La solidarietà con il Mali è scambio che arricchisce - CARITAS TARVISINA

La solidarietà con il Mali è scambio che arricchisce

Ahmadou Tounkara, 58 anni, sposato e con due figli, è il promotore del progetto della Caritas tarvisina “Coltiviamo la speranza” a Toukoto (Mali). Dopo essere giunto in Italia nel 1988, con una borsa di studio, a seguito del colpo di Stato del 1990 non gli viene rinnovata; così, ha cominciato a lavorare restandovi per 30 anni. Ha prestato servizio come mediatore e operatore del centro di ascolto della Caritas tarvisina, prima di rientrare nel 2018 nel suo Paese.

L’abbiamo incontrato qualche giorno fa per ripercorrere la storia di questo progetto, avviato 4 anni fa (6 febbraio 2020) per volontà di don Davide Schiavon. La realizzazione di questa iniziativa non può prescindere dall’intreccio della sua storia personale con quella del suo Paese.

Colonizzazione valutaria

“Il Mali non è solo povertà, ma un miscuglio di solidarietà, diversità culturale e linguistica”, premette Ahmadou. Anche se il Mali è un Paese che ha vissuto la colonizzazione, e seppure sia stato tra i primi a ottenere l’indipendenza, nel 1960, sono continuate l’occupazione politica e lo sfruttamento economico da parte di Paesi terzi.

Ancora oggi, la moneta in vigore, il franco Cfa (Xof), è garantita da altri Paesi, che fanno sì che il Mali non riesca a svilupparsi. La moneta viene stampata dalla Francia sulla base delle contropartite economiche date dalle numerose materie prime nel Paese (come bauxite, oro, ferro, rame, nichel, fosfato, manganese, uranio, litio).

Si deve tenere presente – anche per capire le tensioni negli altri Paesi dell’area – che il franco Cfa dell’Africa occidentale è la valuta utilizzata da otto Stati indipendenti dell’area a convertibilità fissa di 1 euro = 656 Cfa circa, garantita dalla Banca di Francia. E’, però, utilizzata come “moneta di ricatto” per effetto degli accordi di Bretton Woods (1945): è il “tesoro francese” che garantisce il cambio sulla base di alcune “storture”; per esempio, il 20% dei depositi a vista deve essere coperto da riserve di valuta straniera e il 50% delle riserve di valuta straniera deve essere mantenuto in un conto operativo del tesoro francese. La Francia esercita, in pratica, attualmente, il potere di veto sulle politiche di sviluppo dei paesi che adottano il franco Cfa.

“Il Mali ha vissuto tanti anni con questi problemi – continua il racconto Ahmadou -, poi qualcuno, per interessi, ha armato i gruppi separatisti «jihadisti» del nord, che nel 2012 hanno voluto dividere il Paese, e così sono cominciati gli scontri armati. Un Paese che è in guerra fa fatica a svilupparsi”.

Un’economia a rilento

Seppure più della metà del suo territorio sia compreso nel deserto del Sahara, non mancano le aree coltivabile e fertili. L’economia del Paese è ancor oggi basata su un’agricoltura di sussistenza (circa il 45% del Pil), dominata da aziende medio-piccole, e sulla pesca nei fiumi e nei laghi.

L’allevamento di bestiame è diffuso, ma di bassa produttività. Queste condizioni, però, – ci dice Ahmadou – non consentono di arrivare all’autosufficienza alimentare, anche perché non c’è stata una meccanizzazione agricola e si continua ad utilizzare la sola forza umana. Il Mali si trova così, ancor oggi, nonostante il suo potenziale, agli ultimi posti al mondo per indice di sviluppo umano.

Relazioni difficili con Parigi

La Francia continua a essere il primo partner commerciale del Mali, ma dopo il colpo di Stato – rispetto al quale Tounkara tiene a sottolineare di essere contrario – si è avviata una trattativa, perché le materie prime e il cotone (di cui il Mali è il primo produttore africano) vengano pagate in euro o in dollari, e non in franchi Cfa, in modo da poter accedere all’acquisto diretto di tecnologie. La contrarietà della Francia, che nell’attuale sistema monetario batte moneta per il Mali, ha portato a tensioni diplomatiche con la chiusura delle ambasciate, la cancellazione di voli aerei diretti e la ritirata del contingente francese, nell’agosto 2022.

Avvicinamento alla Russia

Spiega Ahmadou: “Dopo anni e anni di colonizzazione non c’è più una buona relazione con Parigi, a cui è subentrato come attore esterno Mosca. C’è la Russia che sta dietro al Paese, e si intravvedono già dei miglioramenti delle condizioni di vita. La presenza del gruppo paramilitare russo Wagner, nel nord del Mali, ha permesso al governo centrale di prendere il possesso del territorio”.

Allontanamento dall’Europa

“Questo cambio di interlocutore – ci dice ancora Ahmadou – ha portato alla ricomposizione del Paese e a una maggiore sicurezza interna, ma anche alla riduzione delle relazioni con l’Europa, soprattutto in termini di aiuti per la cooperazione allo sviluppo e l’assistenza umanitaria. Si tratta di una grave crisi diplomatica che, tra l’altro, rende difficile per le ong ottenere finanziamenti da parte degli attori europei”.

