«Il virus non conosce frontiere, stati né nazioni, e non è possibile fermarlo al confine come si fa con le persone.» - CARITAS TREVISO

«Il virus non conosce frontiere, stati né nazioni, e non è possibile fermarlo al confine come si fa con le persone.»

Un aggiornamento sulla situazione coronavirus dalla Serbia, dalle parole di Dusan, vice direttore di Caritas Valjevo.

Nel momento in cui gli ospedali del Nord Italia stavano collassando a causa di un numero sempre più alto di persone positive al SARS-CoV-2, la grande maggioranza dei cittadini serbi pensava che si trattasse di qualcosa che non sarebbe successo a noi. Tuttavia, nei primi giorni del mese di marzo, poiché il virus non conosce frontiere, stati né nazioni, e non è possibile fermarlo al confne come si fa con le persone, i primi cittadini della Serbia iniziano a riferire alle strutture sanitarie i sintomi di Covid 19. Il numero di contagiati inizia a crescere e il 15 marzo il Governo della Repubblica di Serbia dichiara lo stato di emergenza. Chiudono scuole e asili, alcune attività di commercio e alle persone over 65 si vieta il movimento. Presto viene introdotto anche il coprifuoco e il divieto di spostarsi dope le 17.00 si riferisce a tutti i cittadini della Serbia. I credenti della Chiesa cattolica festeggiano la Pasqua sotto un coprifuoco di 60 ore, mentre per la Pasqua ortodossa, il coprifuoco, cioè il divieto assoluto di qualsiasi movimento dura ben 84 ore. I primi fine settimana primaverili e le feste pasquali sono contrassegnati da strade deserte che vengono percorse solamente da servizi di emergenza e addetti alla disinfezione.

Con i primi casi di Covid 19 in Serbia, tre città si distinguono come focolai e una di queste tre è Valjevo. Rispetto al numero di abitanti e il numero di persone contagiate, a un certo punto Valjevo rappresenta la città con la più alta percentuale di persone infette e decedute. Aumenta il numero di persone positive al coronavirus e i media riferiscono i primi decessi. Uno dei primi deceduti a causa del virus è il vescovo di Valjevo, Milutin, vescovo della chiesa ortodossa serba. In poche settimane 180 persone sono state infettate e 19 sono morte. E i numeri continuano a crescere. L’unico argomento di cui si discute è il virus, mentre la paura e l’incertezza si percepiscono dappertutto.

Grazie alla fratellanza con Caritas Tarvisina e alle informazioni provenienti dall’Italia, ancora prima della proclamazione dello stato di emergenza in Serbia, Caritas Valjevo ha organizzato il proprio lavoro secondo le raccomandazioni e le misure di protezione per contrastare la diffusione del virus. Le attività all’interno del progetto Social Cafe, avviate presso il Centro d’Asilo di Bogovadja con il sostegno di Caritas Italiana e la Conferenza episcopale italiana, vengono modificate e adattate alla nuova situazione. Con il suo progetto Social Cafe, a causa del ritiro di altre organizzazioni, Caritas Valjevo rimane l’unica organizzazione presente nel Centro di Asilo di Bogovadja, oltre agli organi militari e statali responsabili della gestione del centro.

Il servizio di assistenza domiciliare che Caritas Valjevo fornisce continuamente dal 2001 ad adulti, anziani e persone con disabilità mentali e intellettuali, diventa ancora più importante per via del divieto di movimento delle persone di età superiore ai 65 anni. Le operatrici di Caritas diventano l’unico legame tra un gran numero di utenti del servizio e il mondo esterno. Rispettando le misure di sicurezza e nel momento in cui era quasi impossibile trovare e acquistare dispositivi di protezione, le operatrici di Caritas sono state dotate di mascherine, tute protettive, guanti e disinfettanti sin dal primo giorno della pandemia. Il servizio di assistenza domiciliare viene fornito a circa 130 utenti in questi giorni difficili con una costante supervisione. Oltre a curare gli utenti e mantenere la loro igiene, l’acquisto di medicinali e viveri e il supporto psicosociale per gli anziani diventano una nuova mansione molto importante. La vita umana agli occhi di Dio è di grande valore, e se in alcune circostanze, come questa, qualcosa mettesse in pericolo la salute e la vita di molte persone, nessuno dovrebbe sentirsi solo. Entrare nelle case degli anziani e dei malati, parlare con loro, portare l’attenzione cristiana e l’amore danno un senso di sicurezza agli utenti di Caritas.

Uno dei modi principali per prevenire la diffusione di Covid 19 è quello di mantenere frequentemente l’igiene personale e degli spazi, nonché lavare vestiti indossati. A tal fine, la lavanderia di Caritas Valjevo, il servizio gratuito per adulti, anziani e persone con disabilità, dall’inizio di questa pandemia lavora a pieno regime e nel giro di un mese sono stati lavati 400 kg di indumenti. Per quasi 60 utenti, questo è l’unico modo per seguire le raccomandazioni relative alle norme igieniche e quindi prevenire il contagio e limitare il rischio di diffusione del nuovo coronavirus.

La situazione attuale e la diffusione del coronavirus intimidisce naturalmente tutti noi, ma al tempo stesso è anche un’occasione per ricordare a noi stessi, o forse riscoprire che si tratta di una nuova opportunità per l’umanità di superare questa disgrazia con il potere di Dio. Il virus è riuscito ad abbattere in un lampo tutte le barriere e le differenze, quelle razziali, religiose, quelle tra ricchi e poveri, tra potenti e deboli…. Davanti al virus, come davanti a Dio, siamo tutti uguali. Non possiamo tornare alle barriere e alle divisioni quando tutto passa. Come ha detto il Santo Padre: non possiamo perdere quest’occasione. L’occasione di guardare di nuovo il nostro prossimo, di aiutare i bisognosi, di essere una fonte e una forza che promuove e diffonde il senso di responsabilità, solidarietà, forza, discernimento, condivisione reciproca e assistenza nelle difficoltà. Non possiamo tornare ai tempi di indifferenza, di egoismo e ai valori negativi innalzati su un piedistallo immeritato. Come esseri umani e come Caritas, dobbiamo essere e rimanere sempre sulla strada della dottrina sociale della nostra Chiesa.


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