Se vuoi andare veloce cammina da solo, se vuoi andare lontano cammina con gli altri - CARITAS TARVISINA

Se vuoi andare veloce cammina da solo, se vuoi andare lontano cammina con gli altri

Sono Federica e ho 20 anni. Quest’anno é un anno molto particolare per me e per le mie quattro compagne di avventura. Tutte noi abbiamo scelto di partecipare all’Anno di Volontariato Sociale di Caritas, durante il quale avremo modo di conoscere diverse realtà dove c’é bisogno di appoggio, realtà che ci circondano, ma alle quali spesso non prestiamo attenzione, come migranti, senza tetto, disabili, bambini.

Ad agosto sono tornata in Italia, inaspettatamente, dopo sette anni trascorsi in Perù con la mia famiglia (i miei genitori erano missionari lì). Ormai settembre era alle porte, dovevo darmi una mossa, decidere cosa fare, dare un esame di ammissione all’università….avevo due settimane! Non ce l’ho fatta.

In quel momento mi é caduto il mondo addosso. Mi sono chiesta: e adesso?

Così, parlando con degli amici in parrocchia, sono venuta a conoscenza del progetto dell’Anno di Volontariato Sociale. La proposta mi é piaciuta subito: avrei speso un anno al servizio di molte persone, ma sarebbe anche stata un’occasione di crescita. Così presi la mia decisione.

É già più di un mese che ho cominciato a prestare servizio in Caritas e in altre realtà esterne ed ogni giorno imparo qualcosa di nuovo, spesso anche da chi meno me lo aspetto.

Due settimane fa io e le altre ragazze AVS abbiamo condiviso tre giorni insieme di formazione. È stato un momento per conoscerci meglio, fare un primo punto della situazione e ricordarci che in ogni servizio dobbiamo trattare le persone con Carità ed accoglienza.

Ora mi pare ovvio che quest’esperienza non sia una cosa campata in aria perché non ero riuscita a realizzare il mio progetto di studio. Non vedo più questo volontariato come “qualcosa da fare mentre aspetto”, ma una parte decisiva ed importantissima della mia vita, anche se ancora non sono a cosa mi porterà. Federica

Finita la maturità, sfortunatamente, non rientravo tra le persone sicurissime della scelta universitaria, anzi l’unica certezza che avevo era il voler fare un’esperienza concreta, specialmente nell’ambito sociale. Scartato il Servizio Civile, sono venuta a conoscenza del progetto Anno di Volontariato Sociale (AVS) che mi ha letteralmente stregata. Sarà stata la possibilità di mettersi in gioco nell’aiutare gli altri, il venire a contatto con realtà nuove ed un percorso di formazione che mi avrebbe accompagnata durante l’anno a farmi rispondere sì, eccomi, sono pronta.

Così a metà ottobre, ho iniziato questo percorso assieme ad altre quattro ragazze in ricerca, come me, di qualcosa in più per colorare la propria vita. Ma nonostante la mia motivazione iniziale fosse quella di riuscire a scegliere al meglio l’università, ho ben presto capito che non potevo limitarmi solo a questo. Il contatto con realtà a me estranee, con persone che mi hanno fatto dono delle loro esperienze di vita ha smosso in me il desiderio di rimettermi interamente in discussione. Complice è stato il momento di convivenza con le altre ragazze AVS, in cui, per tre giorni, abbiamo condiviso il tetto, i pasti e ci siamo conosciute meglio. Credo che fondamentali siano stati i momenti di formazione per comprendere meglio Caritas, ma anche la condivisione delle nostre aspettative e paure per poter così sostenerci a vicenda. Inoltre, la semplicità del fare una pizza assieme, di guardare un film o di bere una tazza di thè hanno contribuito a creare un clima di serenità e a farci entrare ancora di più in sintonia rendendo questi giorni ricordi preziosi da custodire con cura.

Ad un mese di distanza posso affermare di aver trovato una seconda famiglia composta dalle mie compagne di strada, dagli operatori che con molta disponibilità ci stanno insegnando, dai volontari che ci accolgono sempre con il sorriso e dai formatori e responsabili che ci stanno seguendo.                                                                          Forse è proprio vero che se vuoi andare veloce cammini da solo, se invece vuoi andare lontano cammini in compagnia ed è questo l’augurio che faccio a tutti perché soltanto incontrando l’altro si colora la propria vita. Rakhi

Sono Ines, una ragazza di 22 anni che, così come altre quattro ragazze, a metà ottobre ha iniziato l’esperienza dell’Anno di Volontariato Sociale presso Caritas Tarvisina. In questo primo periodo sono impegnata anche nella scrittura della tesi per poter terminare il percorso di Laurea triennale in Scienze dell’Educazione – Educatore sociale, che ho frequentato presso lo IUSVE di Mestre.

Ho deciso di intraprendere questo percorso, spinta dalla voglia di sperimentare nel pratico quanto studiato e di farne esperienza in ambiti diversi, in vista anche della scelta che mi aspetterà dell’indirizzo di laurea magistrale. Più in generale, ho scelto di impegnarmi in esso perché credo mi permetterà di maturare come persona e come futura educatrice, imparando a “fare bene il Bene”, anche mettendosi al servizio di chi ha bisogno di aiuto.

