La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente - CARITAS TREVISO

La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente

Una tragedia che addolora e che impone scelte lungimiranti

Una tragedia tra le più dolorose e gravi degli ultimi dieci anni. Così Fondazione Migrantes e Caritas Italiana commentano la strage di migranti avvenuta nel Mar Egeo davanti alle coste greche.

Nell’esprimere dolore per questo ennesimo tragico naufragio, Migrantes e Caritas sottolineano “la necessità di canali regolari d’ingresso in Europa che evitino la morte a uomini, donne e bambini costretti a fuggire per vivere una vita più dignitosa. Occorre una maggiore consapevolezza a livello europeo, affinché si superi presto il regolamento di Dublino e non si chiudono le frontiere”.

La terra è di tutti e ogni persona ha diritto di muoversi liberamente senza alcuna limitazione. Papa Francesco – ricordano Fondazione Migrantes e Caritas Italiana – nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che si celebrerà il prossimo settembre, sottolinea questa libertà a partire dal titolo “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Due diritti fondamentali come “il diritto di vivere nella propria terra o migrare liberamente. Diritti oggi a rischio perché spesso non si conoscono – o non si vogliono conoscere – le reali motivazioni delle partenze specialmente da luoghi dove c’è guerra o si vivono situazioni di estrema povertà. Dovrebbe essere chiaro per tutti che per comprendere bisogna conoscere”.

Papa Francesco, nell’Angelus di domenica 18 giugno, ricordando la prossima Giornata Mondiale del Rifugiato promossa dalle Nazioni Unite, rivolge il suo pensiero “con grande tristezza e tanto dolore” alle vittime del “gravissimo naufragio avvenuto nei giorni scorsi al largo delle coste della Grecia”. “Sembra che il mare fosse calmo” sottolinea il Pontefice, rinnovando la sua preghiera per quanti hanno perso la vita e implorando che “sempre si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie”.

Dall’omelia del Cardinale Zuppi in occasione della veglia di preghiera “Morire di speranza” del 22 giugno 2023

Nella Basilica di Santa Maria in Trastevere si è celebrata la veglia di preghiera “Morire di speranza” in ricordo dei tanti migranti che sono morti nel tentativo di giungere in Europa e negli Stati Uniti. Centinaia di donne e di uomini, insieme ai migranti e ai profughi di tante terre, hanno fatto memoria delle vittime dei viaggi della speranza.

“Non dobbiamo mai accettare che sia messa in discussione in nessuna occasione l’umanissima e responsabile legge del mare, regola di umanità per cui chiunque stia in pericolo sia salvato e custodito. E’ in pericolo. Si salva. Dobbiamo avere speranza, anche contro ogni speranza.

Quanti profughi ne sono una delle conseguenze! Gesù ci ricorda che vi sono anche carestie e terremoti, in vari luoghi. Ci mette in guardia dai falsi profeti che ingannano facendoci credere sicuri mentre siamo solo più esposti e meno umani. I falsi idoli riempiono di furore le nostre giornate e svuotano i cuori di amore. Vediamo tanta iniquità e l’amore raffreddato, come sempre avviene quando non amiamo il prossimo come noi stessi, anzi pensiamo che sia amore tolto a noi! Ecco allora l’invito ad essere perseveranti, cioè a non smettere di amare.

La perseveranza è ricordarci la storia di Osama, di 25 anni, e Shawq Muhammad, di 22 anni, siriani, annegati insieme a Moshin, Abdul e Sami, pakistani, la notte tra il 13 e il 14 giugno 2023 davanti a Kalamata, in Grecia, a causa del capovolgimento del barcone dopo un viaggio di 5 giorni iniziato a Tobruk, in Libia. Ricordiamo i 700 passeggeri, di cui molte donne e bambini, provenienti soprattutto da Siria, Egitto e Pakistan. Si sono salvati solo in 108.

La perseveranza è un amore che sente lo scandalo e la vergona per tanta enorme sofferenza, non si abitua a questa e ne fa motivo e urgenza per scegliere, per finalmente scegliere un sistema di protezione e di accoglienza sicuro per tutti, un sistema legale perché solo con la legalità si combatte l’illegalità, cioè il criminale lucro di persone. E l’Europa, figlia di chi è sopravvissuto alla guerra e che non smette di sentire quelle voci lontane di umili nomi e di quanti ci hanno consegnato questa libertà e questa giustizia, deve garantire i diritti che detiene, garantendo flussi che siano corridoi umanitari e corridoi di lavoro, corridoi universitari, ricongiungimenti familiari che garantiscono futuro e stabilità, l’adozione di persone che cercano solo qualcuno che dia fiducia e opportunità. E darla ce le fa trovare!

Non si può morire di speranza! Chi muore di speranza ci chiede di cercare in fretta perché non accada lo stesso ad altri, per trovare risposte possibili, degne di tanta nostra storia, consapevoli del futuro, della grandezza del nostro continente e della nostra patria.”


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