Dal 17 al 20 aprile, presso l’Auditorium del Grand Hotel Salerno, il 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, dal titolo “Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni”.
Presenti oltre 660 partecipanti, provenienti da 173 Caritas diocesane di tutta Italia, per 4 giorni di confronto e riflessione fino al 20 aprile lungo le “tre vie” consegnate alle Caritas da papa Francesco in occasione del 50° dell’istituzione di Caritas Italiana (1 luglio 1971): “partire dagli ultimi, custodire lo stile del Vangelo, sviluppare la creatività”
Prima giornata
In apertura i saluti dell’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, mons. Andrea Bellandi, e del Sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, hanno introdotto i partecipanti ad una realtà come quella salernitana che vive già molte delle attenzioni che saranno messe a tema in questi giorni, a partire dall’accoglienza dei migranti e delle politiche di contrasto alla povertà.
Temi ripresi ed ampliati nella sua introduzione al Convegno da mons. Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e presidente della Conferenza Episcopale della Campania, che ha ricordato anche il cammino delle Chiese campane di fronte al dramma dell’inquinamento ambientale, che vede coinvolte in particolare le zone tra Napoli e Caserta, e quello dello spopolamento delle aree interne. Forte poi l’appello del presule campano ai partecipanti perché in questi giorni, sulla scorta del ricordo anche di mons. Nervo, primo Presidente di Caritas Italiana scomparso il 21 marzo di 10 anni fa, “si interroghino sempre sul posto che hanno i poveri nelle nostre comunità ecclesiali e civili” e siano “capaci di gesti profetici” di fronte alle sfide di oggi, a partire da quelle della pace e delle ingiustizie sociali.
Presentando il programma del Convegno, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, ha poi sottolineato come “questo cammino delle Caritas diocesane non sia scollegato da quello complessivo della Chiesa, come mostrano anche i temi scelti per le Assemblee tematiche di mercoledì 19, incentrate su ‘salute, educazione, giovani, missione e migranti’”, e come esso debba sempre partire dalla preghiera e dalla Parola di Dio, che “ci dicono chi siamo come Caritas e della dignità dei poveri”.
A concludere la parte introduttiva al Convegno il saluto del Presidente della Regione Campania, on. Vicenzo De Luca, che ha sottolineato gli impegni comuni per la pace, per le nuove generazioni, contro il calo delle nascite e per i diritti fondamentali delle persone, a partire da quelli dei migranti.
Dopo un momento di preghiera, la riflessione di Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD, ha posto a tema il ruolo del Sud e di come in questi anni esso abbia subito un’idea sbagliata di sviluppo “tutta quantitativa ed economicistica, pensando solo al trasferimento di risorse; tutta basata sull’esigenza di rendere forte e potente l’offerta di risorse (che pure servono); e sostanzialmente disattenta alla domanda, alle energie locali, alle responsabilità locali”. Per Borgomeo invece occorre pensare che “può esserci sviluppo solido e duraturo al Sud solo là dove c’è una sufficiente dotazione di capitale sociale, capitale umano, comunità”, da qui l’invito alla Caritas diocesane a fare tesoro di quanto già fanno su questo versante e a considerarsi sempre più come soggetti “capaci di fare proposte e di gestire spazi e processi, a partire da quelli del welfare, in maniera più efficace ed efficiente del pubblico”. Per fare questo occorre ripensare allo “sviluppo come vocazione, come processo di popolo, come comunità che cresce insieme”, partendo da quello che Caritas sa già fare: “investire sui più fragili, perché è con loro che si possono avviare percorsi di cambiamento”.
Ha concluso il primo giorno del Convegno mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che ha ricordato come il “servizio alla carità non vada inteso come un’azione della Chiesa, bensì come sua dimensione costitutiva, strettamente connessa alla celebrazione e all’annuncio”, nella quale hanno un ruolo centrale le comunità. “L’opera della Caritas – ha sottolineato mons. Baturi – si mostra bene nel saper accendere la carità nelle singole comunità”.
Seconda giornata
Un invito alla scoperta della “gioia che ci prepara il Signore” e ad abitare le sue “infinite periferie” come luoghi reali, ma anche “simbolici e teologici”, quello fatto da don Francesco Picone, vicario generale e moderatore della curia della Diocesi di Aversa, nella lectio e nella preghiera che hanno aperto la seconda giornata del 43° Convegno delle Caritas diocesane in svolgimento a Salerno.
Salvatore Ferrigno ha poi emozionato la platea, portando la sua difficile esperienza di riscatto dalla droga, dal carcere, dalla vita in strada, grazie all’incontro con Caritas, dove si è sentito accolto e ascoltato, ha ripreso in mano la sua vita, trovando, nella fiducia ricevuta, la sua vera strada.
Nel suo intervento il prof. Giovanni Laino, docente in Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università Federico II di Napoli e curatore del V Rapporto sulle politiche urbane per le periferie, ha invitato a comprendere a fondo i motivi che riproducono squilibri, superando l’Italia delle “4 G, ossia dell’in-giustizia geografica, di genere, generazionale, e complessivamente sociale”. “Le periferie – dice Laino – hanno bisogno di programmi non occasionali, che rendano effettivamente esigibili i diritti. Sono importanti gli spazi, ma allo stesso tempo le risorse umane, quelle economiche e le competenze. E per fare questo occorre un approccio integrato e pluridimensionale”.