Valori importanti

“Gli africani hanno tra loro legami profondi. La famiglia allargata non è solo quella di sangue: un africano chiama papà o fratello molte persone. Difficilmente è solo. Ha la certezza che chi gli è vicino morirebbe per lui. E’ lo specchio rovesciato della nostra solitudine: spesso, fuori dalla famiglia mononucleare in Occidente c’è una generica società. Racconto questo perché, avendo vissuto 30 anni in Italia, so come si vive qui e per questo, sentendomi italiano, avendo la doppia cittadinanza, ne soffro”.

Scambio che arrichisce

Chiediamo ad Ahmadou cosa porterebbe dal Mali e cosa dall’Italia. La risposta che ci dà rappresenta un po’ il cuore del progetto della Caritas tarvisina.

“Dal Mali porterei la facilità che hanno di relazionarsi fra di loro: nel senso che, rispetto all’Italia, se incontri una persona per strada questa inizia a chiacchierare, magari anche troppo [sorride, ndr]. Non è così difficile entrare in relazione con le persone, come a volte lo può essere in Italia. Sicuramente dall’Italia porterei il modo di lavorare, le possibilità di trasformare e conservare i prodotti, confezionarli dando delle opportunità di lavoro a casa per i maliani”.

IL PROGETTO: IN QUARESIMA SOSTENIAMO UNA BORSA DI STUDIO PER I RAGAZZI DI TOUKOTO

“Coltiviamo la speranza” è un progetto di cooperazione internazionale promosso dalla Caritas Tarvisina, in collaborazione con la fondazione Cuore Livio Mazzonetto onlus e sostenuto dal ministero della Pubblica Istruzione del Mali, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo socioeconomico e la creazione di opportunità di lavoro, offrendo delle alternative valide e significative alla migrazione irregolare, attraverso la formazione di competenze specifiche da spendere nel campo agricolo e il successivo avviamento e accompagnamento al lavoro.

Nasce da lontano, a seguito dell’emergenza di sbarchi dal nord Africa seguita alla caduta di Gheddafi e al fallimento delle primavere arabe. “In maggioranza i ragazzi del Mali che arrivavano in Caritas – ci dice Ahmadou Tounkara, che lo coordina – erano analfabeti. Quando sono partito dal Mali, l’istruzione scolastica era obbligatoria e gratuita. Mi sono posto così la domanda: come mai i giovani maliani sono analfabeti. Durante un viaggio, a trovare i parenti, mi sono informato su come funzionasse l’istruzione, e ho scoperto che in tanti villaggi mancavano le scuole. Questo costringeva per lo più i ragazzi a rimanere a lavorare la terra, perché pochi avevano i mezzi per andare a studiare in città. Chi partiva, spesso non tornava più al villaggio”.

In un Paese a vocazione agricola, la mancanza di formazione e di mezzi non permette uno sviluppo delle attività, con due principali ricadute negative: difficoltà a garantire l’autosufficienza alimentare ed elevato livello di disoccupazione, che spinge moltissimi giovani ad abbandonare il Paese. Un esodo che, oltre ad alimentare i trafficanti di uomini, sta inesorabilmente privando il Mali delle sue forze migliori.

“Grazie al sostegno di don Davide e dei suoi collaboratori è stata individuata la cittadina di Toukoto, nel nord-ovest del Mali, dove dare vita a un progetto di formazione agrario-pastorale in stretta relazione con la comunità locale”, ci dice Ahmadou con commozione e riconoscenza, pensando al direttore della Caritas, morto improvvisamente il 1° novembre 2023. La scuola è aperta sia ai ragazzi che alle ragazze. “Toukoto si trova a 2 giorni di viaggio in pullman da Dakar e a circa 350 km dal confine con la Mauritania. Ha una storia antica, essendo uno dei primi villaggi del Mali”.

L’area interessata è la regione di Kita – recentemente separata amministrativamente da quella di Kayes – che nonostante non sia stata investita direttamente dalla guerra civile, risente di un forte grado di povertà. Toukoto è diventato capoluogo di regione. L’economia dell’area è per lo più di sussistenza e si basa in prevalenza sull’agricoltura e sulla pesca lungo il fiume Senegal. La scarsa redditività dell’agricoltura, causata da sistemi obsoleti e dalle condizioni di scarsa piovosità, hanno alimentato il fenomeno di abbandono delle aree rurali da parte delle nuove generazioni. A questo fenomeno si accompagna il crescente interesse delle multinazionali del cotone che, a fronte di aiuti economici alla popolazione per affrontare i periodi di carestia, vincolano gli aiuti alla conversione delle colture alimentari a cotone. “Nel giro di 4 anni siamo a 800 studenti e quest’anno usciranno i primi diplomati. Accanto all’istituto agrario e centro di formazione professionale abbiamo avviato anche un liceo. Alla scuola fanno riferimento 8 villaggi”, racconta Ahmadou.

Per permettere ai giovani della regione di studiare senza doversi trasferire nelle grandi città, distanti centinaia di chilometri e con un costo della vita insostenibile per la maggior parte delle famiglie locali, la Caritas tarvisina propone per la Quaresima 2024 di sostenere una borsa di studio per un giovane ragazzo/a della scuola di Toukoto. La borsa di studio prevede la copertura della retta scolastica, il materiale didattico e le spese per i laboratori professionalizzanti. Si concretizza con una quota mensile di 8 euro e annuale di 96 euro, che possono essere donati attraverso bonifico bancario (indica nella causale campagna “Mali – Quaresima di carità”) al seguente Iban: della fondazione Caritas Treviso: IT55 H 08399 12000000000318111 oppure con carta di credito da questa sezione del sito: QUI.

 

Enrico Vendrame per “La Vita del Popolo” (n.9 de 03/03/2024)

 


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