“Venite e vedrete” - CARITAS TARVISINA

“Venite e vedrete”

don“Venite e vedrete” è una opportunità, un invito che la nostra Chiesa diocesana si da, aprendo le porte della Casa della Carità, per guardare con stupore e meraviglia i passi compiuti nella comunione e nella condivisione con molti fratelli in difficoltà. Vuole essere un convenire attorno all’amore di Cristo per riscoprire la bellezza del camminare insieme, la bontà che ognuno di noi porta impressa nel cuore e la verità che un mondo migliore non solo è possibile, ma sta già germogliando attraverso gesti umili e silenziosi di dono.

Questa occasione non è un evento finalizzato solo a far conoscere le attività della Caritas e della Chiesa diocesana, ma è un tempo in cui ciascuno è chiamato a mettersi in ascolto e ad aprire il proprio cuore per fare spazio agli altri. La Casa della Carità non è solamente la sede della caritas diocesana, né solo un luogo di servizi per le persone che vivono situazioni di grave marginalità. Questa casa è un segno, meglio un opera segno, che vuole ricordare che ognuno può trovare cittadinanza dove regna la carità, l’accoglienza, il rispetto della dignità di ciascuno. Sabato 7 maggio le porte della Casa della Carità sono aperte per dire che questa è la dimora di tutti, che ognuno deve sentirsi a casa sua. È un luogo concreto dove lo Spirito Santo e l’impegno di tante persone stanno avviando processi di comunione valorizzando le differenze, ma impegnandosi ad eliminare le distanze. Abitare una casa significa costruire, giorno dopo giorno, relazioni che danno vita e che rendono profondamente liberi. È assaporare la bellezza di una comunione che permette di andare oltre. Non è facile, ma è certamente possibile ed è offerta a tutti.

In questo anno della misericordia le porte aperte della Casa della Carità ci ricordano che questo luogo, dove ogni giorno approdano molte persone crocifisse dalla sofferenza e dalla povertà, è un luogo sacro perché impregnato dell’amore di Cristo. Varcare la soglia della Casa della Carità significa vivere in pienezza il giubileo di una misericordia divina che è molto concreta e che ogni giorno si sporca le mani nelle periferie esistenziali di questa umanità che soffre, spera, anela alla pace e alla giustizia. Però ci ricorda che ci sono altre “porte sante” da attraversare, veri e propri tabernacoli viventi. Sono i cuori di tanti fratelli. Soprattutto quelli dei poveri e quelli di chi nel silenzio e nella gratuità, con fedeltà instancabile, si prende cura di chi è nella prova e nelle sofferenza. Credo che sia importante che impariamo a vivere questo pellegrinaggio verso questi luoghi santi che sono le vite crocifisse e le vita donate di tanti fratelli che testimoniano l’amore infinito del Padre.

La giornata di sabato vuole essere un tempo di festa e di condivisione dove ciascuno possa sperimentare la bellezza e la gioia di sentirsi parte di una unica e grande famiglia. L’invito è quello di mettersi in ascolto di chi è ai margini per maturare atteggiamenti di solidarietà e prossimità capaci di scardinare la logica dello scarto, la logica della marginalità. Nella semplicità del raccontare e del vivere relazioni desideriamo che ciascuno veramente possa fare spazio all’altro, possa accoglierlo nella sua verità, nella sua bellezza e nella sua unicità. Ci saranno spazi di riflessione, di ascolto e di confronto sul tempo che viviamo e sulle risposte che come uomini e cristiani siamo chiamati a dare. La giornata avrà come suo apice, alla conclusione, una cena condivisa segno di comunione, di convivialità, di sicura speranza che le barriere dell’indifferenza e dell’individualismo possono essere scardinate. La Casa della Carità è un opera segno e come tale desideriamo che sia accostata e vissuta. Auguriamo che ciascuno, dopo aver vissuto il Venite e vedrete, possa tornare alla sua vita quotidiana con il desiderio di adoperarsi con tutto il cuore affinché la Casa della Carità possa al più presto “chiudere” perché ogni cuore, ogni casa è divenuta casa accogliente, rifugio per i poveri e per quanti sono nella sofferenza. Si tratta in una parola di diventare uomini e donne capaci di contagiare in modo positivo questa nostra terra con la misericordia e la passione per la vita di ogni persona. È vivere uno stile di condivisione e promuovere la logica della solidarietà e della giustizia.

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