Condivisioni e scoperte con “Passi... da noi?!” - CARITAS TREVISO

Condivisioni e scoperte con “Passi… da noi?!”

Segno di tante presenze

Sabato 14 giugno, con l’evento “Passi…da noi?!”, la Casa della Carità ha aperto le porte alla cittadinanza per far conoscere i servizi che come Caritas diocesana offriamo alle persone in situazione di grave marginalità.

La giornata è cominciata con le visite guidate agli spazi della Casa, condotte da operatori, volontari e ospiti senza dimora: oltre 70 persone hanno ascoltato la storia che c’è dietro all’operato del nostro Centro di ascolto, alla preparazione dei pasti in mensa, al servizio docce, lavanderia, bagno pubblico. Molte persone non sanno dell’esistenza di questo luogo di accoglienza a due passi dal centro di Treviso, oppure non hanno avuto mai occasione di vederlo con i propri occhi e di incontrare chi lo abita quotidianamente.

Le domande non sono mancate: quanti pasti vengono offerti ogni sera? Che tipo di bisogni hanno le persone che arrivano in Centro di ascolto? Cosa possono fare i cittadini per sostenere chi vive una condizione di povertà e fragilità?

A seguito delle visite ci siamo seduti attorno alla tavola per un “giro pizza” condiviso, come ricordava don Bruno Baratto, il nostro direttore: “Un momento di incontro a tavola, luogo in cui anche Gesù incontrava le persone”. Eravamo in oltre 100, e anche il nostro vescovo Michele ha scelto di vivere questo momento con tutti i presenti e con gli ospiti senza dimora che avevano condotto le visite o erano arrivati per la cena. La serata è stata gioviale e serena, ci si è sentiti davvero parte di una grande famiglia. Sedersi allo stesso tavolo in un tempo di gratuità e libertà ha permesso alle persone di continuare a conoscersi, ascoltarsi reciprocamente, raccontarsi esperienze e raccogliere vissuti da prospettive diverse.

La serata si è conclusa con lo spettacolo teatrale “Eracle, l’invisibile” della compagnia Teatro dei Borgia che, a partire dal mito, racconta lo scivolamento del protagonista nell’abisso della marginalità.

La compagnia affronta il processo di creazione artistica con percorsi di ricerca sul campo, immergendosi completamente nella realtà che vuole raccontare. L’esito è di forte impatto; il pubblico in sala era rapito e le emozioni erano palpabili. Ciò che rende lo spettacolo particolarmente toccante è la velocità con cui il protagonista perde tutto ciò che ha: il lavoro, la famiglia, la salute mentale, la speranza. Perde anche soldi, casa, automobile, ma non è questo ciò che conta per lui. Quello che lo dilania è non avere più diritto alla libertà di poter vedere chi ama. Don Bruno ricordava come per “Passare da una vita tutto sommato tranquilla e data per scontata, a una condizione di disgrazia, relazionale ed economica, sembra davvero volerci l’intervallo di un attimo, lo spazio di un solo passo. È quello che talvolta intravediamo nei volti di molti che approdano nella Casa della Carità”.

Al termine dello spettacolo ci siamo detti che come Caritas pensiamo sia fondamentale continuare a realizzare momenti così, sforzandoci di affinare sempre più il nostro lavoro animativo e di sensibilizzazione rivolto al territorio.

Desideriamo che la Casa diventi un luogo caro a tutti e tutte, come ricordava il direttore “un «segno» che ci spinge tutti a ricordare la presenza di chi riduciamo a essere invisibile, perché troppe volte consideriamo scomodo per il nostro vivere quotidiano”. Soltanto prendendoci ciascuno, in prima persona, un pezzetto di responsabilità per il prossimo, potremo custodire davvero chi rischia di essere invisibile agli occhi e al cuore.

 


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