Il 9 maggio 2015, dopo 42 giorni dall’ultimo caso confermato di Ebola in Liberia e dopo oltre un anno dall’inizio della crisi, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la Liberia paese libero dall’epidemia di Ebola. Era il 23 marzo 2014 quando l’Ufficio regionale dell’OMS aveva dichiarato ufficialmente l’inizio dell’epidemia di Ebola in Guinea. Da allora il virus si è espanso, colpendo principalmente, oltre alla Guinea, i paesi confinanti Liberia e Sierra Leone, con casi limitati in Nigeria, Mali e Senegal. Ad oggi sono più di 24.500 i casi identificati e più di 10.100 i decessi.
Tuttavia l’epidemia non è ancora stata sconfitta del tutto. Se, infatti, negli ultimi mesi si è verificata una diminuzione del numero di nuovi casi, solo in Liberia si è riusciti ad arrestare completamente il contagio. E’ ancora forte la necessità di sostenere le popolazioni locali per eradicare l’epidemia, rispondere ai bisogni delle comunità, agire sulle cause di tale emergenza, rispondere a forme di vulnerabilità presenti: sicurezza alimentare, sanità, servizi di base, supporto psico-sociale, supporto alle attività produttive. E’ necessario anche un lavoro contro lo stigma delle persone che hanno avuto la malattia affinché possano essere reintegrate nelle loro comunità. E’ quanto Caritas sta facendo in Liberia, un servizio che continuerà nei prossimi mesi.
Caritas Italiana, in collaborazione con la rete Caritas internazionale e altri organismi ecclesiali, è stata impegnata sin dall’inizio della crisi nel sostegno ai piani di risposta della Chiesa cattolica e della rete Caritas di Guinea Conakry, Sierra Leone e Liberia. Gli interventi sono centrati sulle seguenti attività: creazione di cellule di allerta precoce con il coinvolgimento di più di 5.000 persone e sensibilizzazione comunitaria con oltre 500 animatori locali, distribuzione di più di 23.000 kit igienico sanitari per la prevenzione nelle famiglie e nei luoghi pubblici ad alta frequentazione; acquisto e distribuzione di medicinali, attrezzatura e materiale di protezione per il personale di centri sanitari e ospedali cattolici; interventi per la sicurezza alimentare di famiglie con priorità per i minori orfani, famiglie con portatori di handicap o minori di cinque o con donne in gravidanza e alle famiglie in quarantena (più di 4.000 kit alimentari distribuiti).