6-7 giugno: un’altra uscita formativa prevista per noi ragazzi e ragazze che stiamo vivendo l’esperienza dell’Anno di Volontariato Sociale presso Caritas di Treviso e di Vittorio Veneto. Un appuntamento che da tempo avevo segnato in agenda e che facilmente si confondeva tra i numerosi altri impegni. Non succederà lo stesso, però, sul libro dei miei ricordi e della mia vita. Si è rivelata, infatti, un’altra importante pagina ricca di spunti preziosi per poter, passo dopo passo, continuare la mia ricerca del “Senso”, del Vero, del Buono, del Bello, di ciò che mi permette di vivere la vita in pienezza e nell’Amore.
Ciò è avvenuto ancora una volta grazie ad un incontro, all’incontro con diverse persone, storie, realtà.
Il primo giorno abbiamo avuto il grande onore e la grande fortuna di conoscere un uomo che da diversi anni vive a Marzabotto (BO) e che ha voluto approfondire la storia del territorio in cui abita e ricercarne la verità, prestando particolare attenzione ai fatti legati alla “strage di Marzabotto” (o “eccidio di Monte Sole”) compiuta dalle SS nel 1944. Ammirando quei meravigliosi squarci di paesaggio emiliano nel pieno della rigogliosità primaverile e ascoltando, allo stesso tempo, la crudezza delle azioni compiute in quegli stessi luoghi da alcuni uomini verso altri uomini innocenti (e di qualsiasi età), percepivo la dissonanza che caratterizza questi posti e quella sensazione di impotenza e disorientamento che nasce nel momento in cui senti di non riuscire, in fondo, a spiegarti come sia stato possibile.
Nel tardo pomeriggio ci siamo spostati a Vicchio (in Mugello – FI), per poter incontrare una comunità di famiglie. Essa rappresenta la prova del fatto che un sogno che inizialmente può spaventare e sembrare una follia, può diventare realtà e generare molto se ci si crede e continua a credere. E il sogno delle persone che hanno voluto cimentarsi in questa esperienza era quello di sperimentare quotidianamente la Parola di Dio, che per loro significa vivere insieme, in comunione. Unendo le proprie forze e idee compiono da diverso tempo numerose opere di bene, ma il fulcro della loro scelta rimane la vita comunitaria ed è proprio questo fondamento non utilitaristico che mi ha colpita.
Il giorno successivo, invece, è stato dedicato alla visita di Barbiana e alla conoscenza della straordinaria figura di don Lorenzo Milani. Aver approfondito la sua storia e aver avuto la possibilità di vedere concretamente il luogo che lui e i suoi “figlioli” hanno abitato e ciò che insieme hanno costruito è stata per me un’esperienza importante e sorprendente. Da lui c’è tanto da imparare: la capacità di amare e di farsi prossimi agli ultimi, essendosi fatto lui stesso ultimo tra gli ultimi; l’amore per lo studio e per il sapere e la sua capacità di trasmetterlo ai figlioli; il coraggio e la tenacia di ricercare sempre l’assoluta verità e di spendersi per cambiare ciò che vuole allontanare l’umanità dal Vero; la fiducia che riponeva nei ragazzi e nei loro sogni e la centralità che vedeva in loro pensando al miracolo che in quel paesino stava accadendo; il metodo d’insegnamento; la sua fede; il suo sentirsi prima di tutto cittadino e quindi responsabile anche lui in prima persona della storia del proprio Paese… E quelle piccole stanze da loro vissute, se osservate nei particolari, raccontano proprio tutto questo. Non potrebbe essere diversamente quando quasi ogni oggetto porta direttamente la firma di quel gruppo di figlioli e del loro priore, in quanto frutto delle loro capacità, del loro studio, del loro tempo, delle loro idee, delle loro passioni, del loro stare insieme.
Ines