In occasione della celebrazione della giornata della vita, mi sembra importante restituire alla comunità diocesana quel piccolo, ma significativo “miracolo” che si è realizzato in Repubblica Democratica del Congo, con la realizzazione di un ospedale a Bondo. Questa città si trova nel Nord del più grande stato africano ed è difficilmente raggiungibile, perché per più di 400 km non ci sono strade percorribili. Chi per necessità deve andare a Bondo usa la moto, ma per percorrere il tragitto ci vogliono quindi giorni, ci si imbatte in molti pericoli e alla fine si arriva stremati. L’unica via sicura è quella dell’areo, ma è molto costosa. Il contesto politico e religioso non è certamente uno dei più facili e posando lo sguardo sulla città, ovunque si colgono i segni devastanti della povertà e della sofferenza.
In questo contesto difficile e problematico, sette anni fa come Diocesi di Treviso insieme a quella di Bondo, all’ULSS 9 di Treviso, alla Regione Veneto e successivamente anche con l’aiuto del MAE (Ministero Affari Estero) ci siamo imbarcati nell’avventura di rimettere in sento il centro di sanità di Bondo. Il progetto prevedeva all’inizio un intervento non di grande portata, ma pian piano lo Spirito Santo ci ha presi per mano e condotti dentro un percorso diverso, una avventura meravigliosa, anche se segnata da non poche fatiche e delusioni. Quello che doveva essere un intervento di ristrutturazione risolvibile in poco tempo, si è trasformato nella costruzione di un centro ospedaliero di buona qualità. Tutto questo si è sviluppato nel silenzio e in un lavoro continuo di tessitura delle relazioni con la realtà locale, portato avanti soprattutto dall’ULSS 9 nella figura del dott. Mario Giobbia e dalla Diocesi di Treviso attraverso la Caritas. Il gemellaggio tra chiese e la collaborazione molto bella con l’azienda sanitaria e le altre istituzioni, sono veramente il terreno fertile su cui è potuto spuntare l’ospedale “Ntongo Etani” che in lingua lingala significa “alba, rinascita”. È bello aver lavorato e continuare a farlo perché rinasca la speranza e la fiducia nella vita in questi nostri fratelli che fin dalla nascita si trovano a combattere con la morte.
L’ospedale è attivo già da tre anni e sta svolgendo un prezioso servizio in un contesto dove l’accesso al diritto di cura della salute è garantito solo a chi è ricco e dove c’è la presenza di un medico ogni 20.000 persone. Oggi, dopo 7 anni di lavoro sulla struttura e sulle relazioni, insieme con la Diocesi di Bondo si è arrivati alla scelta di connotare l’ospedale come centro pediatrico. La mortalità infantile è ancora alta ed il centro si sta specializzando in questa direzione. Il medico di riferimento dell’ospedale, dott. Jules Zande, ha veramente preso a cuore questa realtà e si sta spendendo perché sempre più la vita possa trionfare. In questo cammino lungo e silenzioso, a volte faticoso, ma anche entusiasmante abbiamo compreso che “Ntongo Etani” significa per noi rinascita della speranza, custodia e promozione della vita, fin dal suo spuntare. Lo Spirito Santo ci ha condotti a questo punto e noi siamo certi che tutto ciò porterà i suoi frutti.
In questa giornata della vita mi sembra importante proprio ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto con il loro aiuto la realizzazione del centro ospedaliero Ntongo Etani. Ed è veramente bello come oggi possiamo avere nel cuore dell’Africa nera questo luogo luminoso a difesa della vita. Certo mancano ancora degli strumenti e ci sono delle migliorie da realizzare, ma siamo certi che la Provvidenza di Dio continui a toccare il cuore delle persone affinché ciascuno si senta responsabile e custode della vita. Confidando nell’aiuto di tanti, ci poniamo l’obiettivo in questo anno di caratterizzare l’ospedale con la cura dei bambini fino a 5 anni, di offrire la possibilità di partorire gratuitamente e acquistare delle incubatrici, di promuovere la formazione del personale e di completare l’impianto di acqua e luce. La vita e l’amore vincono sempre, ma è necessario abitare la nostra storia con speranza e fiducia. (d. Davide)