci aspetta sorridente seduta sul suo letto, cammina con due deambulatori, tenta di alzarsi per riceverci, la invitiamo a sedersi e ci avviciniamo noi per porgerle la mano e salutarla. Compare sulla porta la nipote di circa 12 anni, una ragazzina sveglia che aiuta la nonna a sistemarsi e ci porta l’ immancabile caffè e ci offre dei cioccolatini. Nonostante sia una stanza piccola, anche qui ci sono abbastanza divani e sedie per il nostro numeroso gruppo e ci accomodiamo in cerchio. Il signor Adnan che ci accompagna ci spiega che anche lei viene aiutata da Caritas perché ormai sola e senza pensione. In questa casa, come in tutte le case cristiane visitate, ci sono diversi santini e crocifissi appesi al muro e delle foto in bianco e nero. Ci incuriosisce una foto raffigurante una donna con una tunica ed un enorme turbante e Safiya ci racconta che la donna nella foto è sua madre con il tipico vestito che indossavano le donne cristiane degli anni 30. Da lì inizia a raccontarci come vivevano i cristiani trent’anni prima, e lei e mister Adnan si perdono nei ricordi.