Questo il titolo del convegno nazionale, tenutosi a Milano il 14/04/2018, e organizzato dal Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Piacenza.
Un titolo che, preso fuori dal contesto, potrebbe far impallidire qualsiasi insegnante o educatore. In realtà, il fulcro degli interventi di educatori, psicologi e pedagogisti che si sono avvicendanti sul palco, è stato quello di interrogarsi su come poter organizzare i processi di apprendimento di alunni e studenti, discostandosi dal modello scolastico attuale fondato principalmente sul metodo della lezione frontale.
La proposta è quella di strutturare una scuola dell’apprendimento, in cui la centralità è posta sul gruppo classe e sul protagonismo degli alunni, dove l’apprendimento è favorito tramite laboratori e lavori di gruppo, dove si facilitano le relazioni tra pari e si mettono in gioco le concrete capacità di ogni singolo alunno o studente. Grazie anche ad alcune esperienze sul campo, si è visto come questi metodi aiutino a mantenere alti l’attenzione e l’interesse, oltre che a creare un clima motivante all’interno della classe, considerato fondamentale nei processi di apprendimento. Infatti, come sostiene l’antropologo francese Marc Augè, la scuola è un luogo di vita, cioè un luogo significativo dove una persona di sente accettata e accolta come individuo.
Indicazioni e spunti di riflessione utili anche per noi operatori Caritas che ogni anno, con il progetto “10 DIECI in prossimità”, ci troviamo ad incontrare tantissimi ragazzi e giovani delle scuole secondarie di primo e secondo grado: anche in questi momenti, seppur temporalmente limitati, è necessario mantenere il focus sul gruppo classe e mettere al centro dell’intervento i ragazzi e i giovani, cercando di costruire insieme, attraverso diverse attività, un percorso di scoperta e di crescita che li porti a essere protagonisti attivi.
Luison Elena