La nuova drammatica fase del pluridecennale conflitto israelo-paestinese, innescata il 7 ottobre 2023 dall’attacco terroristico di Hamas, ha raggiunto proporzioni immani, con violenze inaccettabili non solo a Gaza e in Israele, ma in tutta la regione. La tensione è ormai altissima con episodi bellici e terroristici in Libano, Siria, Iran, Iraq e nel Golfo di Aden.
Secondo i dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite OCHA, sono più di 41.534 i morti palestinesi e 96.092 feriti. Il 16 settembre il Ministero della salute di Gaza ha pubblicato un drammatico documento di più di 649 pagine con la lista dei morti palestinesi identificati fino al 31 agosto 2024, classificati per età. Da questo documento risulta che i bambini morti sono almeno 11.355 (altre fonti, tra cui Caritas Gerusalemme, riportano la cifra di 14 mila fino a metà settembre).
Più di 1.546 israeliani e cittadini stranieri uccisi, quasi tutti durante l’attacco del 7 ottobre e nell’immediato, la cifra comprende 346 soldati uccisi a Gaza o lungo il confine con Israele dall’inizio dell’operazione di terra. Inoltre, 2.287 soldati israeliani sarebbero rimasti feriti dall’inizio dell’operazione di terra1. Secondo le stime, gli sfollati hanno superato 1.9 milioni di persone a Gaza e più di 3.241 in Cisgiordania. Gli attacchi terroristici in Libano e Siria, in cui sono stati fatti esplodere migliaia di cerca persone e walkie talkie, causando centinaia di morti e migliaia di feriti, tra cui anche l’Ambasciatore iraniano in Libano, sono stati il preludio di una nuova tragica fase della guerra, iniziata il 23 settembre, che ha travolto anche il Libano. Gli sfollati sono ormai più di 200.000, tra loro anche moltissimi profughi siriani. Migliaia di famiglie siriane e libanesi sono in fuga verso la Siria, per sfuggire ai bombardamenti israeliani.
La crisi umanitaria a Gaza è fuori controllo, con condizioni terribili per quasi la totalità della popolazione, che ha ormai un disperato bisogno di cibo, acqua, riparo, salute e protezione. Ad agosto 2024, le Nazioni Unite e le ONG partner hanno condotto 598 movimenti umanitari coordinati attraverso la Striscia di Gaza: 395 nel sud e 203 nel nord. Di questi, solo 250 sono stati agevolati, 99 impediti e 176 respinti. In totale, il 46% dei movimenti umanitari è stato negato o impedito nel mese di agosto, rendendolo il mese più difficile per l’accesso umanitario da gennaio 2024. Le violenze subite dagli operatori umanitari sono profondamente preoccupanti: sono numerosi gli episodi di spari verso, vicino o intorno ai convogli umanitari durante l’avvicinamento ai posti di blocco e i casi di impatto diretto e indiretto delle munizioni su siti statici, come pensioni e uffici utilizzati dagli operatori umanitari. Dal 7 ottobre sono stati uccisi un totale di almeno 294 operatori umanitari, tra cui 3 colleghi Caritas.
Il 18 settembre l’Assemblea Generale ONU ha approvato la risoluzione presentata dai rappresentanti palestinesi per chiedere la fine dell’occupazione israeliana, accogliendo il parere della Corte di Giustizia di luglio. “Queste atrocità devono finire” è il titolo della dichiarazione dei rappresentanti del Comitato permanente inter-agenzie sulla situazione nei Territori palestinesi occupati pubblicata il 23 settembre e sostenuta dall’’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) facendo appello ai principi dello IASC per un cessate il fuoco prolungato, immediato e incondizionato.
