Missione in Serbia: un viaggio di fraternita - CARITAS TREVISO

Missione in Serbia: un viaggio di fraternita

 

Diario di un viaggio di fraternita

Giorno 1

Un gruppo di ragazzi giovanissimi, che giocano con le carte da Uno o a Memory, sui tavolini del Social Cafè. Siamo in Serbia, nel campo di accoglienza per rifugiati di Bogovadja, dove Caritas Valjevo propone e gestisce attività ludiche e educative per i ragazzi in cammino lungo la Rotta Balcanica. Quelli che giocano a Memory davanti a me sono ragazzi in sospeso: hanno lasciato la loro terra seguendo il sogno (ed il bisogno più che mai concreto) di trovare condizioni di vita dignitose, dirigendosi verso una parte di mondo dove non c’è guerra e la povertà è meno atroce. Sono fermi ai confini dell’Europa, o in attesa dello status di rifugiato. Sono interrotti.

Fuori nevica molto, e fa freddo. Dentro al Social Cafè però si sta bene, i ragazzi si scaldano sorseggiando una tazza di caffè. Dalle casse del computer, a disposizione per chi vuole connettersi a internet, arrivano le note di una canzone italiana. L’hanno messa in segno di accoglienza per noi!

Effettivamente, nella stanza del Social Cafè siamo arrivati noi ad increspare la routine quotidiana. Ci siamo Don Davide, Cecilia, Emmanuele ed io, operatori e volontari Caritas partiti da Treviso per fare visita ai nostri amici di Caritas Valjevo, con cui ormai da anni siamo gemellati e collaboriamo.

Ci sono Letizia e Federica, due giovani volontarie del trevigiano che hanno scelto di cominciare un trimestre di servizio proprio presso il campo di Bogovadja, dal 10 gennaio al 10 aprile 2022. Le abbiamo accompagnate, oggi è il primo giorno in cui visitano il campo. Sono visibilmente emozionate quando si siedono per la prima volta al tavolo con i ragazzi e cominciano la prima di molte, timide, chiacchiere di conoscenza reciproca.

Ci sono anche Rade e Dusan, operatori di Caritas Valjevo, che ormai per noi sono come fratelli. Il cammino condiviso delle nostre due Caritas ha portato anche ad organizzare scambi tra giovani volontari, come quello che vivranno Letizia e Federica.

È ora di pranzo, quindi i ragazzi si dirigono verso la mensa e, mentre anche noi usciamo dal Social Cafè per tornare a Valjevo e continuare la nostra giornata, penso: “questi ragazzi potrebbero essere miei fratelli”. Poi ci ripenso: “questi ragazzi sono miei fratelli”.

Giorno 2

Viene da chiedersi come mai due Caritas così lontane sentano la necessità di avviare un gemellaggio, e addirittura di condividere questo scambio con alcuni giovani volontari in partenza da un paese all’altro. La risposta a questo interrogativo, per me, è arrivata oggi.

Mentre Letizia e Federica cominciano la loro avventura di servizio, noi ci dirigiamo tra le strade innevate verso Belgrado, dove incontreremo l’Arcivescovo della città, il Direttore di Caritas Serbia, il Direttore di Caritas diocesana di Belgrado e l’economo della diocesi. Sembrano tutti molto felici di poter trascorrere del tempo insieme.

Durante la mattinata ho l’impressione che l’obiettivo sia quello di dare sostanza ai sogni: parliamo di come camminare insieme, dando radici a progetti che per ora sono nel nostro cuore ma che presto diventeranno realtà. Arka, un centro polifunzionale ed inclusivo immerso nel verde del territorio di Valjevo, sarà il luogo in cui le persone fragili potranno ritrovare dignità attraverso il lavoro e la relazione, e in cui i cittadini potranno farsi prossimi ai fratelli più in difficoltà, in una contaminazione che scardinerà i confini e i pregiudizi nei confronti di chi è considerato “ai margini”. Mi si accende il cuore all’idea di realizzare un progetto con un finale diverso, in cui la vicinanza ha la meglio sulla paura.

Mi sento tra fratelli, come mi è successo ieri al campo. Ho la chiara sensazione che il senso del gemellaggio è vivere nella relazione. Siamo due Caritas che hanno voglia di imparare l’una dall’altra, valorizzando le specificità dei rispettivi contesti, ed hanno voglia di dare l’una all’altra, unendosi in un cammino di crescita e reciprocità profonda. Come fanno due fratelli, diversi ma vicini.

Mi resta impressa la sensazione di calore, vero calore umano, con cui siamo stati accolti oggi.

Giorno 3

Facciamo colazione e salutiamo Rade e Dusan, dopo aver fatto il pieno della loro sincera ospitalità. Don Davide, Cecilia, Emmanuele ed io ripartiamo per Treviso, mentre Letizia e Federica resteranno in Serbia, ospiti di Caritas Valjevo, per vivere la loro esperienza con i ragazzi del campo.

Mentre siamo sulla strada, ancora innevata, ripenso ai ragazzi di Bogovadja, che adesso Letizia e Federica impareranno a conoscere. Ripenso alle persone che ho incontrato in vescovado, con cui collaboriamo per realizzare il sogno di Arka, a cui teniamo tutti così tanto.

Saluto la frontiera, quella che io posso attraversare senza problemi ma i ragazzi del campo no, pensando “che gusto avrebbe la nostra vita senza gli altri?” Secondo me la vita vera È relazione, e il sale che la rende degna di essere vissuta sono i fratelli che incontriamo ogni giorno intorno a noi.  

Alia Nastari


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