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Roma, 12 agosto 2015 – “Sono passate per le nostre strutture molte centinaia di persone. In questo momento sono ospitati 150 rifugiati. Tra il 2014 e i primi mesi del 2015 nella Caritas della nostra diocesi sono state accolte oltre 500 persone. Nessuna istituzione in Provincia di Treviso ha fatto questo, non certo i Comuni che hanno opposto una grande resistenza”. Lo ha detto il vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, rispondendo alle accuse rivolte alla Chiesa sul suo impegno nell’accoglienza dei profughi.
Il vescovo di Treviso, rivolgendosi al governatore del Veneto, Luca Zaia, ha sottolineato che “i nostri seminari non sono affatto vuoti, certo non ci sono i seminaristi come un tempo però sono ambienti che sono stati utilizzati dalle diocesi in tanti modi. Suona un po’ strano puntare il dito contro le diocesi. Gran parte dei profughi che sono arrivati a Treviso sono stati accolti in situazione d’emergenza e urgenza dalla Caritas. Ho visto che sulla stampa qualcuno dice che la ‘Chiesa predica bene e razzola male’, mi limito a dire che forse non sono informati”.
“Chi dice che i seminari sono vuoti – ha aggiunto mons. Gardin – non conosce questi ambienti. Infatti nei seminari sono state collocate anche altre istituzioni come le scuole di teologia, le biblioteche e i musei diocesani. Quindi non è vero che i seminari sono vuoti perché allora bisognerebbe dire ‘perché non nelle scuole ?’”.
“La nostra diocesi – ha aggiunto mons. Gardin – ha una scuola che è stata chiusa. Noi abbiamo proposto di collocare in questo edificio un certo numero di profughi. Da parte del Comune c’è stata una resistenza totale: con i controlli delle Usl e le verifiche sulle norme. C’è da questo punto di vista un voler ‘ostacolare’. Da una parte si chiede alla diocesi di ospitare nei propri ambienti, quando invece si propone di ospitare queste persone in altri ambienti, c’è regolarmente l’opposizione dei sindaci che appartengono sempre alla stessa parte politica. Ci sono degli atteggiamenti molto contraddittori”.
“Ci fanno soffrire queste reazioni – ha concluso il vescovo di Treviso – che imputano alla Chiesa una latitanza perché noi in realtà, senza fare molto chiasso, cerchiamo di stimolare una solidarietà. Stiamo portando avanti un progetto di presenze diffuse, non di gruppi numericamente troppo consistenti perché ci rendiamo conto che la gestione diventa difficile. Francamente ci diamo da fare”.