Un pezzo un po’ difficile da scrivere perché colmo di emozioni shakerate per un cocktail di bellezza.
Sabato abbiamo salutato Davide Chiarot, che lascia la nostra Equipe nella Caritas Diocesana per andare a portare compimento al disegno di felicità e pienezza che il Signore ha sognato per lui e CON lui. Uno sguardo emozionato e appassionato, di chi guarda verso il traguardo delle proprie nozze ma si volta per un istante, a benedire i 14 anni trascorsi all’insegna del servizio ai poveri con Caritas e i propri compagni di strada. Davide è un tassello fondante della nostra Caritas: 14 anni di servizio (chiamarlo lavoro sarebbe davvero riduttivo!) nella Chiesa di Treviso ma per la Chiesa tutta, nel territorio diocesano e nelle missioni con le chiese sorelle all’estero, e sarebbe davvero oneroso e pretenzioso tentare di dettagliare i luoghi e gli ambiti del suo impegno di questo tempo.
“Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati».”(At 13,2)
Chi ha avuto la gioia di camminare con Davide, sa che in lui ha sempre aleggiato una luce speciale. Abbiamo conosciuto e gustato la sua passione per la giustizia sociale, l’entusiasmo, la coerenza, il coraggio per le scelte, insieme alla pacatezza e alla capacità di ascolto e di discernimento, la convinzione che solo insieme si può costruire il Bene, solo insieme si può riuscire dove sembrerebbe impossibile, solo insieme si da testimonianza e compimento alla comunione in cui vive il Signore. Nessuno si stupisce oggi di saperlo riservato ad un’opera più grande!
Dalle parole del Vicario generale della nostra diocesi, mons. Adriano Cevolotto: «Ciascuno di noi potrebbe dire quanto hai dato, perché noi misuriamo così la vita. Il criterio di Gesù invece non guarda quanto buttiamo nel pozzo, guarda la qualità: la vedova della parabola in Mc 12,38-44 ha dato tutto quello che aveva. Forse è questa l’intuizione che stai vivendo: l’accorgerti che non è questione di misura perché c’è qualcosa di più profondo. La misura è quella di Gesù sulla croce: IL TUTTO! L’Amore è tutto.»
Oggi viviamo la commozione per il “si” al Signore di questo nostro fratello, con la malinconia di chi sa che il vuoto da colmare sarà tanto, ma la nostalgia per il tempo e per l’armonia del lavoro condivisi, lasciano lo spazio alla gioia di un invio, alla gratitudine per la strada fatta insieme e, perché no, alla fierezza del “donare” in qualche modo, un figlio della nostra Chiesa.
A Davide, la benedizione e la preghiera di tutti noi. E un sorridente “Buona Strada”!
“Ho sempre sentito parlare della parola “vocazione” come la risposta ad un qualcosa che viene da fuori. Mi sono reso conto che è invece una fedeltà a una scoperta di ciò che veramente sei. Quindi non puoi imbrogliare: puoi far finta di non aver sentito ma stai tradendo te stesso!
Ecco che quando arriva il momento di capire questo… si prosegue. C’è sicuramente la fatica di lasciare tutto ciò che è stata la mia vita in questo tempo con Caritas: tanti anni molto formativi, le tante persone incontrate… c’è tutto dentro: la mia vita è qui e quello che sono lo devo a tutto questo. Non so immaginarmi come sarà senza tutto questo. Sarà una scoperta, non si ha una consapevolezza precisa, si ha la fiducia che il Bene è più forte di tutto. Non si può dire che non cambierà niente, perché sto lasciando una quotidianità importante. Ciò che non cambierà però sono l’intensità, l’amore, il senso di comunità in questa battaglia che stiamo portando avanti tutti per la giustizia e per la pace, per i fratelli più poveri. Qui come altrove. Abbiamo la fortuna di essere qui in Caritas a servizio di una Chiesa e per me anche il servizio nel mondo è stato come “il tuo quartiere che si espande”: è fuori da questo cancello, ci siamo dentro tutti! La vita non si sa cosa riservi. Ma tutto quello che sono oggi è composto da tutte le persone che ho incontrato in questi 14 anni, i miei colleghi ma non solo: ci sono pezzi molto diversi, culture, provenienze. Ci accomuna e rimane una passione, insieme al bene che ci siamo voluti e ci vorremo. Questo è anche un tempo di dolore ma c’è la consapevolezza che chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia. Quindi porterà frutto tutto questo e non solo per me. Il vuoto che si apre cerchiamo di fare in modo che sia riempito di una Presenza, di Gesù tra di noi: così illuminerà il cammino in futuro. Se c’è un modo con cui si può significare il GRAZIE, per me, è Qui.”
(Davide Chiarot, Casa della Carità, 6 giugno 2020)