Sia veramente un nuovo inizio - CARITAS TARVISINA

Sia veramente un nuovo inizio

Un altro anno è entrato nella storia ed uno nuovo sta muovendo i suoi primi passi incontrandosi con l’incertezza e il disorientamento che ha riempito il cuore di grande parte dell’umanità. Alla fine di ogni anno si è soliti fare un bilancio di come sono andate le cose ed in modo superficiale, archiviando l’intreccio di aspetti positivi e negativi che hanno segnato il tempo, si rischia di arenare ogni seria riflessione in uno sterile “passato anche questo, speriamo il prossimo sia migliore”. Ci lamentiamo, ma non andiamo mai alla radice delle questioni. Speriamo in qualcosa di migliore, ma non ci mettiamo in gioco. Credo sia importante che sappiamo guardare al tempo che è passato con uno sguardo di gratitudine, riscoprendo dentro le trame della vita quotidiana la logica del dono e dello stupore. Siamo invitati ad uscire dalla dinamica dello scontato e del dovuto, per assaporare ogni frammento dell’esistenza, anche i più faticosi, come unico e prezioso. Ma soprattutto siamo chiamati a fermarci in silenzio, a sostare dinanzi al miracolo straordinario della vita, dinanzi alla sacralità di ogni esistenza. Sono certo che “la bellezza salverà il mondo” e questa bellezza consiste nell’esserci e nell’esserci insieme, come unica famiglia umana. Credo, però, che alle porte di un nuovo anno sappiamo tirare fuori nuove energie per costruire un mondo migliore, per ridisegnare le linee guida del nostro vivere sociale. Non possiamo mancare nella nostra missione fondamentale che è quella di costruire comunità, riconoscendo che ogni persona è nostro fratello, e di garantire la giustizia, perché ognuno possa avere accesso ai diritti fondamentali.

L’augurio di buon anno nuovo non può e non vuole, almeno da parte mia, essere un elemento formale e di circostanza, ma desidera esprimere tutta la bellezza e la forza che l’umanità può esprimere quando il suo cuore è in sintonia con quello di Dio. La preghiera che mi sgorga dal cuore è quella di poter vedere fiorire i deserti, di assistere ad un contagio globale del sorriso, della gioia, della pace, della giustizia. Auguro a ciascuno di condividere la propria vita, i propri desideri e sogni con le persone che incontra, che gli sono donate. Auguro ad ognuno di fare fatica perché possa crescere il bene comune, perché sia salvaguardata sempre la dignità dell’altro, perché ognuno possa sperimentare la gioia di essere motivo della gioia altrui. Un anno nuovo dove le differenze sono vissute come ricchezze, dove le distanze e le barriere mentali vengono superate in nome dell’unica verità che ci vede tutti uguali per dignità ed importanza. Auguro pienezza di vita.

