Alla scoperta di don Milani - CARITAS TREVISO

Alla scoperta di don Milani

UNA MATTINATA A BARBIANA… ALLA SCOPERTA DI DON MILANI

Siamo stati a Barbiana, che emozione!

Giovedì 23 giugno, noi ragazzi dell’Anno di Volontariato sociale di Treviso e di Vittorio Veneto, abbiamo caricato i nostri bagagli in macchina e siamo partiti alla volta delle colline fiorentine. Dopo qualche ora di viaggio siamo arrivati in località Vicchio, dove siamo stati calorosamente accolti dalla comunità il Mulino, una realtà costruita negli anni ’80 e che ancora oggi porta avanti gli ideali di comunione, condivisione e fede.

Dopo aver condiviso alcuni momenti insieme ai membri della comunità e dopo aver passato la notte nella loro splendida tenuta, abbiamo iniziato la nostra salita a Barbiana, una piccola parrocchia collocata sull’estremità di un colle, luogo in cui don Lorenzo Milani ha fondato la sua scuola negli anni ’50. Al termine del famoso “cammino della Costituzione”, lungo il quale sono posti cartelli con gli articoli della nostra Costituzione, ad aspettarci nella vecchia parrocchia c’era Cristoforo, un membro della Fondazione don Milani, che con molta disponibilità e passione ci ha raccontato la storia di don Lorenzo e ci ha fatto rivivere i luoghi frequentati dagli alunni della scuola.

È stata una grande emozione entrare nella piccola aula di scuola di Barbiana, un luogo dove sembra che il tempo si sia fermato, una saletta con tre tavoli, tutti costruiti dagli allievi, circondata da muri ricchi di grafici, cartine, pannelli originali fatti a mano dai ragazzi. La cosa che più ha attirato la mia attenzione è stata la scritta appesa alla porta “I care”, il motto di don Lorenzo, con sotto scritto un suo pensiero: “in una parete della nostra scuola c’è scritto grande “I care”. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori: “Me ne importa, mi sta a cuore”. È il contrario esatto del motto fascista “Me ne frego”. Due parole che racchiudono il senso di tutta l’esperienza di questa scuola, infatti per don Milani era importante interessarsi delle cose che stanno a cuore, delle cose che interessano ai suoi allievi e delle cose che interessano la società, perché a lui starsene zitto e indifferente non piaceva proprio.

Nella sua lunga spiegazione Cristoforo ci racconta gli aneddoti e le vicende della vita di don Milani, dalla sua infanzia al suo periodo di malattia. Ci racconta della sua famiglia di origine, della sua esperienza nella parrocchia di San Donato a Calenzano (Firenze), del suo rapporto con la Chiesa e soprattutto della sua esperienza nella parrocchia di Barbiana. Don Lorenzo era stato affidato a questa parrocchia perché era ritenuto un prete con idee troppo rivoluzionarie, e Barbiana era il luogo ideale per non fargli fare troppi danni. Il giorno in cui è arrivato a Barbiana, insieme alle perpetue della sua parrocchia di Calenzano, Eda e sua figlia Giulia, si è trovato di fronte a una parrocchia raggiungibile solo a piedi tramite un sentiero, senza corrente, senza acqua. Nessun fedele lo ha atteso al suo arrivo. Era un territorio dove la maggior parte degli abitanti lavorava i campi e non era interessata a partecipare alla vita della parrocchia. Don Lorenzo inizia a girare casa per casa a chiedere alle famiglie di contadini e operai di inviare i propri figli alla sua scuola. Aveva già capito quanto valore avesse la cultura nella vita di un ragazzo, di quanto fosse importante dare parola alle persone che non l’avevano. È così che nasce la scuola di Barbiana. La scuola era aperta tutti i giorni per 8 ore al giorno, una questione di giustizia la definiva don Milani, poiché i fratelli e i coetanei di questi ragazzi, ai quali non era concesso frequentare la scuola, dovevano lavorare nei campi 8/10 ore al giorno. Gli insegnamenti erano molto vari, si studiava quello che interessava ai ragazzi, si partiva dai loro interessi per poi studiare chiaramente anche i programmi ministeriali. Il metodo era quello che oggi definiremmo “peer to peer education”, ovvero la lezione veniva ripetuta da ogni alunno fino a quando non era stata appresa da tutti. I libri di testo fondamentali della scuola erano tre: il Vangelo, che don Milani spiegava come libro, senza alcuna finalità di indottrinamento, la Costituzione, poiché riteneva che tutti dovessero conoscere i propri diritti per poter farli valere, e i quotidiani, ai quali ogni giorno venivano dedicate delle ore di lettura, affinchè i ragazzi conoscessero che cosa stesse avvenendo nel mondo e potessero formarsi un’opinione critica sui fatti. Don Milani era davvero interessato ai suoi allievi e fece di tutto per fargli apprendere tutto ciò di cui avevano bisogno per vivere una vita autonoma ed emancipata. Importante fu anche lo studio delle lingue e l’invio dei ragazzi in età adolescenziale a fare delle esperienze di lavoro all’estero.

Don Milani scrisse tre libri: il primo, Esperienze Pastorali (1958), venne censurato dalla Chiesa e gli costò il suo esilio a Barbiana, nel quale raccolse riflessioni sul senso e sulle funzioni della Chiesa e sul ruolo dell’istruzione; il secondo, l’Obbedienza non è più una virtù (1965), nel quale difende gli obiettori di coscienza; e, infine, Lettere a una professoressa (1967), un libro scritto insieme a tutti gli allievi di Barbiana, una condanna al sistema scolastico italiano, nel quale viene proposta una riforma che prenda in considerazione anche le classi più povere e disagiate.

L’esperienza a Barbiana è stata una grande testimonianza di amore, #unamorechespacca, come dice il nostro nuovo motto dei giovani. Don Milani ha messo tutta la sua forza, tutta la sua volontà, nell’intento di dare parola ai più svantaggiati, nel creare una scuola che desse giustizia ai ragazzi più poveri, con meno possibilità di ottenere istruzione. Ha preso con fiducia il suo mandato in una parrocchia semideserta e ne ha fatto fiorire un modello educativo per tutti. Dal nulla ha creato una scuola, è riuscito a dare uno spazio di formazione e di crescita agli abitanti della zona. È stato un grande esempio di fede, non ha mai perso fiducia nel suo progetto, non si è mai sentito abbandonato, ma ha sempre trovato la forza per dare il meglio ai suoi ragazzi.

Siamo veramente grati di aver potuto vivere questa esperienza, di aver potuto conoscere la figura di don Lorenzo Milani e di aver potuto rivivere i suoi luoghi, la sua scuola, la sua chiesa.

Martina Fontebasso

 

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