Oltre ad aver cominciato ad operare nei diversi servizi, Sara, Rakhi, Federica, Erica ed io abbiamo partecipato già a diversi momenti di formazione, tra i quali il più consistente è stato/a la convivenza di tre giorni che abbiamo vissuto a fine novembre. Questa è stata per me un’occasione importante per iniziare a conoscere meglio le altre ragazze, Paola (l’operatrice che ci segue), il direttore don Davide ed altri operatori che ruotano attorno a Caritas Tarvisina. L’incontro con queste persone mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze su cos’è Caritas, quali sono la sua missione e i suoi valori cardine, come opera e quali progetti e servizi sostiene oggi. È stato, inoltre, per me particolarmente arricchente in quanto ha favorito una certa condivisione di idee ed alcuni momenti di testimonianza e racconto anche intimo e profondo di sé e della propria vita. Le attività che ci sono state proposte mi hanno dato la possibilità di prendermi del tempo per me, per definire in modo più approfondito quali motivazioni mi hanno spinto a scegliere questo percorso, quali aspettative e quali paure ho a riguardo e di guardarmi dentro su vari aspetti. In più, ascoltando, attraverso la condivisione, anche le mie “compagne di viaggio” esprimersi su questo, ho potuto ricevere nuovi spunti di riflessione su di me. E così il cammino di crescita continua… Ines

Oggi è il 23 novembre, è sera, è buio. Torno a casa mia dopo 3 intensi giorni di convivenza con le mie compagne di vita per quest’anno. Compagne di vita perché, anche se non sempre condividiamo toilette, tavola e camera come in questi giorni, tuttavia condividiamo un tratto di cammino della nostra vita: è un anno di AVS, una cosa strana che a spiegarne certi aspetti ad altri pare un po’ difficile da capire esattamente cos’è e perché lo si fa. Ora che è cominciato da un mese e mezzo, è per me un anno di messa a nudo, di esserci, di fidarsi, di relazioni, di cambi prospettiva. Io sono Erica, e le mie compagne di AVS non me le sono scelte, mi sono capitate. Così come mi sono capitati i diversi servizi in cui mi impegno durante la settimana. In quest’anno ho scelto di dedicarmi agli altri fidandomi, sempre pronta ad accogliere l’inatteso.

La convivenza che abbiamo vissuto in questi giorni è la prima di una serie: saranno dei punti saldi di quest’esperienza AVS. E’ come ricevere un’accelerata improvvisa del percorso di formazione: senza interruzioni parlare, cucinare, caffè, riflettere, condividere, ridere, caffè, pregare, parlare, ricchezze, ridere, pulire, testimonianze, caffè, discussioni, chiacchiere, scoprire, pizza, approfondire, amicizia, caffè, cantare, tacere, piangere, scrivere, mangiare, caffè…un po’ anche si dorme, ma non troppo visti i caffè! Ogni mezza giornata dedichiamo la nostra attenzione a qualcuno che per quel tempo si dedica solo a noi: il direttore, i formatori, gli operatori… Dio. Prendono dei pezzi di noi, li smontano e li rimettono a posto. Ci provocano, ci stimolano, ci arricchiscono, ci mostrano una via possibile.

E noi su questa via ci siamo incamminate: a nessuna età o momento della vita è semplice affidare anche le parti più scomode di noi stessi ad altri; ascoltare gli altri (che significa dare ascolto, stare a sentire, accogliere); ascoltarsi.

Sono Erica, sono alla fine del mio 25esimo anno d’età, sono infermiera. Sono tante altre cose. Ma ora sono, anche, e felicemente, AVS! Erica

Mi chiamo Sara, ho 19 anni e a luglio 2017 mi sono diplomata in Scienze umane.
Durante il mio ultimo anno di liceo ho dovuto riflettere molto su che strada percorrere alla fine di questo percorso che era giunto ormai al termine. Ho cercato di conoscere meglio le realtà universitarie che mi venivano proposte ma non c’era niente che mi convincesse, che mi facesse capire che quella poteva essere la mia strada. Allora ho deciso di fermarmi e di ascoltare il mio cuore, forse quello che cercavo non era un percorso di studi ma un percorso formativo che mi aiutasse a crescere ed elaborare quale sarà il mio posto all’interno della società.
Parlando con un’amica sono venuta a conoscenza dell’Anno di Volontariato Sociale (AVS) in Caritas e ho deciso di capire meglio quale fosse la proposta di questo progetto per i giovani. Dopo alcuni incontri con Paola (operatrice Caritas responsabile AVS) e il direttore don Davide ho fatto la mia scelta e ho deciso che avrei dedicato un anno della mia vita agli altri e a me.
All’interno di questo progetto ci sono molte proposte formative; la prima un po’ più corposa è stata la convivenza che abbiamo fatto qualche settimana fa. Noi AVS, accompagnate da Paola, abbiamo vissuto assieme per tre giorni, nei quali abbiamo potuto conoscerci meglio, capire quali sono le diversità ed i pregi che ci caratterizzano, abbiamo avuto il tempo di ascoltarci e di condividere gioie e fragilità che ci toccano in questo momento della nostra vita. Grazie all’incontro con alcuni operatori Caritas, il direttore e un nostro formatore (don Andrea Guidone) ci è stata presentata meglio la realtà Caritas, cosa fa e come lo fa, ci sono state fatte delle testimonianze concrete su alcune difficoltà che noi avevamo e ci è stato dato il tempo di rielaborare personalmente qual è il nostro percorso di fede in quanto cristiane. Sono stati tre giorni molto intensi che mi hanno dato modo di tirare fuori i miei dubbi e le mie paure e capire che spesso si avvicinavano molto a quelli delle altre ragazze, ho avuto l’occasione di farmi conoscere un po’ meglio condividendo ogni momento della giornata con persone che un mese e mezzo fa non conoscevo e che adesso stanno percorrendo un pezzo di strada con me. Sara

 

 


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