In questa stessa direzione è andato il prof. Carmine Matarazzo, ordinario di Teologia pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, che ha sottolineato come “il paradigma delle periferie non deve correre il rischio di promuovere slogan, piuttosto deve aiutare l’azione caritatevole ed umanitaria delle comunità ecclesiali ad ascoltare meglio e con più competenze le istanze umane presenti nei territori e quartieri urbanizzati o meno”. Occorre così cambiare questo paradigma, come fa papa Francesco, e considerare “le periferie come centro”. “Affinché le parole abbiano un giusto impatto nella realtà – ha sottolineato Matarazzo -, abbiamo bisogno di un cambio di mentalità capace di aiutare un mutamento sistemico. Le periferie sono prima di tutto esistenziali, spesso “deserti di case” che pur pullulando di palazzi sono vuote di relazioni, di incontri, di amore. “Per ‘abitare’ le periferie esistenziali e geografiche occorre dis-velare la presenza operativa della testimonianza del Vangelo, predicata con le parole e la vita. “L’auspicio – ha concluso – è che la condivisione del cammino sinodale sia motivo di cambio sistemico e diventi mentalità dell’abitare evangelicamente ogni periferia, non nella logica del possesso ma in quella dell’ascolto e dell’accompagnamento”.
Voci da “terre ferite”, ma allo stesso tempo forti delle loro comunità “unite e resilienti”. È l’immagine emersa dalla Tavola rotonda, svoltasi nel pomeriggio. Coordinata da don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio CEI per i problemi sociali e il lavoro, ha visto gli interventi di don Gino Ballirano, parroco di Casa Micciola ad Ischia, di don Maurizio Patriciello dalla Terra dei Fuochi, di Gennaro Pagano, coordinatore del patto educativo per Napoli, e di don Alberto Conti, Direttore della Caritas diocesana di Trivento, sull’appennino abruzzese. Ognuno di loro ha raccontato le fatiche e le difficoltà che vivono i loro territori, colpiti o dal terremoto come nel caso di Ischia, o dal dramma dell’inquinamento e della criminalità come per la Terra dei Fuochi e la stessa Napoli, o ancora dallo spopolamento delle aree interne come per Trivento. Ma dalle loro testimonianze sono emerse anche le risposte che le loro comunità hanno saputo dare a quei problemi, puntando sulla forza delle relazioni, sulla partecipazione dei giovani, sulle proposte innovative e sulla educazione. “Le ferite rivelano qualcosa – ha ricordato don Bruno Bignami -. Non è possibile fare un’esperienza del Risorto se non toccando le ferite. C’è una possibilità di cura laddove c’è una possibilità di avvicinarsi, di farsi prossimi. È possibile rinascere solo a una condizione: laddove le persone si mettono insieme, creando comunità”. A concludere la giornata la celebrazione eucaristica nel Duomo di Salerno e un momento conviviale di tutti i partecipanti, ospiti presso il Museo diocesano.
Terza giornata
La terza e penultima giornata del Convegno, è stata aperta dalla lectio di don Francesco Picone, vicario generale della Diocesi di Aversa, che a partire dalla parabola evangelica del “buon samaritano” ha invitato ad una “ricerca della felicità” fondata sull’amore, perché “la vita vera è amare” e in una libertà come “scoperta di quello che solo noi sappiamo fare, e non come possibilità di fare quello che vogliamo”.
A colpire anche la testimonianza di riscatto di Blessing Okoedion, che ha raccontato la sua storia prima come vittima della tratta e costretta alla prostituzione, passando poi per la denuncia dei suoi aguzzini fino alla laurea in Italia e alla nuova famiglia. Con lei suor Rita Giaretta, che da oltre vent’anni accoglie e accompagna giovani donne vittime di tratta, che ha ricordato come siano proprio queste donne “che ci hanno insegnato a non sentirci noi le salvatrici, i salvatori, a non sentirci noi i buoni, i migliori, quelle e quelli che stanno dalla parte giusta, magari con la scusa di essere di Dio perché battezzati, o perché praticanti, magari religiose o operatori Caritas, illudendoci così di poter essere cristiani senza essere umani”.
A seguire cinque Assemblee tematiche “Forgiare dignità, cerare speranza”, che hanno portato i partecipanti a confrontarsi per tutta il giorno sui temi della salute e povertà sanitaria, della povertà educativa, dei migranti, del coinvolgimento e protagonismo dei giovani, dell’attenzione alla mondialità, guidati da altrettanti direttori di Uffici e Organismi CEI: don Massimo Angelelli (Pastorale della salute), Ernesto Diaco (Educazione, Scuola e Università), don Michele Falabretti (Pastorale giovanile), don Giuseppe Pizzoli (Cooperazione missionaria – Fondazione Missio) e don Pierpaolo Felicolo (Fondazione Migrantes).
A chiudere anche questa giornata la Celebrazione eucaristica, presieduta da S.E. mons. Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro e incaricato regionale per la Pastorale della carità.
Il programma completo e gli approfondimenti sono disponibili sul sito di Caritas Italiana QUI |
I momenti assembleari del Convegno saranno trasmessi in diretta web sul canale youtube di Caritas Italiana, con aggiornamenti social tramite l’hashtag #ConvegnoCaritas2023 |