Se qualche anno fa mi avessero detto che avrei lavorato per la Caritas Diocesana, sicuramente avrei pensato ad uno scherzo.
Invece le strade del Signore sono davvero imprevedibili.
Quasi per caso, 16 anni fa, mi sono ritrovata a lavorare per la nostra diocesi come amministrativa della Caritas Tarvisina. Qualcuno di più in alto aveva tracciato la mia strada, la mia salvezza da una vita monotona e priva di valori.
Lavorare in Caritas è un privilegio. Qualcuno penserà come mai?
In una società dove ogni cosa è intrisa di frivolezze, dove i veri sentimenti non trovano spazio, dove i poveri e gli emarginati sono messi al bando dalla società odierna, io ho l’occasione ogni giorno di toccare con mano i veri valori della vita che sono fatti, non di cose grandiose, ma di sguardi, parole e gesti semplici che ti riempiono il cuore. L’incontrare ogni giorno persone nel bisogno fa in modo che il mio cuore rimanga vivo, pulsante, fa in modo che non mi assopisca, che non dica “non mi interessa”. A volte sarebbe più facile non vedere la povertà che mi circonda, delegarla agli altri e vivere la mia vita nell’illusione che la povertà non mi tocchi da vicino.
Come dice Papa Francesco: L’omissione è “il grande peccato nei confronti dei poveri. Qui assume un nome preciso: indifferenza”. “E’ dire: ‘Non mi riguarda, non è affar mio, è colpa della società’. È girarsi dall’altra parte quando il fratello è nel bisogno, è cambiare canale appena una questione seria ci infastidisce, è anche sdegnarsi di fronte al male senza far nulla.”
Allora lasciamoci toccare il cuore in modo che il “non mi interessa” diventi “sei prezioso ai miei occhi”