Il nostro racconto del 2021: come abbiamo vissuto quest’anno in cui siamo stati chiamati ad un cambio di paradigma
Il 2021, un altro anno difficile in cui abbiamo capito quanto è necessario che ci prendiamo cura, con pazienza e gentilezza, di chi nella nostra società ha riportato le ferite più profonde che lascia la pandemia, perché esposto alla prima linea dell’ingiustizia. Un tempo in cui siamo stati chiamati ad un cambio di paradigma, a passare dall’analisi dei bisogni ai desideri, dal cercare risultati a portare frutti, dal dare cose a donare opportunità, dagli incroci agli incontri, mettendo sempre al centro il valore della persona.
È importante rileggere questo tempo con le sue particolarità e lo scopo del Bilancio Sociale 2021 non è stato quello di comunicare la prestazione di servizi ma di narrare il dono della carità, il modo in cui sono stati tessute reti basate sull’ascolto e sulla profezia che ci hanno permesso di passare dai confini agli orizzonti, dal fare all’agire.
Il Centro di Ascolto diocesano e la Casa della Carità
Nel 2021 ci siamo adattati alle nuove modalità, rendendo strutturale ciò che era emergenza, ma abbiamo potuto godere nuovamente di una quotidianità fatta di presenza e di condivisione che ci sembrava di aver perso. Ci siamo abituati a guardarci negli occhi con attenzione e a leggere attraverso di essi cosa la persona vive oltre a ciò che racconta sotto la mascherina, abbiamo imparato ad ascoltare con grande empatia molte storie di sofferenza legate agli strascichi lasciati dal Covid. Un anno in cui come Caritas siamo stati chiamati a testimoniare sempre la speranza nella ripresa, in un dopo migliore, con prospettive nuove.
Abbiamo incontrato 232 persone nuove, in maggioranza uomini (191) e per lo più giovani (53 nella fascia 18-24 anni) e giovani adulti (129 nella fascia 25-44 anni). Nel complesso i bisogni maggiormente espressi sono legati, come gli scorsi anni, a problematiche economiche, abitative e occupazionali. Il dato rilevante è che la metà di queste difficoltà è legata alla totale assenza di beni: non si tratta di persone che hanno un’entrata minima, una casa anche malsana o un lavoro precario e poco retribuito, ma di persone che non hanno proprio nulla. Questa è dunque una povertà “assoluta” che comporta spesso una grande miseria e la necessità di dover sempre chiedere per ogni esigenza.
Nel corso del 2021, le 321 persone che hanno usufruito dei servizi della Casa della Carità si sono trovate ad affrontare difficoltà molteplici che hanno rischiato di rendere ancora più affannoso il loro cammino verso un orizzonte di rinascita. Alcuni semplici gesti come fare un tampone, scaricare il green pass o prendere appuntamento in un ufficio pubblico, hanno rischiato di diventare scogli insormontabili per chi vive nella marginalità. I servizi offerti nell’ultimo anno sono stati oltre 1.800 ascolti, quasi 11 mila pasti, 6.600 notti, 1.335 docce e 649 lavaggi.
Anche i servizi “storici” si sono dovuti adattare: la mensa si è dotata di una tensostruttura riscaldata per permettere a chi sprovvisto di green pass di trovare comunque ristoro e accoglienza; la lavanderia ha incrementato il numero di lavaggi in quanto la sanificazione delle vettovaglie ha raddoppiato la frequenza; le docce hanno invece mantenuto costante il numero di ingressi durante le giornate di apertura. Rilevanti sono stati, anche quest’anno, i costi di gestione legati alla Casa: oltre 49 mila euro per le utenze, circa 46 mila euro per le pulizie, quasi 37 mila euro per gli acquisti (principalmente generi alimentari e prodotti per l’igiene), 31 mila euro in manutenzioni (edifici, attrezzatura, aree verdi). Oltre 41 mila euro sono i contributi erogati dal Centro di Ascolto diocesano per le persone in difficoltà.
In conclusione si può affermare che il 2021 sia stato un anno che ci ha permesso di metabolizzare le difficoltà dell’anno precedente, mettendo in luce nuove povertà che non erano ancora esplose nel 2020. Queste nuove prove hanno inquietato i nostri cuori ma allo stesso momento hanno stimolato la creatività di operatori e volontari che, anche dove non sono riusciti a dare risposte, hanno comunque offerto ascolto e vicinanza.
Volontariato e solidarietà
Come per gli anni precedenti, la spina dorsale dei servizi offerti dalla Casa della Carità è stata rappresentata dai volontari, che hanno continuato ad aumentare in numero (95 persone, di cui 32 nuovi nell’ultimo anno) e donano tempo ed energia per garantire un pasto, un letto, una doccia e soprattutto una mano tesa a tutti coloro che sono in difficoltà. Da loro emerge, in modo forte, da un lato il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di più grande dei propri piccoli egoismi, dall’altro la voglia di spendersi concretamente per chi è meno fortunato, cercando di diventare davvero dono per gli altri. Nonostante la precarietà dovuta alla pandemia, il loro impegno non è mai venuto meno ed è principalmente grazie al loro servizio e al loro sorriso che i nostri ospiti riescono a non sentirsi semplici utenti.
