Come Fondazione Caritas Treviso ci uniamo alla posizione della presidenza di Caritas Italiana, riunitasi il 29 maggio, che si è occupata, tra gli altri punti, della tragica situazione nella Striscia di Gaza, in Ucraina e nei contesti di conflitto dimenticati.
Caritas Italiana ha aderito con convinzione agli appelli di papa Leone XIV, rilanciati anche dai Vescovi italiani, affinché ovunque si soffre per la guerra tacciano le armi e sia sostenuta ogni iniziativa di dialogo e di pace. A Gaza in particolare si consenta “l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari”, “siano liberati tutti gli ostaggi, si rispetti integralmente il diritto umanitario”.
Caritas Italiana è vicina alle operatrici e agli operatori di Caritas Gerusalemme – così come alle Caritas e a tutte le persone impegnate nelle altre zone di guerra –, di cui sostiene gli sforzi a sostegno della popolazione. Sono segno di speranza nella tragedia.
Per altri aggiornamenti sull’emergenza in Terra Santa leggi:
Rottura della Tregua (marzo e aprile 2025) QUI
Dati generali sull’emergenza in Terra Santa QUI
Voci da Gerusalemme. “Vogliamo essere pronti a rispondere”
(aggiornamento 19/06/25)
Dopo l’acuirsi del conflitto tra Israele e Iran, il segretario generale di Caritas Gerusalemme, Anton Asfar, descrive la situazione in cui si trovano a lavorare, in questi giorni, gli operatori attivi a Gerusalemme, in Cisgiordania e a Gaza.
Qui sotto le sue parole tratte dal videomessaggio, mandato in risposta a una richiesta delle diocesi del Nordest che, in ogni attività estiva, proporranno ai giovani di pregare per la Terra Santa e per Gaza in particolare, promuovendo contestualmente attività di sensibilizzazione.
La situazione in Terra Santa si è aggravata notevolmente negli ultimi giorni, a partire dalla sera di giovedì e venerdì, con l’inizio della guerra tra lo Stato di Israele e la Repubblica Islamica dell’Iran. Siamo stati costretti a sospendere le operazioni di Caritas Gerusalemme venerdì, dando priorità alla sicurezza dei nostri team e dei colleghi che lavorano in Terra Santa.
Pronti a rispondere
Il personale era desideroso di riprendere le operazioni e, in quanto organizzazione umanitaria e di soccorso della Chiesa, vogliamo essere i primi a rispondere, anche in questa escalation. Così il team sanitario ha ripreso le operazioni, sia in Cisgiordania, nel nostro Centro medico di Taybeh, sia a Gaza, fornendo servizi salvavita alla comunità in generale.
Anche a Gerusalemme siamo tornati al lavoro lunedì con le équipe, nonostante gli allarmi e gli avvertimenti e le continue sirene e i missili in tutto il Paese. Dobbiamo correre nelle aree protette quando i missili vengono lanciati verso la Terra Santa, dando priorità anche alla sicurezza del personale.
Le nostre squadre hanno ripreso a distribuire pasti caldi alle persone vulnerabili, per lo più anziane, con l’impegno dei nostri meravigliosi giovani volontari che sostengono i nostri servizi in Cisgiordania.
La tragedia di Gaza
A Gaza, in realtà, la situazione non è affatto migliorata. La gente muore di fame, cerca cibo ogni giorno, non c’è acqua pulita, le persone sono malate, hanno mal di pancia, si vedono bambini che camminano scalzi, in piedi su colline di rifiuti solidi, alla ricerca di cibo di scarto, solo per sopravvivere.
La situazione è davvero catastrofica e la necessità di sostenere la comunità deve essere soddisfatta immediatamente. Con la chiusura e il blocco del corridoio umanitario, non possiamo portare a Gaza forniture salvavita, ma le nostre équipe sono tenaci e cercano di fornire almeno servizi di assistenza sanitaria con i mezzi e le risorse che abbiamo.
Anche la situazione nelle chiese, che si tratti di quella latina, della Sacra Famiglia o di quella di San Raffaele, si sta deteriorando, il cibo si sta esaurendo, le persone si ammalano, purtroppo, e non abbiamo i mezzi per portare rifornimenti alla comunità.
Le difficoltà economiche
In Cisgiordania, ci sono molte chiusure, ci sono più di 878 posti di blocco. Ho avuto l’opportunità di visitare il governatorato di Jenin mercoledì e giovedì scorsi e ho potuto constatare di persona i cambiamenti in atto. Si vedono nuove enormi recinzioni di sicurezza installate intorno ai villaggi, che creano enclave e impediscono alla gente di muoversi.
L’accesso e la circolazione stanno diventando davvero molto difficili. Non c’è un vero e proprio commercio né movimento di lavoratori all’interno dei territori palestinesi, e questo ha deteriorato molto l’economia sul piano agricolo e commerciale. Senza dimenticare che non ci sono pellegrinaggi in Terra Santa e Betlemme sta ancora soffrendo. La comunità dipende molto dalle fonti di reddito provenienti dai pellegrinaggi, quindi cerchiamo di sostenere queste comunità, sia fornendo loro assistenza in denaro, sia sostenendo i loro figli per i costi della scuola, sia fornendo medicine o cure mediche alla comunità in generale.
La speranza
Sì, è devastante, ma noi di Caritas abbiamo ancora speranza. Questa speranza è una speranza interiore che deriva dalla nostra forte fede, e dalle vostre preghiere, dai vostri continui messaggi di sostegno e solidarietà. Vediamo persone con l’amore nel cuore, e persone che vogliono sostenerci. Questo ci solleva davvero e continua a far rinascere la speranza in noi, per continuare la nostra missione in Terra Santa.
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Aggiornato il 23 Giugno 2025