Premessa
Non è facile spiegare perché nell’estate 2015 alcuni giovanissimi della Parrocchia di Olmi guidati dai propri educatori e accompagnati dal Parroco – don Edy – abbiano scelto di mettersi in viaggio per il Kosovo con una precisa e mirata finalità: ringraziare tanto gli immigrati kosovari che vivono e lavorano nella nostra Regione quanto le loro famiglie e le loro comunità di appartenenza.
Le domande che sorgono davanti ad un simile progetto sono tante: perché questa decisione? Da dove nasce? Ma a chi può venire in mente di recarsi in Kosovo a ringraziare gli immigrati giunti nella nostra regione quando non sono pochi coloro che considerano gli immigrati un problema di ordine pubblico (una minaccia alla sicurezza) e di salute (portatori di malattie e di contagi vari!).
Vale la pena ribadire che non si tratta di una decisione improvvisa. L’idea di un simile progetto e la pianificazione del viaggio in Kosovo con i giovanissimi della Parrocchia di Olmi sono il punto di arrivo di un lungo cammino intrapreso almeno cinque anni prima all’interno della Parrocchia di Olmi e ci si augura che diventi anche un ulteriore punto di partenza per nuove sfide culturali, sociali, politiche e persino ecclesiali.
Siamo consapevoli che la proposta sembra contro corrente e insolita. Ma siamo anche convinti che la cifra della civiltà – oltre la superficie dei luoghi comuni o dei pregiudizi – è data dalla capacità di accogliere e di ringraziare chi, con la sola presenza, porta ricchezza umana, aiuto al cambiamento e stimolo ad uscire dalle proprie fragili sicurezze.
Ieri eravamo noi italiani (e tra questi anche noi veneti!) i migranti che cercavano pane, speranza, dignità e diritti nel mondo. Oggi sono cambiati gli attori, ma il contesto in cui si consuma il dramma dell’emigrare è sempre lo stesso. Ieri eravamo noi ad essere vittime del pregiudizio; oggi siamo noi a cedere alla tentazione del pensiero semplice e a fare di ogni erba un fascio; ieri eravamo noi a fare paura perché immigrati sporchi e ignoranti (!), oggi sono molti di noi che ri-leggono i fenomeni migratori come una forte minaccia per il nostro star bene.
“Accogliere” e “ringraziare” sono però i verbi per eccellenza della fede nel Signore Gesù. Come credenti nel Dio di Gesù Cristo e come cittadini solidali della nostra Repubblica Italiana siamo convinti che il solo modo per umanizzare le nostre città è quello di “accogliere” e di “ringraziare” chi vive, chi lavora e chi cresce nel nostro territorio: accanto a noi e con noi.
Prima di entrare però nella descrizione del viaggio è necessario ri-percorrere le tappe che hanno reso possibile questo Progetto.