Il panorama si presenta ancora caratterizzato da pesantezza, insicurezza e mancanza di prospettive, ma in modo non uniforme. Siamo quindi di fronte ad uno scenario a luci ed ombre dove a fare la differenza più che i settori economici sono le singole aziende che si muovono in recessione o progresso a seconda di ordinativi, capacità imprenditoriali, relazioni e mercati.
Il clima di difficoltà è misurato dalla stagnazione del PIL anche del III° trimestre 2014, dalla diminuzione degli investimenti, della produzione industriale e dei consumi; in Veneto rimane elevato il numero dei licenziamenti e Treviso spicca come la città con il più alto numero di crisi aziendali con riduzioni anche del 75% del personale. Inoltre in Veneto le imprese attive sono diminuite dello 0,3%.
Rimane ancora in grave difficoltà il settore delle costruzioni, arranca il manifatturiero, in stallo il settore del commercio; buone invece le performance di ristorazione, servizi e start-up.
Si intravedono comunque i primi timidi segnali di ripresa, sono diminuite fortemente le richieste di Cassa Integrazione Guadagni, è invece aumentato l’indice di fiducia degli imprenditori nel complesso rispetto agli anni scorsi, merito forse anche delle novità normative ed i nuovi contributi sul lavoro; c’è un aumento delle assunzioni tanto che in Regione si paventa un saldo in pareggio o forse tendenzialmente positivo tra licenziamenti ed assunzioni. Se vengono confermati i dati di inizio riforma assisteremo ad un miglioramento qualitativo delle assunzioni con prevalenza di quelle a tempo indeterminato rispetto a quelle a tempo determinato.
C’è da considerare che proveniamo da tanti anni di segni negativi per l’economia ed occupazione e permane ancora una consistente sacca di cassintegrati e disoccupati nella fascia dei cinquantenni.
Gli operatori economici soffrono ancora per una mancanza di tutela del credito (in questo senso può essere letto anche l’aumento delle società di capitali e l’accesso a procedure concorsuali di aziende che immediatamente riaprono con altro nome o prestanomi), una pesantezza della burocrazia asfissiante, una contrazione degli utili ed un aumento esponenziale della tassazione diretta e indiretta che priva le aziende di risorse per investimenti.
Sicuramente soprattutto nelle piccole aziende manca una cultura imprenditoriale e se in tempi di “vacche grasse” gli utili coprivano abbondantemente ogni lacuna, oggi non è più così e serve maggiore oculatezza, nella grande azienda c’è un sovrabbondare di manager che hanno obiettivi di breve e medio periodo quando servirebbe una programmazione più a lungo termine per garantire fiducia e prospettive.
Caritas dal 2011 ha cercato di tessere una rete di solidarietà tra le associazioni di categoria del territorio, gli Istituti di Credito, associazioni e ordini di professionisti che si pone come obiettivo quello di salvaguardare e custodire l’uomo. Questa intensa rete creata è volta all’accompagnamento della persona ad uscire dall’isolamento che si è creata attorno, facendole capire qual è la sua situazione familiare, relazionale e imprenditoriale. Questo processo prevede che gli “operatori fiduciari” incontrino più volte l’imprenditore, instaurando un vero e proprio rapporto di fiducia. Questo consente agli operatori di dare alla persona dei consigli specifici e di sottolineare gli atteggiamenti che possono complicare e disturbare la sua vita professionale e personale.
Inizialmente le richieste di aiuto erano notevoli poi, via via che la società si è presa carico di questi imprenditori bisognosi di ascolto e di sostegno, si è notata una riduzione di accessi. Possiamo pertanto affermare che la comunità è riuscita a sostenere tali situazioni di necessità in modo autonomo e prima che possano sfociare in gesti estremi.