I bisogni umanitari
La sanità a Gaza è al collasso e le condizioni di salute fisica e mentale della gran parte della popolazione sono ormai precarie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferisce che solo 17 ospedali su 36 sono ancora funzionanti a Gaza, tutti parzialmente, con una capacità cumulativa di 1.501 posti letto tra degenza, maternità e unità di terapia intensiva. 9 ospedali da campo sono attualmente operativi anche nei governatorati di Deir al Balah, Khan Younis e Rafah, sei completamente e tre solo parzialmente, fornendo una capacità aggiuntiva di oltre 600 posti letto. Nel frattempo, su 132 strutture sanitarie primarie, solo 57 sono attualmente funzionanti nella Striscia, compresi 10 dei 27 centri sanitari dell’UNRWA. Oltre alla carenza critica di medicinali e forniture essenziali, il Cluster Salute avverte di una grave scarsità di unità di sangue in tutta Gaza, che sta mettendo in pericolo la vita dei pazienti, tra cui le persone affette da talassemia e altre condizioni che richiedono trasfusioni di sangue regolari.
A luglio sono stati confermati i primi casi di poliomelite, che non si verificavano a Gaza da oltre 25 anni, che rappresenta una pericolosa minaccia pe i bambini di Gaza e delle zone circostanti. Grazie ad un impressionante lavoro è stato ultimato il primo ciclo di vaccinazioni, che, grazie anche al contributo di Caritas Gerusalemme, ha raggiunto più di 500.000 bambini. La situazione ha anche aumentato il rischio di diffusione di altre malattie prevenibili con il vaccino, come il morbillo, oltre a casi di diarrea, infezioni respiratorie acute, epatite A e malattie della pelle tra i bambini. Un altro drammatico bisogno è quello relativo alla salute mentale. Tutta la popolazione è fortemente traumatizzata e con livelli altissimi di stress, a Gaza certamente ma anche in Cisgiordania e in Israele
La sicurezza alimentare. Il livello nutrizionale a Gaza è definito dalle Agenzie delle Nazioni Unite come “catastrofico”. Diverse decine i morti per denutrizione e disidratazione, con le scorte di cibo al limite. Secondo una stima del World Food Program (Programma Alimentare Mondiale) oltre il 96% della popolazione, circa 2,2 milioni di persone, dispone di una quantità di cibo insufficiente a garantire un livello nutrizionale sano. Secondo un recente studio, circa 346.000 bambini sotto i cinque anni e 160.000 donne incinte non possono coprire il fabbisogno alimentare e più di 50.000 bambini manifestano segni di denutrizione.
L’accesso all’acqua. Per quanto concerne l’acqua potabile, sono operative tre condutture idriche provenienti da Israele, di cui due al 50% delle capacità, che forniscono in media circa 36.000 m3 al giorno. Solo due impianti di desalinizzazione dell’acqua su tre sono funzionanti, dopo una sospensione di due giorni il 25 e il 26 maggio per mancanza di carburante. Nessun accesso all’acqua potabile nei governatorati settentrionali, il 60% delle strutture idriche è fuori uso, tra cui l’83% dei pozzi, vari impianti di desalinizzazione e pompe per le acque reflue. Moltissime strutture danneggiate non potranno essere riparate anche a causa della recente distruzione degli stock di pezzi di ricambio e materiali.
Educazione. 625.000 studenti (il 100% dei bambini di Gaza) dal 7 ottobre 2023 non ricevono alcun tipo di educazione. Durante il conflitto circa 10.237 studenti e 416 membri del personale scolastico sono stati uccisi e circa 20.000 studenti e 2.463 insegnanti feriti. L’85% delle scuole (477 su 564) ha subito dei danni e necessita di ricostruzione o riabilitazione, tra cui la scuola del Patriarcato di Gerusalemme.
La risposta della rete Caritas
Assistenza umanitaria a Gaza e sostegno economico in tutti i Territori Palestinesi Occupati (Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est)
Sin dal 7 ottobre, la rete Caritas ha attivato un ampio piano di soccorso umanitario alla popolazione, che grazie alle agenzie già presenti e operative nella Striscia (Caritas Gerusalemme e CRS) ha l’obiettivo di raggiungere almeno 1,6 milioni di persone, per un budget complessivo di più di 61 milioni di dollari.
