Con il cosiddetto Decreto Lavoro, approvato dal Parlamento a fine giugno 2023, si prevedono sostanziali modifiche in tema di misure di contrasto alla povertà. In particolare viene sostituito parzialmente il Reddito di cittadinanza già a partire dall’anno in corso e completamente dal 1º gennaio 2024. Si introducono due nuovi strumenti: il Supporto per la formazione e il lavoro e l’Assegno di inclusione.
Pur essendo troppo presto per formulare considerazioni sugli effetti concreti della riforma e sull’impatto sulla vita delle persone, la nostra principale preoccupazione come Caritas resta sempre la stessa: evitare che qualcuno resti escluso e dare massima attenzione proprio ai più fragili. “Inflazione e lavoro povero sono i nuovi pesi che si scaricano sulle fasce più povere della popolazione, alle quali occorre proporre politiche concrete che gli aiutino a vivire dignitosamente”. È l’allarme che lancia don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, alla vigilia della ripresa delle attività di Governo e Parlamento, che culmineranno con la nuova Legge Finanziaria, in una situazione di rincari e di spaesamento.
“L’aumento dei prezzi, che ormai va avanti da più di un anno – ricorda don Pagniello – anche se può dirsi un fenomeno trasversale, non pesa alla stessa maniera sulle famiglie. Gli impatti più duri si registrano proprio tra chi ha meno, i nuclei meno abbienti. Chi ha redditi più bassi infatti spende di più, in proporzione, per ciò che è indispensabile, in particolare per i beni alimentari e l’energia, gli stessi beni che di fatto hanno avuto i rincari più elevati”.
“I dati che abbiamo pubblicato lo scorso giugno ci confermano inoltre come purtroppo a chiedere aiuto presso le Caritas diocesane siano non solo persone che fanno fatica a trovare un lavoro, disoccupati o inoccupati (48,0%), ma anche tanti occupati che sperimentano condizioni di indigenza (22,8%). Alcune categorie risultano poi particolarmente esposte; tra gli operai e assimilati, ad esempio, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge il 13%; nel 2007 si attestava appena all’1,7%”, aggiunge il direttore di Caritas Italiana.
“La povertà è ormai strutturale nel nostro Paese – ricorda don Pagniello – visto che tocca quasi una persona su dieci (il 9,4% della popolazione residente vive infatti in povertà assoluta, mentre quindici anni fa il fenomeno riguardava appena il 3% dei residenti). 11 milioni di persone – un quinto della popolazione – sono poi considerate dall’ISTAT a rischio povertà. Per questo servono politiche strutturali di contrasto alla povertà, che vadano al di là di iniziative una tantum, ma che affrontino la complesità di questo fenomeno”.
La stessa proposta di un “Reddito alimentare”, la cui sperimentazione deve ancora partire, per il direttore di Caritas Italiana sembra fornire una visione “residuale” ed assistenziale della povertà, non di sistema, incentrata solo sulla collocazione dell’eccedenza invenduta. Allo stesso tempo la Social card “Dedicata a te”, pur stanziando una somma complessiva di 382,50 euro a famiglia da destinare all’acquisto di beni alimentari, risulta essere una inziativa “una tantum” e non sovrapponibile ad altre politiche di intervento contro la povertà.
“Di fronte a una povertà sempre più ‘multidimensionale’ – conclude don Pagniello, anche in riferimento al momento attuale – occorre pensare a proposte di sistema e strutturali, dove sia centrale la relazione e l’accompagnamento di chi si trova in una condizione di fragilità sociale e che punti, come ci chiede spesso papa Francesco, a ridurre le disuguaglianze sia economiche che lavorative, che colpiscono soprattutto giovani e donne”.
Don Marco Pagniello, Caritas Italiana