In occasione della Giornata Mondiale della lotta alla povertà, per il quinto anno di fila a Treviso si è celebrata la Notte dei senza dimora, momento in cui le realtà che si occupano di questa problematica organizzano una serata per sensibilizzare, raccontare, condividere e informare i cittadini sul tema della marginalità e dell’emergenza abitativa.
Più in generale si tratta di un evento organizzato in varie città d’Italia e che a Treviso ha preso forma in una camminata – quella che tante persone che vivono in marginalità fanno ogni sera per raggiungere il dormitorio dopo aver cenato alla mensa Caritas – conclusasi con un momento di convivialità, di lettura e musica nel dormitorio comunale di via Pasubio.
Una notte in strada. La strada, dove tutto inizia quando all’improvviso ti ci ritrovi e dove sembra che tutto finisca quando, dopo qualche anno, ti trovi ancora lì a condividere un pasto e un posto letto.
La povertà e l’ingiustizia sociale sono uno scandalo a cui non bisogna rassegnarsi e continuano ad essere prodotto di un mondo che sembra capace di creare ricchezza solo nella misura in cui contemporaneamente crea povertà. Ma della lotta alla povertà oggi si parla poco; eppure parlarne è un passo importante per superare l’indifferenza. E ancora più importante è riuscire a provare compassione davanti alle tante tragedie, eclatanti o silenziose, del nostro tempo. Solo se si prova compassione, se ci si fa coinvolgere nel cuore, si può riuscire “ad avvicinarsi” e questo non è scontato, perché si possono vedere e incontrare molte situazioni di difficoltà, sofferenza e dolore, ma non andarci vicino. Invece per vivere una vera prossimità è necessario “avvicinarsi e toccare la realtà”. E quello di farsi fratelli di strada per una sera con chi vive la marginalità può essere un tentativo di avvicinarsi non solo col cuore ma anche con tutti i sensi a chi vive la precarietà della strada. Tuttavia, perché sia davvero efficace, l’impegno non può esaurirsi in questo gesto simbolico ma bisogna essere capaci di aiutare la gente che soffre affinché venga restituita alla società, alla vita di famiglia, di lavoro…alla “vita quotidiana”.
La necessità è quella di esigere per tutti “dignità” e “diritti”, perché la vera sfida è rendere i soggetti interessati “persone” e non “utenti dei servizi”, protagonisti e non solo destinatari di un dono. E per farlo dobbiamo essere capaci di vedere nell’altro un fratello da riscoprire e con cui camminare insieme, di vivere un accompagnamento capace di un’attenzione vera alla persona, al suo cammino, alla sua storia, alla sua dignità. Senza questa attenzione non c’è lo sviluppo integrale descritto a più riprese da Papa Francesco. In questo senso l’azione di denuncia e profetica di Caritas non è un “essere contro” ma un “rilevare ciò che non va insieme”, perché ciascuno possa fare la propria parte. Ed è con questo spirito che abbiamo aderito alla Notte dei senza dimora, per testimoniare l’importanza di esserci e di continuare a lavorare per il bene comune.