La situazione continua ad essere molto grave ed emergenziale, in particolare per le 900 persone bloccate nel campo di Lipa.
(Da una nota ricevuta da Daniele Bombieri, di Caritas Italiana)
Per rispondere all’emergenza umanitaria che si è venuta a creare nei confronti dei migranti in Bosnia e Erzegovina, in particolare nel campo di Lipa (zona di Bihac – diocesi di Banja Luka), Caritas Italiana ha lanciato una campagna di raccolta fondi che sta consentendo di acquistare in loco le cose che, di volta in volta, servono alle 900 persone ancora bloccate a Lipa. Alla campagna stanno partecipando decine di Caritas diocesane italiane interessate, parrocchie, singoli cittadini, tra cui anche la Caritas Tarvisina.
I team di Caritas Italiana e di Ipsia-Acli vanno regolarmente a Lipa per monitorare la situazione e per distribuire il necessario. La situazione a Lipa continua ad essere molto critica.
Anche se in modo fugace, al momento è stato risolto il problema del dormire: nei giorni scorsi l’esercito ha montato le tende militari riscaldate con dei cannoncini di aria calda, per cui almeno la gente di notte non congela. Ma per il resto è un caos totale: nei giorni scorsi la neve si è sciolta e ha cominciato a piovere andando a creare fango in tutto il campo con pozzanghere enormi, si faceva fatica a camminare in alcune zone (tra l’altro ha ripreso a nevicare).
I bagni chimici che sono stati messi non sono utilizzabili e sono già in condizioni pessime. Continuano a mancare gli allacci idrici ed elettrici – non c’è dunque acqua corrente, docce, l’elettricità è solo fornita da qualche generatore. Gli ospiti del campo non hanno neanche un posto dove mangiare, quando la Croce Rossa distribuisce il cibo possono solo mangiare in piedi o dentro le tende, non c’è una sedia e un tavolo per mangiare tranquilli.
L’illuminazione è molto carente, dalle 16.30 fino al mattino successivo restano al buio in mezzo alla montagna. La strada per arrivare a Lipa è poco più che un sentiero sterrato e a tratti paludoso che ghiaccia di notte, per cui è anche difficile arrivare su con i mezzi.
Finora il team di Caritas e Ipsia-Acli ha acquistato e distribuito a Lipa vari camion di legna che serve ai migranti per scaldarsi, giacche a vento e abiti invernali, scarpe, cibo, acqua… insomma, si cerca di rispondere ai bisogni che giorno per giorno si presentano.
E’ proprio per la situazione estremamente incerta, che non è stata avviata alcuna raccolta di vestiti, cibo o di simili dall’Italia, per vari motivi:
- La situazione è molto complicata da gestire per le procedure doganali essendo la Bosnia Erzegovina un paese fuori dall’Unione Europea, oltre che ad essere una procedura molto costosa (trasporto fino in Bosnia in più ai costi di sdoganamento).
- C’è un problema logistico per la mancanza di magazzini in loco e di personale che possa gestirli; inoltre per le procedure anti-Covid tutto il materiale che viene ricevuto deve essere aperto, sanificato singolarmente, prima di poter essere utilizzato e distribuito (questo comporta ulteriori costi in loco e ulteriori fatiche per i nostri operatori e volontari).
- Un rischio molto elevato è quello di raccogliere prodotti che sono utili il giorno in cui parte la raccolta, ma (ora che si completa la raccolta, si effettua il trasporto, si verificano le procedure, si sanifica il materiale), rischiano di arrivare troppo tardi quando non sono più indispensabili perche la richiesta è stata già soddisfatta da qualche altro ente, per cui alla fine chi vuole aiutare fa uno sforzo enorme che poi risulta essere inutile perchè arriva nel momento sbagliato.
- Al campo di Lipa c’è una altissima tensione, per cui le distribuzioni devono avvenire in un modo ben preciso: lo stesso articolo deve essere disponibile per tutte le 900 persone del campo (es. 900 bottiglie d’acqua, 900 coperte, 900 giacche) perchè non possiamo portare su un numero più basso (es. 100 coperte) – si scatenerebbero risse tra i migranti per accaparrarsi le cose e verrebbe messa a repentaglio la sicurezza dei nostri operatori e volontari.
- Infine, la campagna raccolta fondi – a differenza dell’invio di materiale – consente di acquistare quanto necessario dai negozi e commercianti vicini, aiutando dunque anche l’economia locale, già molto fragile di per sè e particolarmente in crisi in questo periodo di Covid.
(Sconsigliamo a tutti di raccogliere articoli di qualsiasi tipo in Italia da mandare in Bosnia Erzegovina, perchè appunto non sono utili in questa fase. Chi decidesse comunque di farlo, sappia che nè Caritas Italiana nè le Caritas della Bosnia Erzegovina potranno sono disponibili a riceverle o a gestirle.)
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana attraverso Caritas Tarvisina. Puoi fare la tua donazione attraverso bonifico bancario o carta di credito (causale “Rotta balcanica”):
Lunedì 22 febbraio, ore 20:30, abbiamo organizzando un incontro in streaming, con altre Caritas della Delegazione Nord-Est, per ascoltare Daniele Bombardi di Caritas Italiana. QUI altre informazioni.