In particolare Caritas Gerusalemme ha avviato un piano operativo che ha visto l’attivazione di “sostegno psicologico a distanza” ai colleghi a Gaza e la distribuzione di generi di prima necessità e buoni acquisto per gli sfollati accolti nei due centri delle parrocchie cristiane nella città di Gaza, quella cattolica della Sacra Famiglia e quella ortodossa di San Porfirio. Proprio il salone della Chiesa di San Porfirio il 22 ottobre è stato colpito da un razzo, che ha causato 17 morti tra cui Viola Al ‘AMash, una tecnica di laboratorio di Caritas Gerusalemme di 26 anni, che ha perso la vita insieme al suo bambino e al marito. Tra le vittime ci sono anche la sorella di Viola e i suoi due figli. Stessa sorte un mese dopo per Issam Abedrabbo, farmacista nei programmi per la salute di Caritas Gerusalemme a Gaza, sfollato con la sua famiglia a sud è stato colpito da un bombardamento in una località ritenuta sicura presso Nusriat in Wadi Gaza. Con lui sono morti i suoi due figli, la madre, le sorelle e il fratello e altri civili rifugiati nella stessa palazzina colpita. Nonostante i lutti e le condizioni estremamente difficili, Caritas Gerusalemme è riuscita a offrire assistenza umanitaria in questi primi mesi di guerra. La prima fase dell’intervento umanitario, conclusa i primi giorni di gennaio, ha fornito un aiuto a 3.627 persone attraverso i seguenti interventi.
Con il supporto di tutto il network, la rete Caritas ha in corso progetti umanitari per un valore di oltre 61 milioni di euro, a servizio di 1,6 milioni di persone tra Gaza, Cisgiordania, Gerusalemme est e Libano.
Da gennaio è iniziata la seconda fase del piano di intervento di Caritas Gerusalemme, che prevede aiuti non solo nella Striscia di Gaza ma anche negli altri Territori Palestinesi Occupati, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Il progetto si concentrerà sull’offerta di servizi medici, il sostegno alla salute mentale e la distribuzione di buoni acquisto, che consentiranno ai beneficiari di coprire i loro bisogni essenziali, qualunque essi siano (cibo, affitto o beni di prima necessità).
L’attuale situazione della sicurezza è estremamente precaria e volubile ma non ha influenzato le attività del progetto, ad eccezione della ristrutturazione del Centro medico Caritas Gaza, che verrà effettuata non appena la situazione lo consentirà. In base alla situazione sul campo, lo staff di Caritas Gerusalemme è stato costretto a cambiare più volte la localizzazione delle 9 cliniche operative in tutta la Striscia. In questa fase, i 14 team sanitari di emergenza di Caritas continuano a fornire servizi di assistenza sanitaria primaria agli sfollati nel governatorato del centro e a Gaza city, nel compound della Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia.
Grazie alla capacità operativa e alla dedizione del personale e dei volontari in Cisgiordania, Caritas Gerusalemme ha potuto vaccinare più di 4.000 bambini contro la poliomielite. Nella Cisgiordania, i servizi sanitari sono forniti dalla clinica Caritas di Taybeh. L’assistenza economica è fornita a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est.
Negli ultimi anni, grazie al dispiegamento di équipe mediche mobili e alla collaborazione con una rete di organizzazioni comunitarie in aree remote ed emarginate, Caritas Gerusalemme ha sviluppato la capacità di fornire una serie di servizi di assistenza sanitaria di base, educazione alla salute, all’alimentazione, assistenza ai traumi per i feriti che non necessitano di ricovero in ospedale e per quelli dimessi precocemente dall’ospedale. Inoltre, sono allo studio progetti di risposta di medio-lungo periodo (come un orfanotrofio a Gaza) e di Pace e Riconciliazione.
Per quanto riguarda nello specifico l’attività di supporto psicologico, Caritas Gerusalemme utilizza un approccio olistico per sostenere le famiglie attraverso il lavoro complementare di psicologi e animatori che si concentrano rispettivamente sui bisogni psicologici e necessità di divertimento e svago in situazioni drammatiche.
La situazione in Libano
Anche il Libano è entrato suo malgrado in questa terribile spirale di violenza. Dalla seconda metà di settembre c’è stata una ulteriore escalation, che ha portato ormai a più di 1.260 morti, 5.700 feriti e più di 200.000 sfollati, a causa dei numerosissimi attacchi aerei israeliani, in particolare nel Libano meridionale, nella valle della Bekaa ma anche nei quartieri meridionali del Libano. Caritas Libano sta offrendo assistenza a più di 100.000 persone, con un “piano di risposta all’emergenza”, che prevede l’assistenza umanitaria con generi di prima necessità, sostegno medico e psicologico, sostegno finanziario e accoglienza degli sfollati. Il piano vede attualmente la mobilitazione di migliaia di volontari ed operatori formati ed equipaggiati per intervenire in situazioni di emergenza.
