“Un grande dono, una grande gioia“
All’interno della celebrazione del 50° di Caritas Tarvisina, abbiamo avuto, come operatori diocesani, il dono di partecipare all’udienza generale con Papa Francesco. Abbiamo partecipato con alcuni familiari e con i fratelli delle chiese sorelle (Togo, Mali e Serbia) che sono venuti a Treviso per condividere questo momento. È stato un grande dono, una grande gioia. La bellezza di viverlo insieme, come grande famiglia Caritas, portando nel cuore anche chi non ha potuto essere presente, ci ha veramente riempito il cuore.
È stato un sigillo meraviglioso su una moltitudine di bellezza e gioia che abbiamo assaporato negli eventi del 5 e 6 maggio. Abbiamo gustato il sapore della fraternità che ha intriso di vita nuova ogni angolo della Casa della carità. Un’esperienza che ci porta a dire che tutto è grazia, è dono! Per chi crede e chi non crede, riteniamo che l’emozione di incontrare Sua Santità Papa Francesco in udienza generale, debba essere vissuta almeno una volta nella vita. Difficile da dire cosa significa essere in Piazza San Pietro nell’attesa del Papa. Migliaia di persone arrivate da tutto il mondo sono pronte a sfidare la stanchezza provocata dal viaggio e nel nostro caso anche dal maltempo, e che, all’arrivo di Francesco, si tramuta in vera emozione. E lui, Sua Santità, a passare tra lo stuolo della gente e fermarsi, porgere una carezza, toccare la fronte degli adulti e lasciare il segno della croce attraverso il suo dito pollice. E poi il bacio ai bimbi più vicini. Segni di tenerezza infinita che commuovono. Francesco non si risparmia mai, sta con la gente che ha bisogno di conforto e di un gesto di umanità. È il Papa di tutti, colui il quale mette in atto il Vangelo coi fatti, con i comportamenti di tutti i giorni nei quali non si riscontra mai alcun segno di ipocrisia. Il mercoledì è un giorno speciale per Francesco, è il giorno dell’incontro con i fedeli, persone con le quali riesce ad instaurare un’empatia particolare. Abbiamo visto pellegrini di lingua francese, inglese, tedesca, araba, spagnola, portoghese, polacca, lituana, italiana. A tutti il Papa ha dato il benvenuto con il suo consueto e familiare saluto “Fratelli e sorelle, buongiorno” – un fatto di buona educazione personale che va oltre ogni pensiero mistico, e che si traduce come un alto senso del rispetto. Eppure lui è il Papa, l’alto potere della Chiesa che viene smitizzato dalla disarmante semplicità di atteggiamenti che sono insiti in Francesco, quasi fosse uno qualunque. E man mano che il Papa ringraziava i fedeli, risuonavano i cori festanti dei gruppi provenienti da ogni dove. E noi eravamo lì, frastornati da mille pensieri mistici che toccavano il cuore e si intrecciavano con il realizzare come dinnanzi a certe cose ci si possa sentire piccoli. Sì, piccolo dinnanzi al mondo racchiuso davanti a Francesco in quella piazza, in quel dato giorno, in quel dato momento.
E intanto l’udienza del Papa volgeva alla fine con la recita del “Padre Nostro” in latino e la benedizione di Francesco. Una giornata particolare corredata da mille filmati e fotografie fatte dagli innumerevoli cellulari alzati in alto, nella speranza di riprendere lui, il Papa che vuole essere chiamato semplicemente Francesco. Una giornata speciale per chi accanto a Francesco ha fatto esperienza che il primo volto della carità è la comunione. Abbiamo sperimentato una fraternità che valorizza le diversità e accorcia le distanze. Pur parlando lingue diverse abbiamo avuto l’opportunità in maniera forte di cogliere che il linguaggio dell’amore ci rende uno, ci fa una sola famiglia. Le distanze di età, di lingua, di cultura confluiscono nella bellezza generativa di essere uno per tutti e tutti per uno. Questa rinnovata consapevolezza è dono più bello che la grazia dello Spirito Santo, anche attraverso l’incontro con papa Francesco, ha scolpito nei nostri cuori e nelle nostre vite.
Don Davide Schiavon
16 maggio 2023