No all’odio e alla paura - CARITAS TARVISINA

No all’odio e alla paura

Il 9 novembre del 1989, giorno in cui è caduto il muro di Berlino, ha segnato l’inizio di un tempo speciale che ha infiammato i nostri cuori di luminose speranze e di grandi sogni. Per anni si è respirato un clima di fraternità e di pace. Si era avviato un processo di pacificazione e di serenità che sembrava inarrestabile. Sempre più cadevano muri e si gettavano le basi per costruire ponti. Ad un certo punto questo cammino si è improvvisamente interrotto con la strage delle torri gemelle a New York dell’11 settembre del 2001. Da quel giorno il mondo è cambiato ancora una volta. Si è innescata la nefasta spirale del terrorismo che ha seminato insicurezza, paura e odio nel cuore dell’umanità. Si è scatenato uno tsunami così violento da travolgere anche chi sembrava intoccabile. La sua onda lunga continua ancor oggi a destabilizzare gli equilibri di questa nostra terra.

È importante, però, che ci chiediamo come mai si è bloccato quel processo di pace che sembrava essere portatore di fiducia e speranza per il domani. Cosa è realmente successo ? Con molta onestà dobbiamo riconoscere che, con grande presunzione, abbiamo guardato alle dinamiche dell’umanità dal punto di vista del nord del mondo, della parte dei forti. Abbiamo spinto l’acceleratore dell’ sviluppo pensando al benessere di una parte (la più piccola) a scapito dell’altra (la più numerosa). Siamo caduti in un delirio di onnipotenza che ci ha portato a pensare che con il potere finanziario fosse possibile assicurarci un futuro di pace e serenità. Abbiamo riversato denaro (comunque briciole rispetto agli interessi dei più forti) nelle tasche di uomini potenti e corrotti, per comprare il silenzio ed imporre a caro prezzo la sottomissione dei più deboli. Abbiamo sempre pensato che tutto questo non finisse. Siamo entrati in una logica di onnipotenza che ci ha accecato e ha reso duro il nostro cuore, portandoci ad affrontare ogni difficoltà della vita con lo sterile e fasullo ritornello (da continua campagna elettorale) “prima i nostri”. Abbiamo seminato divisione per difendere a tutti i costi i nostri privilegi, i nostri interessi, il nostro benessere. In questi ultimi anni i più poveri e deboli ci hanno fatto capire che non ci può essere pace se prima non c’è giustizia. Con la loro carne ferita e i loro cuori lacerati dal dolore ci hanno fatto comprendere che la nostra tranquillità (economica e non solo) poggiava e poggia tutt’ora sulla sofferenza di altri. Tutto ciò ci inquieta e ci fa star male. Dinanzi agli esodi di massa di migliaia di uomini e donne che cercano la speranza, preferiamo non vedere, tiriamo dritto, ci giriamo dall’altra parte. L’individualismo in maniera vorace ci sta divorando l’anima. Stiamo sterilizzando i processi di comunione, distruggendo il desiderio di costruire ponti e alimentiamo la paura che ci porta a costruire muri per difenderci dall’altro, che non è più riconosciuto come un fratello da scoprire, ma come un nemico da combattere e respingere. Forse, senza accorgercene, ma in maniera inesorabile, stiamo abdicando alla beatitudine che ci chiede la responsabilità di essere costruttori di pace.

Oggi stiamo vivendo un momento molto delicato. Non possiamo sottovalutare i preoccupanti segnali che ci arrivano da oltre oceano, né tutte quelle derive populiste e nazionaliste che portano ad una visione del mondo in blocchi contrapposti ed incompatibili. Lo sappiamo tutti (forse) che sono menzogne, ma ci fanno comodo perché ci giustificano anche nelle nostre incoerenze. Preferiamo che qualcuno parli alla nostra pancia, perché se parla al nostro cuore e alla nostra mente ci chiede una impegnativa assunzione di responsabilità. Siamo chiamati ad abitare questo tempo esercitando pacificamente un pensiero critico e libero da qualsiasi pregiudizio e stereotipo. Abbiamo il dovere di contribuire alla globalizzazione della promozione della dignità di ogni uomo e della tutela dei suoi diritti. Siamo tutti cittadini del mondo e ciò non può essere relegato ad essere un privilegio dei più forti.

La scelta di Trump di alzare muri e di arroccarsi a difesa dei propri privilegi sta sdoganando decisioni di chiusura e di rifiuto in tanti angoli del mondo. Si sta soffiando sul fuoco dell’indifferenza che produce scarto, alimenta odio e paura. Non possiamo essere così ingenui da pensare che questo fuoco non abbia delle conseguenze anche su di noi. Prima o poi le ferite di tutto questo ci manderanno indietro tanto dolore e sofferenza. È necessario che ci svegliamo dal torpore in cui siamo caduti e che lottiamo per difendere, per ogni persona, uomo e donna, vecchio e bambino, povero e ricco, nero e bianco il diritto ad abitare il nostro meraviglioso mondo, il diritto a migrare liberamente e il diritto di rimanere nella propria terra. Non possiamo più tacere, ma è giunta l’ora di levare il nostro grido di sdegno e di disappunto verso chi ci vuole traghettare in un mondo di bugie, dove le logiche del potere generano divisioni e lotte. Ad un mondo lacerato dall’individualismo io dico di no con tutto il cuore e con tutte le mie forze. E tu ?


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