“La guerra ci ha colti di sorpresa… Ha spostato le nostre famiglie e appesantito i nostri cuori. Non ci saremmo mai aspettati che le cose potessero degenerare a questo punto”. A raccontare è padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano. “Centinaia di famiglie hanno abbandonato le loro case, fuggendo dalle fiamme della guerra e dall’ombra della morte, alla ricerca di un posto sicuro in cui rifugiarsi”.
Leggi approffondimenti sulla situazione in Libano QUI.
L’impegno di Caritas Italiana
Caritas Italiana segue costantemente l’evolversi della situazione e sostiene i progetti di Caritas Gerusalemme, Caritas Libano e l’ONG israeliana Neve Shalom, in collaborazione con Friendship Village. Ad oggi sono state realizzate le seguenti attività:
- Sostegno finanziario a Caritas Gerusalemme, con contributo di 685.000 euro (di cui 300.000 raccolti da Caritas Ambrosiana) per la realizzazione dei due progetti di emergenza descritti sopra.
- Sostegno finanziario a Caritas Libano, con un primo contributo di 30.000 euro per l’assistenza agli sfollati e l’allestimento di un team di emergenza.
- Sostegno finanziario di 51.000 euro alle ONG israeliane Friendship Village/Neve Shalom per la realizzazione di un progetto di Pace e Riconciliazione, per favorire il dialogo e la conoscenza reciproca tra studenti ebrei e palestinesi nelle università e college in Israele.
- Partecipazione all’attività di coordinamento con la rete Caritas Internationalis, attraverso teleconferenze, meeting, invio regolare di aggiornamenti, un gruppo WhatsApp ad hoc.
- Elaborazione e diffusione di materiale comunicativo: comunicati stampa, aggiornamenti periodici per le diocesi ad uso interno, un webinar di approfondimento per le diocesi, vari post sulle pagine social.
- Apertura di una raccolta fondi ad hoc con causale “Emergenza Terra Santa” tramite i conti correnti di Caritas Italiana in donazioni.caritas.it.
- Adesione alla petizione on line per il Cessate il fuoco umanitario e l’ampliamento dei canali umanitari firmata e sollecitata da Caritas Gerusalemme, Caritas Internationalis, Caritas MO.NA.
- Una missione di Caritas italiana in Terra Santa a fine giugno per incontrare Caritas Jerusalem e definire un piano di supporto di lungo periodo.
La raccolta fondi avviata da Caritas Italiana è destinata al sostegno degli interventi umanitari di Caritas Gerusalemme a Gaza, in Cisgiordania descritti in precedenza e, quando le condizioni lo richiederanno, anche su territorio israeliano. Le somme raccolte saranno utilizzate anche per proseguire e ampliare i progetti di “Pace e Riconciliazione”, per favorire il confronto e il dialogo tra la popolazione delle parti coinvolte in questo conflitto, che dura ormai da più di 75 anni.
L’impegno di Caritas Italiana in Terra Santa è stato continuo nel corso degli ultimi decenni, con un sostegno diretto ai progetti di Caritas Gerusalemme e di altri partner della società civile palestinese ed israeliana.
Donazioni
La Fondazione Caritas Treviso ha indetto una raccolta fondi a sostegno degli interventi di Caritas Italiana in Terra Santa. Ad oggi, anche grazie alla Colletta tenutasi in tutte le parrocchie della Diocesi lo scorso 18 febbraio, ha raccolto oltre 87.000 euro.
Per continuare a sostenere le attività in essere puoi fare la tua donazione attraverso bonifico bancario:
Iban: IT55 H 08399 12000 000000318111 (intestato a Fondazione Caritas Treviso ente filantropico)
Causale: Emergenza Terra Santa
E’ possibile fare le donazioni anche con la carta di credito: DONA ORA
Tutte le offerte consentono di usufruire delle detrazioni fiscali previste dalla legge.
Aggiornato il 14/10/2024