Tutto il lavoro della Caritas è stato possibile anche per l’aumento significativo delle donazioni da parte da privati, parrocchie, associazioni di volontariato, Istituti di Credito e aziende che hanno contributo concretamente per sostenere quanti vivono una situazione di difficoltà: oltre 742 mila euro di offerte ricevute a sostegno delle attività a livello locale e nel mondo e donazioni di beni materiali per un valore superiore a 81 mila euro.
Caritas nel territorio diocesano
Le Caritas parrocchiali nella loro espressione delle opere segno, Centri di Ascolto e Centri di Distribuzione, si sono fatte carico dell’emergenza Covid mettendo tutta la loro energia e capacità organizzativa a servizio delle comunità, collaborando con le istituzioni e con altre realtà caritative per raggiungere le persone ai margini e in difficoltà, per portare loro non solo l’aiuto materiale, ma vicinanza e conforto nell’isolamento. Quest’anno, nel riprendere una difficile normalità, seppur ancora in piena pandemia, abbiamo cercato di dedicare del tempo per sostare e prenderci cura di noi, ascoltandoci reciprocamente per rielaborare l’impatto che la pandemia ha avuto nelle nostre relazioni sociali e comunitarie, all’interno delle Caritas, nella parrocchia e nel contesto civile.
La pandemia ha paralizzato tante famiglie e piccole-medie imprese. Molte famiglie già in difficoltà sono state accolte e accompagnate dai Centri di Ascolto, che non hanno mai sospeso l’attività di ascolto e di accompagnamento, spesso in collaborazione con la rete del territorio, per raggiungere tutti e garantire il necessario supporto a coloro che in questo tempo si sono trovati ancora più schiacciati dagli esiti della crisi economica generata dalla pandemia. Dinnanzi a questi bisogni emergenti, la Chiesa di Treviso ha voluto porre un segno forte: l’iniziativa diocesana STA A NOI – PER UN PATTO DI COMUNITÀ, che prende vita da un’intuizione del Vescovo per un utilizzo strategico delle risorse a disposizione per le famiglie e imprese, non solo per destinare gli aiuti a contrastare l’emergenza economica, ma per innervare la comunità di un’istanza di mutamento, un cambio di paradigma. Le famiglie aiutate sono state n. 257, per un intervento complessivo pari a 435.515 €, per la maggior parte di origine italiana, con un’età prevalentemente nella fascia medio-bassa (fascia 30-50 anni), con presenza di figli, spesso in età scolare. Un dato da segnalare è la presenza elevata di nuclei monoparentali. Il 73% delle spese sostenute per le famiglie sono andate a favore della casa, prevalentemente per il pagamento delle utenze e l’affitto, a cui seguono le spese condominiali, il mutuo e altri interventi straordinari. 314 mila euro è il contributo complessivo che è stato destinato alle famiglie per il mantenimento della propria abitazione. Altra spesa da segnalare all’11%, è quella per i mezzi di trasporto, contributo dato allo scopo di garantire il raggiungimento del luogo di lavoro/studio, per un importo complessivo di 49 mila euro. Tra le spese scolastiche, sostenute con circa 18 mila euro, abbiamo compreso anche le spese per attività di doposcuola, sportive e ricreative, che assolvono ai quei bisogni educativi e sociali dei bambini, che dopo un lungo periodo di socialità negata, sono pur diventati essenziali.
Le attività produttive incontrate sono state 29, piccole medie-imprese, che hanno bloccato la propria attività per un lungo periodo. Negli incontri emergeva il bisogno di sentirsi accompagnati, non solo con un sostegno economico nella forma del micro-credito (complessivamente a tale scopo sono stati finanziati 30 mila euro), ma soprattutto con un ascolto e un accompagnamento mirato, per affrontare con maggiore lucidità e fiducia la situazione della propria attività economica.
