In comunione con papa Leone XIV, Caritas Italiana fa proprio l’appello per “un immediato cessate il fuoco”. La speranza che ciò avvenga non esime dal pronunciare parole chiare non solo contro la guerra ma anche contro ciò che la alimenta.
Quello che accade a Gaza “non è guerra, è crudeltà”, disse papa Francesco in occasione del suo ultimo discorso alla Curia romana. È il volto brutale di un conflitto che non risparmia i più fragili e che calpesta il Diritto internazionale.
Caritas Italiana chiede con forza alla Comunità internazionale di condannare ogni forma di terrorismo e ogni uso illegittimo delle armi contro i civili innocenti. Auspica anche che la Comunità internazionale recuperi il suo ruolo di garante della pace e del bene comune, dando forza ed efficacia alle Organizzazioni multilaterali.
Da subito si sospenda la vendita di armi che alimentano i conflitti
Per costruire la pace sono necessarie scelte e istituzioni di pace. E per sostenere la vita in tutte le sue forme vanno bandite le armi che uccidono innocenti.
Caritas Italiana esprime la sua solidarietà a tutte le comunità coinvolte in questa guerra – come in tutte le altre guerre – ed è particolarmente vicina, in questo momento, a padre Gabriel Romanelli e alla sua piccola comunità cristiana che continua ad annunciare, pur nella distruzione, la “buona notizia”.
- Leggi l’appello della Presidenza di Caritas Italiana
- Che cosa fa Caritas Italiana con Caritas Gerusalemme
Le dichiarazioni di papa Leone, Caritas Internationalis e il patriarca Pizzaballa
Il 20 luglio 2025 papa Leone ha dichiarato, nel dopo Angelus:
“Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”.
- Leggi le parole di papa Leone
L’appello è stato ripreso e rilanciato da Caritas Internationalis con una dichiarazione.
“Dobbiamo fermare i semi dell’odio che vengono seminati nei cuori dei giovani palestinesi e israeliani, e altrove nella regione. Questi semi alimenteranno le guerre in Medio Oriente per i decenni a venire. Dobbiamo spezzare i cicli di odio, violenza e indifferenza internazionale verso l’immensa sofferenza umana. Il silenzio di fronte a questa situazione è complicità”.
Dopo la visita a Gaza assieme al patriarca Teofilo III, il patriarca Pizzaballa ha detto tra l’altro:
“È importante sottolineare e ripetere che la nostra missione non è rivolta a un gruppo specifico, ma a tutti. I nostri ospedali, rifugi, scuole, parrocchie – San Porfirio, la Sacra Famiglia, l’ospedale arabo Al-Ahli, la Caritas – sono luoghi di incontro e condivisione per tutti: cristiani, musulmani, credenti, scettici, rifugiati, bambini”.
“Gli aiuti umanitari non sono solo necessari, sono una questione di vita o di morte. Rifiutarli non è un ritardo, ma una condanna. Ogni ora senza cibo, acqua, medicine e riparo provoca un danno profondo”.
“Sosteniamo quindi l’opera di tutti gli attori umanitari – locali e internazionali, cristiani e musulmani, religiosi e laici – che stanno rischiando tutto per portare la vita in questo mare di devastazione umana”.
“Quando questa guerra sarà finita, avremo un lungo viaggio davanti a noi per iniziare il processo di guarigione e riconciliazione tra il popolo palestinese e il popolo israeliano, dalle troppe ferite che questa guerra ha causato nella vita di troppi: una riconciliazione autentica, dolorosa e coraggiosa. Non dimenticare, ma perdonare. Non cancellare le ferite, ma trasformarle in saggezza. Solo un percorso di questo tipo può rendere possibile la pace, non solo politicamente, ma anche umanamente.
Come pastori della Chiesa in Terra Santa, rinnoviamo il nostro impegno per una pace giusta, per la dignità incondizionata e per un amore che trascende tutti i confini. Non trasformiamo la pace in uno slogan, mentre la guerra rimane il pane quotidiano dei poveri”.
- Leggi le parole del patriarca Card. Pizzaballa, 22 luglio.
- Vedi il videomessaggio che è stato proiettato in piazza san Pietro il 31 luglio 2025 ai giovani che partecipano al Giubileo. Pizzaballa: “A Gaza è pericoloso uscire da casa”
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Aggiornato il 31 luglio 2025