Emergenza coronavirus: la concretezza della Carità - CARITAS TREVISO

Emergenza coronavirus: la concretezza della Carità

L’emergenza legata alla diffusione del COVID-19 oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà. Accanto al lavoro encomiabile di medici e infermieri, le Caritas diocesane, grazie all’inesausto impegno dei volontari, non cessano di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc). «In molti casi – dichiara il Direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu – si è dovuto far fronte a problematiche nuove. Abbiamo attivato servizi domiciliari per la distribuzione di pasti e di beni alimentari, numeri verdi per raccogliere i bisogni delle persone costrette in casa, anziani soprattutto. Abbiamo dato supporto alle persone senza dimora impossibilitate a seguire le direttive del Governo sulla quarantena, e seguito situazioni specifiche, come ad esempio quella dei circensi, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, e dei rifugiati». «Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali – conclude don Soddu -. Sta emergendo il volto bello dell’Italia che non si arrende. Come comunità ecclesiali siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato papa Francesco nell’Angelus di domenica 15 marzo, a “riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”». Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili, Caritas Italiana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie.
Molte le dimensioni di intervento operanti sul territorio:
  • Ascolto: in sinergia con istituzioni e altre realtà locali, avvio di numeri verdi diocesani e contatti telefonici diretti con anziani e altre persone sole;
  • Aiuti materiali: nel rispetto delle normative, garantire mense e centri/strutture di accoglienza, servizi domiciliari di consegna di generi di prima necessità (farmaci, cibo, ecc.);
  • Accoglienza: laddove ci siano grandi numeri, in particolar modo riguardo i senza dimora, c’è necessità di reperire nuove strutture, in modo da ridurre i numeri nelle attuali ed evitare i focolai;
  • Attenzione: occorre dare risposta alla difficile situazione di quanti, nelle zone colpite dal terremoto in centro Italia, si trovano ancora oggi a vivere in strutture provvisorie e in situazioni di promiscuità forzata, spesso con condivisione dei servizi igienici;
  • Ricettività: un aiuto per l’alloggio dei molti infermieri e medici che si trasferiscono nelle strutture più bisognose per dare una mano;
  • Sicurezza: gli operatori e i volontari che svolgono il proprio servizio a contatto con le persone hanno necessità di poterlo fare in sicurezza, questo richiede la disponibilità di dispositivi sanitari come mascherine, guanti e disinfettanti;
  • Conforto: emerge un bisogno legato alla dimensione del lutto, sia come sostegno psicologico alla sua elaborazione per chi non ha potuto stare vicino ai propri cari o per gli operatori/volontari che hanno vissuto la scomparsa dei malati, sia come appoggio economico per chi non può far fronte alle spese funerarie;
  • Contrasto alla povertà educativa: attenzione verso quelle famiglie con figli in età scolare che hanno difficoltà con la didattica a distanza, sia per mancanza di ausili informatici, sia per assenza di competenze informatiche;
  • Sostegno: ad altre necessità sommerse, come ad esempio chi perde la propria fonte di reddito legata a “lavoretti informali” ecc.
Papa Francesco, tramite il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il 12 marzo ha donato 100mila euro a Caritas Italiana per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza per il diffondersi del contagio da Coronavirus (CoViD-19) su tutto il territorio italiano. Tale somma vuol essere un’immediata espressione del sentimento di spirituale vicinanza e paterno incoraggiamento da parte del Santo Padre verso tutti quei servizi essenziali a favore dei poveri e delle persone più deboli e vulnerabili della nostra società, che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente in Italia. «Il contributo, che accompagna la preghiera, a sostegno dell’amata popolazione italiana, è parte dell’impegno a favore delle Chiese locali che, attraverso le Caritas nazionali e le Caritas diocesane, garantiscono aiuto e solidarietà in favore di coloro che sono in difficoltà e in condizioni di precarietà e di bisogno», spiega il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Il 13 marzo 2020 la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, per sostenere le Caritas diocesane nella loro azione di supporto alle persone in difficoltà a causa dell’emergenza “coronavirus”, ha deliberato lo stanziamento di 10 milioni di euro provenienti da donazioni e dall’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. «Questo stanziamento straordinario della CEI – spiega il Direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu – si pone per le Caritas diocesane come un segno concreto di speranza e conforto. Le Chiese locali, in questo modo, continueranno a non far mancare il dinamismo forte della Carità».

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