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Il ricordo di don Davide Schiavon a un anno dalla morte
È stato il Vangelo delle beatitudini, nella vigilia della festa di tutti i santi, a fare da filo rosso, la sera del 31 ottobre, nella celebrazione in ricordo di don Davide Schiavon, il direttore di Caritas tarvisina morto improvvisamente il 1° novembre dello scorso anno. Una messa nella palestra della parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, che da qualche mese funge da chiesa, visto che il tempio è in restauro.
La famiglia di don Davide, operatori e volontari Caritas, tanti amici e persone che l’hanno conosciuto e hanno condiviso con lui un pezzetto di strada si sono riuniti insieme al vescovo Michele e a numerosi confratelli di don Davide.
Nell’omelia, mons. Tomasi ha ricordato come ciascuno porti con sé ricordi di tratti di strada percorsi insieme a don Davide. “Beati i puri di cuore” è la beatitudine “che associo a don Davide – ha detto il vescovo -, soprattutto quando vedo e ripenso a come tanti che lo hanno conosciuto si sono lasciati toccare dalla sua presenza, forte, ironica, intelligente, generosa, coinvolgente. Ha avuto lo sguardo di purezza sulle situazioni del mondo, don Davide, e ha insegnato a purificare lo sguardo, a guardare al male e alla fatica di vivere scorgendo in filigrana la prospettiva di futuro e di dignità nelle situazioni più impegnative e faticose”. Un uomo, un prete che aveva uno sguardo “al tempo stesso realista e puro, che sapeva accogliere il reale, ma che riusciva a vedere Dio all’opera anche nel buio della notte” ha concluso il vescovo, affidando a tutti, come ringraziamento e come compito, alcune parole di don Davide: “Molte persone si trascinano stancamente e senza speranza. Patiscono l’abbandono, non si sentono figlie di nessuno. Hanno smesso di sognare, di desiderare una vita migliore, non. Hanno più la forza di sperare e si lasciano inghiottire dal vortice della sfiducia e dalle tenebre delle loro paure. Siamo chiamati ad abitare questa periferia esistenziale, siamo chiamati a stare, a non fuggire. Nel cuore della notte, abbiamo il compito di riaccendere la speranza che il Signore ha riversato nei nostri cuori. Questa è la prima forma di carità che ci è chiesto di vivere in quest’oggi della vita. Sotto la guida dello Spirito Santo, abbiamo l’impegnativo, ma meraviglioso mandato di riscoprire insieme la bellezza dell’umano, di cogliere che la pienezza del cuore è vivere fino in fondo l’umano. Su questo nessuno può essere lasciato indietro”.
Don Bruno Baratto, direttore di Caritas Tarvisina, ha voluto ringraziare tutti, anche a nome della mamma di don Davide, ricordando che in contemporanea si stavano svolgendo altre celebrazioni in memoria di don Davide in Togo e anche a Levada e Torreselle, dove era stato parroco.
Per gli operatori Caritas, l’occasione per esprimere insieme, anche a parole, e di fronte a tanti amici, sentimenti di affetto e gratitudine che un anno fa il dolore aveva ammutolito.
Al termine, il dono a tutti i presenti di una immaginetta con una frase di don Davide e il motto della scuola di Barbiana, la scuola di don Milani, “I care”, che lui aveva tradotto: “Mi sta a cuore, ci sto, cammino con te e andiamo insieme incontro al mistero infinito che racchiude la promessa di Dio”.
Una giornata intera trascorsa nel ricordo e nella memoria grata, con la visita, durante il giorno, di numerose persone alla cappellina della Casa della carità e alla stanza dove scorrevano immagini e foto di molti momenti vissuti da don Davide nei lunghi anni di servizio.
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