Abitare la storia alla ricerca della Vita - CARITAS TARVISINA

Abitare la storia alla ricerca della Vita

Ogni persona, in qualunque situazione sia, ha sempre il diritto di essere rispettata nella sua dignità, ascoltata nella sua verità e accompagnata a vivere in libertà

Ogni persona è sempre in continua ricerca della gioia, della libertà, di ciò che dà pienezza e senso al proprio esistere. Ci muoviamo dentro le coordinate di spazio e tempo, con il desiderio ardente di superare tutto ciò che ci disorienta ed ostacola nel nostro cammino. Per fare questo abbiamo bisogno di alcuni punti di riferimento che ci indichino la strada, la via.

La Casa della Carità è un’opera segno molto preziosa per la nostra chiesa diocesana. Possiamo dire sia un cuore pulsante che ci invita ad entrare in sintonia con il battito del cuore di Dio, vivendo verso ogni persona una prossimità che si fa fraternità, comunione, misericordia, condivisione. Ognuno arriva a questa casa con il suo personale bagaglio, fatto di ricchezze e povertà, di successi e di fallimenti. Porta nel cuore il desiderio di vita, di ritrovare il tesoro della propria esistenza che a volte sembra incagliato nei bassifondi della mediocrità e della sfiducia. Grida tutto il suo bisogno di un domani diverso e migliore.

È un cammino impegnativo, nel quale si cerca di offrire accoglienza, ascolto e accompagnamento. Ogni persona, in qualunque situazione sia, ha sempre il diritto di essere rispettata nella sua dignità, ascoltata nella sua verità e accompagnata a vivere in libertà. Nella Casa della Carità vige una piccola regola che è scritta nei cuori di tutti quelli che la abitano: il bene va fatto bene. Per questo quando uno entra in questa casa ha la possibilità di incrociare quattro “segni” che come una mappa indicano il sentiero per gustare il bello, il vero e il buono che ognuno ha dentro di sé. Quali sono questi segni?

Prima di tutto un ulivo, posto all’ingresso della casa, che dice l’augurio di pace e di pacificazione per ogni persona e per ogni angolo della terra. Sovente chi varca la soglia di questa casa, porta con sé un carico di ferite, sofferenze e angosce molto pesanti. I cuori sanguinanti sono molti. Essere ascoltati, essere destinatari di un tempo donato gratuitamente fa riassaporare la propria dignità. Diventa fonte di pacificazione e di pace.

Un secondo elemento che è posto al centro della casa è una quercia che ricorda le querce di Mamre, dove Abramo ha vissuto l’ospitalità nei confronti di Dio. L’accoglienza dell’altro, sospendendo ogni giudizio, è uno stile attraverso il quale ciascuno è chiamato a fare esperienza che c’è un posto anche per lui. Ognuno è una terra sacra, il tabernacolo vivente dell’Amore. L’accoglienza è allora fare spazio alla vita, riconoscere che siamo fratelli e che sono molte di più le cose che ci uniscono di quelle che ci separano.

Un terzo riferimento è la porta aperta che sta ad indicare il desiderio di abitare questa storia, di essere orecchio attento ad ogni sussurro di vita, anche il più fragile e il più debole. La porta aperta della Casa della Carità ci ricorda che questo mondo, che questa umanità prima che analizzata e giudicata, va ascoltata e amata con misericordia. Questo segno ci ricorda che per ogni persona è sempre possibile un nuovo inizio, è sempre possibile ricominciare, ripartire. Ci dice che una delle cose più importanti è entrare in sintonia con il cuore di Gesù per essere capaci di offrire futuro, di ridare vigore al fuoco della speranza e della fiducia.

Questi tre riferimenti sono visibili agli occhi, invece il quarto si può vedere solo con il cuore ed è il soffitto di stelle. Anche se i soffitti dei vari spazi della casa sono bianchi, l’auspicio è che chiunque abiti la casa possa contemplare, alzando gli occhi verso l’alto, il suo personale cielo stellato. Possa nutrirsi del desiderio di recuperare affetti feriti, storie traballanti e soprattutto possa riprendere a sognare una vita bella e dignitosa.

Con la celebrazione dei 50 anni di Caritas, nella giornata del Venite e Vedrete del 6 maggio, è stata consegnata a tutte le persone, che sono intervenute, una piccola mappa per orientarsi. Il desiderio è che questi quattro riferimenti (ulivo, quercia, porta aperta e soffitto di stelle) diventino, con il loro significato, una mappa che indica a tutti la strada per incontrare il Dio della Vita e vivere in pienezza.

Don Davide Schiavon

13 giugno 2023


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