Laboratori e uscite per vivere la Casa della Carità - CARITAS TREVISO

Laboratori e uscite per vivere la Casa della Carità

Grazie a un finanziamento 8 per mille di Caritas Italiana con il progetto Emmaus si è potuto esperimentare un modo “partecipato” di abitare gli spazi, anche coltivando le passioni artistiche e le abilità di ospiti, volontari e operatori

Che differenza c’è tra un bisogno e un desiderio?
È a partire da questa domanda che due anni fa la nostra Caritas diocesana ha avviato il progetto Emmaus, con il contributo 8xmille di Caritas Italiana. L’obiettivo è di guardare le persone senza dimora che arrivano in Casa della Carità da una prospettiva diversa: gli ospiti non sono semplici destinatari di assistenza con dei bisogni da soddisfare, ma soggetti attivi, con capacità e desideri, che possono partecipare alla vita della Casa stessa.

Il progetto si struttura in una serie di laboratori artistici, eventi conviviali, e attività di partecipazione. Emmaus ha così avviato un processo trasformativo che ha coinvolto volontari/e, operatori e operatrici Caritas e ospiti, ed ha gettato le basi per una nuova visione della Casa della Carità. Si è smesso di pensare alla Casa soltanto come un luogo in cui prendersi cura dei bisogni dei più poveri ed erogare servizi (come la mensa, la doccia, la lavanderia) e si è cominciato a stare insieme in modo più fraterno, organizzando occasioni informali in cui emergono le caratteristiche individuali e i desideri di ciascuno.

Con il progetto Emmaus, sedersi attorno a un tavolo per mangiare insieme è stato spesso il tramite per dedicarsi del tempo di fraternità. Nel 2024 sono state realizzate 7 cene interculturali presso Casa Jawo, lo spazio giovani della Caritas di Treviso, in cui ragazzi, ragazze ed ospiti hanno preparato insieme una ricetta dal mondo. Si è poi organizzata una cena speciale in occasione della festività di Aid El Fitr e del Santo Natale, un’altra al termine della giornata di porte aperte della Caritas diocesana, una “pizzata” offerta agli ospiti in un locale del centro di Treviso e un festeggiamento di fine anno insieme ai giovani e alle giovani del “Finire in Bellezza”, iniziativa diocesana di servizio accanto ai più poveri. A questi momenti di convivialità hanno partecipato oltre 60 ospiti della Casa della Carità, quasi 100 volontari/e, 20 operatori e operatrici.

Emmaus ha valorizzato anche il desiderio di bellezza, ovvero la possibilità di godere di ciò che arricchisce l’anima. La povertà non cancella la passione: molti degli ospiti desiderano leggere, visitare i luoghi culturali della nostra regione, e c’è chi coltiva la propria creatività realizzando bellissime illustrazioni, opere d’arte con oggetti di riuso, manufatti in ceramica. Circa 20 ospiti hanno partecipato alle visite culturali organizzate con Emmaus: una presso una mostra fotografica a Bassano del Grappa; l’altra presso la Biennale di Venezia. All’interno del Festival Biblico, inoltre, si è messo in scena con la partecipazione di alcuni ospiti lo spettacolo teatrale “Medea per strada”.

Sono stati realizzati 5 laboratori di ceramica, un laboratorio di caricature ed uno di riuso creativo condotti direttamente da alcuni ospiti che si sono resi disponibili per condividere il proprio talento con il gruppo. Agli incontri hanno partecipato in totale 13 ospiti, 8 volontari/e, 7 operatori e operatrici, 5 ragazzi e ragazze di Casa Jawo e 3 ragazzi del progetto di accoglienza migranti “Benvenuto a casa tua”.

Emmaus ha profondamente trasformato la relazione tra coloro che vivono quotidianamente la Casa della Carità, gettando il seme per un nuovo modo di intendere la relazione di aiuto: un incontro tra pari, riconoscendo le risorse che ciascuno ha già dentro di sé.

A proposito di desideri, quello che ispira il progetto Emmaus per il 2025 è il desiderio di rendere gli ospiti ancora più partecipi, coinvolgendoli in modo attivo nella vita della Casa, e di far conoscere all’esterno la Casa della Carità come un presidio cittadino di solidarietà, un bene comune di cui prendersi cura per garantire dignità e giustizia a chi spesso non ne ha.

 

 


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