Circa 150 persone hanno partecipato, venerdì 8 ottobre, in Casa della Carità, ad “Ascoltiamo il silenzio”, il momento di preghiera per i migranti morti durante il loro viaggio che Caritas Tarvisina organizza ogni primo venerdì di ottobre dal 2014.
Un intenso tempo di preghiera, accompagnati dal Vescovo don Michele e dall’imam senegalese Aly Youm, caratterizzato da un clima di comunione e fraternità che è stato dono e ha riempito di fiducia e speranza il cuore di quanti erano presenti.
L’imam Aly Youm, commentando alcuni versetti del Corano che parlano degli orfani, ha ricordato che dietro ad ogni persona c’è una storia, altre persone. Ognuno che viene a mancare lascia dietro di sé una scia di sofferenza e dolore che segnerà per sempre la vita di figli, genitori, amici. È importante che non lo dimentichiamo mai, che ci prendiamo cura anche di chi è rimasto orfano, di chi, a causa dell’ingiustizia, vive per sempre il vuoto assordante e la mancanza di un affetto caro.
Il vescovo don Michele, commentando il brano del vangelo di Emmaus, ha consegnato un appello molto importante, dinanzi al fratello in cammino, segnato da fatiche e prove, viviamo la gioia di aprire le porte delle nostre case e del nostro cuore. “I due viandanti sono in cammino e hanno accanto a sé quel Viandante di Luce. Lui dice loro «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!». Non lo dice forse anche a me? E quando i due sono quasi costretti, da quell’incontro, a riconoscere qualcosa di più di un viandante, che c’è qualcuno che dà senso, che trasforma la vita, dicono quelle stupende parole: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Vorrei sognare una chiesa in cui ogni battezzato e ogni battezzata, almeno una volta nella sua vita, abbia detto o si prepari a dire queste parole ad un fratello o a una sorella viandante, pellegrino, “Fermati qui, fermati, nella mia casa, resta qui”. Sarebbe un frutto grande di Eucarestia, sarebbe una testimonianza grande, come quella di Abramo.”
Diverse sono state le preghiere, i gesti, che hanno fatto speciale “Ascoltiamo il silenzio”, come quello dell’imposizione di una fascia ad ogni partecipante, da parte del Vescovo e dell’iman, un segno di accoglienza usate in molte Nazioni. Si potevano leggere diverse frasi appese al collo di tutti, “Liberi di scegliere”, “Liberi di sognare”, “Liberi di essere”… l’augurio a tutti i migranti che vengono accolti nelle nostre comunità. E se fossimo noi a dover intraprendere un viaggio? Alla fine dell’incontro tutte le persone hanno ricevuto un biglietto con una destinazione particolare, Kabul, attraverso la Rotta Balcanica.