Dopo l’incontro di Tunisi tra le Caritas del Mediterraneo, a ridosso della Giornata mondiale del Rifugiato, mentre l’Europa è lontana da un accordo e nel suo cuore si annunciano nuovi muri, Caritas Italiana presenta un nuovo Dossier con dati e testimonianze sulle barriere naturali e artificiali che globalizzano l’indifferenza e l’ostilità verso i migranti
Redistribuzione, reinsediamento e soprattutto canali legali di ingresso, unico vero strumento per salvare le vite umane dal mare e dal deserto. Sono le proposte emerse dagli oltre 100 partecipanti, provenienti da quasi 30 Caritas diocesane e da una quindicina di Caritas europee e del Mediterraneo che si sono riunite a Tunisi nel MigraMed Meeting dal 15 al 18 giugno.
Dopo l’accorato appello di papa Francesco, chi è impegnato e moltiplica gli sforzi ogni giorno sul territorio risponde così a una politica di chiusura che vede l’annuncio di nuovi muri in Europa e un’Agenda europea priva di visione e lungimiranza.
Per tenere alta l’attenzione sugli ostacoli che ogni giorno milioni di uomini e donne, in fuga da conflitti armati, disastri naturali e povertà estreme, trovano dinanzi al loro cammino di migranti, a interromperne la strada e spesso la vita, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno 2015, Caritas Italiana pubblica un Dossier dal titolo “Mari e muri: infinite barriere mortali per i migranti” .
È un focus sul fenomeno migratorio con uno sguardo particolare sui confini da varcare (“mari e muri”).
Oltre al nostro mar Mediterraneo, ricordiamo il muro Saharawi, conosciuto anche come “il muro della vergogna”, che separa il Marocco e la parte dell’ex- Sahara Occidentale, i muri di Ceuta e Melilla, le ultime due enclaves sotto la sovranità spagnola in territorio africano, il muro Tijuana, che si estende per oltre 1.000 chilometri sul confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
E molti altri ancora (oltre 50 secondo gli ultimi dati), come il muro israelo- palestinese, il muro tra India e Bangladesh, quello tra Iran e Pakistan e quello annunciato in questi giorni dall’Ungheria al confine con la Serbia.
Il Dossier contiene anche approfondimento sulla realtà, poco conosciuta quanto drammatica, delle migrazioni nel Corno d’Africa verso il Golfo di Aden.
Dal 1 gennaio alla fine di novembre 2014, solo nella regione del Corno d’Africa 82.680 persone hanno attraversato il Golfo di Aden e il Mar Rosso nella rotta che dall’Etiopia e dalla Somalia permette di raggiungere lo Yemen o successivamente l’Arabia Saudita e i Paesi del Golfo Persico. 265 le vittime accertate.