In visita alla Biennale d'Arte di Venezia - CARITAS TARVISINA

In visita alla Biennale d’Arte di Venezia

Ospiti, volontari e operatori in visita alla Biennale d’Arte di Venezia, dentro le attività del progetto Emmaus, finanziato da fondi 8xMille della Chiesa Cattolica

Il progetto Emmaus è finanziato da fondi dell’8xMille della Chiesa Cattolica e ha come destinatari le persone che si trovano in situazione di grave marginalità e che usufruiscono dei servizi quotidiani della Casa della Carità: mensa serale, accoglienza notturna, docce e lavanderia. Attraverso delle attività mirate e specifiche si pone l’obiettivo di dare vita ad un luogo dove ospiti, volontari e operatori sperimentino relazioni di fraternità e di partecipazione.

Sono previste attività che favoriscano l’autoespressione e la creatività, che promuovano convivialità per contrastare l’isolamento, per favorire occasioni di incontro che vadano oltre l’erogazione del servizio e che si pongano su un piano di straordinarietà e di maggior coinvolgimento di tutte le persone che gravitano intorno alla Casa della Carità.

La visita alla Biennale d’Arte di Venezia, di martedì 30 luglio, si colloca dentro le attività del progetto. Di seguito riportiamo le impressioni di alcuni partecipanti alla giornata.

 

Le parole di un’operatrice Caritas

“Ieri abbiamo vissuto un’esperienza nuova, un’uscita con un piccolo gruppo variamente composto di Caritas: ospiti, volontari e operatori, per visitare la Biennale d’arte Internazionale di Venezia edizione 2024, quest’anno sul tema Stranieri ovunque. Un’esperienza per uscire dall’ordinario della vita della Casa della Carità e stare insieme in modo informale.

Attraverso i padiglioni e le stanze allestite dalle opere d’arte abbiamo fatto un viaggio attraverso culture, popoli, tradizioni considerate minoranze, la cui storia è rimasta – e ancora oggi rischia di rimanere -sconosciuta.

Abbiamo ritrovato nel linguaggio dell’arte quel dare voce a chi non ha voce, espressione a noi cara, che ci appartiene come Caritas e manifesta la nostra missione. Il filo rosso infatti, che conduce la narrazione delle opere d’arte degli artisti scelti dal curatore, il brasiliano Adriano Pedrosa, è la volontà di far uscire dall’oblio popolazioni, culture, storie del “sud globale” del mondo ancora nell’ombra, nascoste da un ingombrante visione occidentale, europea e nordamericana, che domina il nostro sguardo offrendoci un’unica lente attraverso la quale guardare il mondo. Un percorso che mette in luce quanto il “nostro” mondo possa soffocare la varietà di colori e di diversità che rappresenta la bellezza multiforme del genere umano.

In questa giornata e in questo particolare luogo di Venezia, dove convivono Paesi diversi e viene attraversato quotidianamente da migliaia di visitatori stranieri, l’espressione artistica ci ha restituito un messaggio diverso.

La scritta in rosso all’ingresso della mostra: “Stranieri ovunque”, potrebbe infatti risuonare come una sorta di destino ormai segnato, per coloro che sono costretti a lasciare la propria terra in fuga, senza potervi più fare ritorno e condannati a vivere una condizione di perenne esilio e anonimato, spogliati delle loro tradizioni, radici, identità …come è accaduto alle persone le cui storie sono raccontate dall’artista turca Nil Yalter, vincitrice del Leone d’Oro alla carriera per questa edizione, e che permea in tutte le installazioni della mostra. Ma potrebbe anche essere intrepretato, nella sua versione in verde esposta all’uscita, come un invito rivolto a tutti di sentirsi stranieri ovunque, anche nella propria terra, in quanto abitanti temporanei di questo tempo e migranti in questo mondo, per essere capaci di accogliere coloro che a quel punto non sarebbero più degli stranieri.

Stranieri tutti dunque, ovunque, per non essere più estranei gli uni agli altri, ma uniti dalla comune condizione esistenziale, fratelli tutti di un’unica grande famiglia umana”.

 

Le impressioni di un volontario

“L’appuntamento per il ritrovo del gruppo formato da operatori, ospiti e volontari Caritas era stato fissato per le 8 di martedì 30 luglio. Fatte le presentazioni tra tutti i partecipanti e la conoscenza del nuovo Direttore Caritas, ci siamo recati alla stazione dei treni.

Durante il viaggio abbiamo avuto ulteriore possibilità di conoscerci meglio anche in base alla provenienza. Fra tutti gli ospiti, evidente l’esuberanza e la simpatia di G. che ci ha accompagnato per tutta la giornata. Un momento conviviale e di rilassamento è stato il pranzo dove abbiamo parlato delle nostre esperienze passate. La visita guidata alla Biennale è stata motivo di interesse su artisti che non conoscevo e che non avrei certamente preso in considerazione. Alla base di tutto c’è l’attenzione per “LO STRANIERO OVUNQUE“, l’accoglienza e la fratellanza che dovrebbe accomunarci. Interessante la mostra curata da Pedrosa, a me fino a ieri sconosciuto, che rappresenta il pensiero dei deboli. Personalmente ritengo che iniziative come questa, aiutino a relazionarci fra nazionalità diverse con semplicità e naturalezza, lasciando da parte qualsiasi forma di superiorità, provenienza, allargando la nostra mentalità, portando ricchezza nella nostra quotidianità. Ringrazio Caritas per l’opportunità a me data e la disponibilità e professionalità delle operatrici che ci hanno accompagnato”.

 

Le parole di un ospite della Casa della Carità

“Martedì 30 luglio siamo stati a Venezia per una visita guidata alla Biennale.

La nostra guida, Marta, era molto brava anche se in diversi momenti sono dovuto intervenire per aggiungere alle sue spiegazioni qualcosa di interessante e simpatico, dal momento che ho una passione per l’arte.

Abbiamo visitato i padiglioni degli Stati Uniti e della Francia. Mi è piaciuto analizzare i materiali utilizzati, molto belle le frasi del padiglione degli Usa e i ritratti dei vari artisti presentanti nella mostra principale.

Tutto le opere viste sono molto belle: dai colori vivaci scelti ai materiali utilizzati”.

 

La giornata alla Biennale rappresenta un tassello di un graduale processo di partecipazione con cui intendiamo immaginare la Casa della Carità, un luogo di incontro di vite e di storie dove si fa esperienza di relazioni generative.


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