Per vivere in pienezza l’itinerario spirituale che nell’Avvento e nel Natale ci viene proposto dalla Liturgia, può essere utile avvalersi del sussidio suddiviso in fascicoli predisposto dall’Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana e con la collaborazione del Settore per l’Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale, del Servizio per la Pastorale delle Persone con Disabilità e di Caritas Italiana. Titolo: “Chiunque in te spera non resti deluso”.
Si tratta di strumenti utili e agili che aiuteranno ministri e operatori della liturgia ad affinare l’uso sapiente del Messale Romano, a scoprire la ricchezza del Lezionario, a valorizzare il canto, a favorire la partecipazione di quanti vivono la disabilità e a tradurre i gesti liturgici in gesti di vita. Quest’anno, inoltre, le attenzioni ai temi dell’Anno Santo vogliono contribuire a rinnovare la speranza, per imparare a guardare con lo sguardo di Dio la storia che ci ha plasmati, la realtà che ci circonda e il futuro che ci attende.
Il documento desidera essere uno strumento utile per le comunità cristiane, affinché gustino la spiritualità dell’Avvento e del Natale, si lascino trasformare dalla liturgia e crescano nell’arte del celebrare.
Le parole di Gesù, che saranno proclamate durante la celebrazione della prima domenica di Avvento di quest’anno, ci offrono una chiave di lettura per interpretare l’attuale contesto storico, contrassegnato da un’intensificazione della violenza e dei conflitti, che suscitano in ognuno sentimenti di ansia, incertezza, dubbio. Ci imbattiamo, infatti, frequentemente in persone scoraggiate, che guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse loro portare gioia. Questo sentimento di incertezza è particolarmente diffuso tra i giovani, che provano timore nell’idea di costruire famiglie e dare vita a una nuova generazione. «Risollevatevi e alzate il capo».
È in questo complesso momento della storia che Papa Francesco ci invita a essere “Pellegrini di Speranza”, a vivere un Anno Giubilare per “tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata, e fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto, cuore f iducioso e mente lungimirante”. La speranza cristiana, però, non si limita a un ottimismo generico, solo umano, non è attesa inerme, ma è un dono divino che richiede dedizione e impegno, come sottolineato nella lettera per il Giubileo: “Tutto ciò però sarà possibile se saremo capaci di recuperare il senso di fraternità universale, se non chiuderemo gli occhi davanti al dramma della povertà dilagante”.