A sei mesi dai due sismi che hanno devastato il Nepal, in aprile e maggio, si concludono le operazioni di emergenza e partono quelle di ricostruzione. Il primo semestre ha visto il soccorso, la cura, la fornitura di cibo, acqua, rifugi temporanei e assistenza psicologica per milioni di persone e il coordinamento delle agenzie nazionali e internazionali. Tra esse Caritas Nepal, supportata finanziariamente e operativamente dalle Caritas del mondo, tra cui Caritas Italiana, si è distinta per la capacità di raggiungere alcune tra le comunità più ai margini sia in termini geografici che in termini sociali e per la completezza dell’intervento. Sono state raggiunte, con tipi di aiuto diversi a seconda delle necessità e della presenza di altre agenzie umanitarie sul territorio, oltre 70.000 nuclei familiari ovvero circa 350.000 persone.
La fase successiva, quella della ricostruzione, della ripresa delle attività economiche, della formazione delle comunità per la riduzione del rischio legato a disastri naturali è entrata nella sua fase operativa anche se non mancano le difficoltà. Il Nepal è infatti disteso su un territorio montagnoso ed accidentato in cui non sono rari i casi di villaggi che possono essere raggiunti solo a piedi e con diversi giorni di cammino. Difficoltà aggravatesi con il sisma ed a cui si aggiunta una crisi politica che rende ancor più difficoltoso il lavoro di assistenza e ricostruzione.
La parte più importante del piano è la ricostruzione, soprattutto nelle zone rurali ancora poco raggiunte nel corso delle prime fasi. A questa, nelle stesse aree si aggiungono altri interventi, nei seguenti settori:
– il ripristino di edifici pubblici come scuole e piccoli postazioni sanitarie, indispensabili per portare i servizi di base anche nelle località più isolate;
– approvvigionamento idrico e servizi igienici: riparazione o costruzione di cisterne idriche, fornitura di servizi igienici per la popolazione, attività di formazione e sensibilizzazione.
– attività economiche e preparazione volta alla riduzione dei rischi legati ai disastri naturali: formazione specifica in agricoltura, allevamento, supporto alle cooperative, formazione in termini di riduzione del rischio legato al disastro ambientale
– Protezione: formazione di personale locale e rappresentanti delle popolazioni in merito alla risposta alle problematiche psicologiche e sociali, formazione e protezione delle categorie più deboli (minori, donne, diversamente abili, anziani), supporto psicologico
Il piano iniziale è pensato sulla durata di un anno, ma all’interno di un quadro più ampio, con il fine di raggiungere, nell’arco di tre anni di lavoro, in modo integrale e completo la popolazione a cui è rivolto: oltre seimila abitazioni, ovvero circa 29 mila persone, tra beneficiari diretti ed indiretti dislocati in quattro distretti amministrativi. La prospettiva è quella di un lavoro profondo e continuativo in cui si cercherà di prendere in carico i molti problemi delle comunità, e con esse lavorare alla costruzione di un Nepal più sicuro, preparato e giusto.
Caritas Italiana, presente sin dalla prima ora negli interventi di emergenza, grazie anche alla colletta nazionale indetta dalla Conferenza episcopale in tutte le parrocchie domenica 17 maggio 2015 ha finanziato ad oggi 14 progetti per un importo di 3.762.000 Euro, al fianco di Caritas Nepal, di alcune congregazioni religiose con una presenza storica nel Paese e di alcune Organizzazioni Non Governative italiane e locali.