I giovani e la carità nelle scuole e nei doposcuola parrocchiali
Benché l’attenzione ai giovani sia sempre stata una preoccupazione fondamentale per Caritas, nei tempi più recenti essa è stata percepita come una vera e propria urgenza, per aiutarli a vivere la vocazione alla carità a cui ogni uomo è chiamato. In particolare, ci è sembrato necessario saper abitare le domande, permettendo che esse emergano nel cuore dei giovani e camminando al loro fianco. Una delle esperienze più significative nate da questo processo è stata l’esperienza “B&B” (Benedizione e Bellezza), che ha permesso a piccoli gruppi di giovani di vivere 3 giorni di condivisione e servizio in Casa della Carità con le persone che vivono condizioni di grave marginalità. È importante segnalare la disponibilità e l’entusiasmo dei giovani che hanno lavorato in Caritas prestando il loro servizio nell’Anno di Volontariato Sociale (AVS) ma anche tutti quelli che si lasciano interpellare in progetti nuovi come “Casa Jawo”, dove l’idea è quella di creare un ambiente che desideriamo possa essere una casa dell’accoglienza e del sorriso, caratteristiche che contraddistinguevano il nostro fratello Jawo, da cui prende il nome, dove i giovani possano essere segno di benedizione, divenendo promotori di iniziative di incontro con le persone povere e sensibilizzazione rispetto ai valori che fondano una umanità solidale.
Nell’ultimo anno abbiamo rafforzato l’alleanza educativa con le scuole realizzando 279 incontri, di cui 121 a distanza, coinvolgendo circa 2.000 studenti di 98 classi di 16 scuole. Abbiamo anche incrementato la nostra presenza in alcune parrocchie della diocesi a sostegno dei doposcuola, per costruire insieme interventi a contrasto delle povertà educative. In particolare tramite i fondi 8Xmille è stato sviluppato il progetto “Il Crocicchio”, che aveva come obiettivo quello di accogliere bambini e ragazzi che, a seguito di una privazione prolungata della frequenza dalle scuole dovuta alla situazione pandemica, rischiavano effetti negativi di lungo periodo sull’apprendimento.
Carcere e l’accoglienza a persone migranti
In questo tempo, ancora di pandemia mondiale, risulta più che mai attuale questo appello a farci carico delle difficoltà e delle prove dei fratelli più fragili, come le persone detenute negli istituti penitenziari. La Chiesa diocesana è presente da anni nella Casa Circondariale e nell’Istituto Penale per Minori attraverso la Cappellania penitenziaria, la “casa della misericordia”, aperta a tutto l’insieme di uomini e donne che abitano questi luoghi, per offrire la possibilità di ricevere l’annuncio cristiano, di celebrare l’eucaristia e i sacramenti, e di testimoniare l’evangelizzazione della Carità. Con la collaborazione del settimanale diocesano La Vita del Popolo, dall’estate 2021 abbiamo cominciato a curare periodicamente una pagina sulla vita del carcere e sui temi della giustizia per contribuire a costruire insieme una nuova cultura rispetto alla giustizia, che non sia solo retributiva e rieducativa, ma anche riparativa e che possa offrire a chi è detenuto una speranza di riscatto e la possibilità di guardare avanti mediante percorsi di misericordia e di perdono.
In Caritas Tarvisina, in risposta ad un periodo particolarmente complesso, abbiamo cercato di non abbandonare un’altra forma di custodia della casa comune: l’accoglienza a persone migranti. Nel 2021 abbiamo sviluppato e concluso il progetto “Teranga”, finanziato con fondi 8Xmille, inserito all’interno di Casa Oblati a Treviso, già da anni luogo di accoglienza per persone migranti. L’altra opera segno diocesana, gestita con il centrale ruolo della Cooperativa La Esse, è stata l’accoglienza di Casa Giavera; il progetto, che prende il nome di “Maneo”, ha previsto l’attivazione di corsi professionalizzanti, l’accompagnamento burocratico e sanitario a beneficio di 27 persone migranti.
Infine, come Caritas Tarvisina nel 2021 ci siamo impegnati anche nell’accoglienza e accompagnamento di una famiglia di origine afghana proveniente da Herat, che a seguito dell’evacuazione dall’Afghanistan di agosto 2021, è arrivata in Italia.
Promozione alla mondialità
Caritas Tarvisina è impegnata da molti anni nella promozione di percorsi di vicinanza tra Chiese sorelle, una vicinanza che trova il suo senso primo nel riconoscersi appartenenti ad una sola famiglia umana e che si concretizza nel sostegno a percorsi di fraternità e sviluppo.
Nel 2021 è proseguito il sostegno ad alcuni progetti di cooperazione, con più di 317 mila euro. Tra questi i principali: il progetto “Coltiviamo la Speranza” per una scuola agro-pastorale in Mali (107 mila euro), il progetto “Emmanuel” per la casa di accoglienza per bambini in Togo (41 mila euro), il sostegno alla mensa Caritas di Iskenderun in Turchia (35 mila).
Le emergenze sono interventi in cui la rete internazionale delle Caritas agisce in risposta a eventi eccezionali che sconvolgono le vite di molte persone. Nel 2021 abbiamo raccolto donazioni per più di 130 mila euro; le principali emergenze: la crisi umanitaria lungo la Rotta Balcanica (83 mila euro), il terremoto in Haiti (24 mila euro), l’emergenza Afghanistan (15 mila euro).