In questo augurio però sento anche che è necessario che sappiamo essere lievito nuovo che fa fermentare di speranza e fiducia questo nostro tempo. Non possiamo continuare a rimanere anestetizzati dalla paura di rompere falsi equilibri incrostati su anni di ambiguità, compromessi e corruzione. Si tratta di dare voce in maniera significativa a chi non la ha. È importante allora interrogarsi su che cosa significa essere oggi voce profetica dentro e fuori la chiesa. Le parole di papa Francesco ci invitano a ritornare all’essenziale, a salvaguardare la dignità di ogni persona perché è corpo di Cristo. Non basta augurare buon anno, ma è necessario fare delle scelte concrete perché lo sia. Non possiamo più lasciare che le nostre coscienze siano addomesticate dalla linea del politicamente corretto o, peggio ancora del tornaconto personale. All’interno della vita ecclesiale non si può continuare a barattare il Vangelo e Gesù Cristo, per salvaguardare alcuni privilegi che non hanno nulla a che fare con la logica di sobrietà e verità che caratterizza il volto di Dio. La Chiesa, nella sua gerarchia e anche in un certo laicato ingessato, deve smettere i sontuosi panni del potere per indossare il grembiule del servizio. E questo lo deve fare senza cercare il consenso ed i riflettori, ma con molta umiltà ed in una continua ricerca della verità. La predicazione più efficace è il buon esempio, per cui è del tutto inefficace e sterile criticare la chiesa, se per primi dal di dentro non ci si mette in discussione e non ci si sporca le mani per un reale cambiamento delle cose, per un anno veramente nuovo. E per quanto riguarda il vivere sociale non possiamo più restare in silenzio dinanzi alle ferite mortali che le logiche di potere, ingiuste ed inique, stanno lasciando nel cuore degli uomini. Tanto dolore trova la sua origine in cuori accecati, in uomini “che hanno preferito le tenebre alla luce”, il potere, il denaro, il successo alla vita. Quando la vita, in tutte le sue forme, anche le più fragili e deboli, è calpestata, allora non possiamo tacere. Quando la vita è ridotta a cifra o a capitolo di spesa, non possiamo trattenere il grido di sdegno e di “sana rabbia” che prorompe dal nostro cuore, dal nostro intimo. Dinanzi a miliardi di persone che soffrono siamo chiamati a dire basta a certi disegni di potere che hanno lasciato profondi scarabocchi nel prezioso capolavoro che è la vita di ciascuno.

Basta alla corruzione che porta solo morte e sofferenza.  A riguardo mi sembrano molto significative le parole di Papa Francesco: “Il corrotto ha costruito un’autostima che si fonda esattamente su questo tipo di atteggiamenti fraudolenti: passa la vita in mezzo alle scorciatoie dell’opportunismo, al prezzo della sua stessa dignità e di quella degli altri. Il corrotto ha la faccia da non sono stato io, «faccia da santarellino», come diceva mia nonna […] Per questo, anche se diciamo «peccatore, sì», gridiamo con forza «ma corrotto, no!». Si parla di persone e di istituzioni apparentemente corrotte che sono entrate in un processo di decomposizione e hanno perso la loro consistenza, la loro capacità di essere, di crescere, di tendere alla pienezza, di servire alla società intera. Non è una novità: da quando l’uomo è uomo, sempre si è avuto questo fenomeno che, ovviamente, è un processo di morte: quando la vita muore, c’è corruzione. Frequentemente noto che si identifica corruzione con peccato. In realtà non è esattamente così. […] Ci farà bene tornare a ripeterci l’un l’altro: «Peccatore sì, corrotto no!», e a dirlo con timore, perché non succeda che accettiamo lo stato di corruzione come fosse solo un peccato in più”.

Basta a tutti quei politici che alimentano la guerra tra i poveri e che strumentalizzano le fatiche delle persone per portare avanti la propria campagna elettorale. Parlano alla pancia della gente e riempiono di denaro i loro conti. Creano disorientamento e divisione perché hanno ben imparato il motto romano “dividi ed imperat”.

Basta con le bugie. Nel mondo ci sono risorse perché tutti possiamo vivere in maniera dignitosa e nel rispetto reciproco. Si tratta di cambiare logiche, di ridistribuire le risorse e di restituire quello che abbiamo rubato dalla bocca dei più poveri. La forbice tra ricchi e poveri si può restringere, è questione di scelte, di volontà. Non è vero che è impossibile. È falso affermare che un mondo diverso e sostenibile non è realizzabile. Dobbiamo camminare tutti insieme, desiderare questo insieme, ma il primo passo questa volta lo devono fare i più forti, i più ricchi. Sono loro che devono rinunciare ai  loro privilegi, al loro potere per un mondo più giusto. Solo così potrà essere nella sostanza un anno veramente buono, altrimenti è solo esteriorità: continueremo a raccontarci balle per non sentire il dolore che lacera il cuore e schiaccia la vita.

Auguro un buon anno nuovo, un anno in cui con coraggio sappiamo insieme lottare per un mondo migliore, in cui sappiamo smettere le vesti della mediocrità per essere discepoli del Signore e indossare le vesti dei testimoni di carità, speranza e gioia. Buon Anno


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