Presentato il rapporto “Presenze necessarie. 18° report sui cittadini stranieri in provincia di Treviso”, lo studio di Cisl, Anolf, Caritas, Migrantes; La Esse e Una Casa per l’Uomo
Mercoledì 28 settembre è stato presentato il rapporto “Presenze necessarie. 18° report sui cittadini stranieri in provincia di Treviso”. Il report è uno strumento riconosciuto a livello locale (l’unico in Provincia) circa l’aggiornamento annuale sulla presenza di cittadini stranieri. Si compone di varie parti: demografia, inserimento scolastico, acquisizione di cittadinanza, dinamiche occupazionali, richiedenti asilo e rifugiati. I promotori contribuiscono con un commento proprio che indica gli appelli emergenti dal territorio su tali tematiche.
Il rapporto giunge alla sua diciottesima edizione, contando anche il lavoro presentato nel 2021, che cercava di render conto della situazione ancora in piena pandemia. Le organizzazioni promotrici (Anolf/Cisl Treviso-Belluno, Caritas Treviso, Migrantes Treviso, La Esse scs, e Una Casa per l’Uomo scs), con l’apporto qualificato di Veneto Lavoro, continuano a considerare l’impegno di documentazione e riflessione su queste tematiche come parte significativa della propria responsabilità sociale. Nella complessità attuale, il fenomeno migratorio è un tassello senz’altro importante, e lo sforzo di lettura di una situazione in rapida trasformazione può utilmente servirsi anche di questo rapporto, che propone continuità di analisi nel tempo e serietà di approfondimenti puntuali.
Commento dai promotori
Il tempo che stiamo vivendo è sempre più caratterizzato da scenari di grande complessità e rapida trasformazione. Questioni come il degrado ambientale e il cambiamento climatico, la problematica convivenza tra popoli e culture, le forniture energetiche, lo sfruttamento delle risorse a partire da quelle fondamentali per la vita, acqua, cibo, gli squilibri demografici con invecchiamento di popolazioni e natalità senza prospettive… pongono fondamentali problemi di gestione per i quali diventa necessario trovare convergenze di prospettive e di governo della realtà. L’urgenza di intravvedere vie di possibile evoluzione positiva ha bisogno di valorizzare tutte le risorse umane e culturali presenti.
E’ risultato evidente, da un lato, al mondo imprenditoriale italiano, veneto e trevigiano la necessità di lavoratori che siano disponibili a sostenere le filiere produttive e le attività commerciali e di servizi; dall’altro, le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione italiana, del progressivo calo della natalità, dell’andarsene altrove di molti giovani stanno emergendo con maggior forza non più solo tra i demografi, ma anche a livello di consapevolezza diffusa. L’autorizzazione a 27.700 ingressi per lavoro non stagionale decisa a fine 2021 (più del doppio di quanto previsto a fine 2020) rappresentava una pur cauta apertura a proporre una possibilità di ingresso regolare diversa dai ricongiungimenti familiari e soprattutto dalla richiesta di asilo o protezione, e rispondente ai bisogni reali del territorio.
Riteniamo che chiunque si troverà a governare il Paese nel prossimo futuro sarà chiamato anche a confrontarsi responsabilmente con la necessità di governare i flussi migratori non come questione a se stante ma strutturalmente inserita in un quadro più vasto e complesso, sia per quanto riguarda le necessità dell’Italia, sia per quanto si riferisce al contesto europeo e internazionale.
A questo proposito, tale questione si pone a pieno diritto all’interno dell’agenda ONU 2030, relativa alla possibilità di uno Sviluppo Sostenibile. Si tratta di “ridurre l’ineguaglianza tra le nazioni e al loro interno” (obiettivo 10), superare stereotipi e pregiudizi per “promuovere società pacifiche e inclusive” (obiettivo 16), incentivare “un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti” (obiettivo 8), e “garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo” anche in ordine alle relazioni sociali e all’evoluzione del sistema globale (obiettivo 12).
Sarebbe già un grande risultato che la questione migratoria venisse considerata con questa attenzione alla realtà dei fatti e al contesto globale in cui viviamo, al di là di strumentalizzazioni ideologiche e di ricerca di consenso spicciolo. Da parte nostra, tuttavia, ci sentiamo fortemente motivati a continuare l’impegno per un riconoscimento di dignità e di valore di coloro che giungono nel nostro paese, non solo per l’apporto nel mondo del lavoro, ma anche per le competenze umane e culturali di persone e popoli diversi, necessarie a far sì che le trasformazioni che stiamo vivendo vengano orientate verso la crescita del bene comune di ciascuna e ciascuno: e per questo è necessario l’apporto di tutti coloro che abitano questo territorio che è il mondo di tutti.
Alcuni dati
La situazione alla fine del 2020, anno segnato in maniera decisiva dalla pandemia, tende a confermare la lieve crescita dei residenti stranieri (+2%); stabile sia l’incidenza al 10,5%, sia più in generale la composizione di questo segmento della popolazione. Ciò che sostiene in prima battuta il senso del titolo è la comparazione tra diverse fasce di età fra italiani e stranieri. Si conferma in modo analitico una distribuzione che vede la popolazione straniera mediamente più giovane di quella italiana, con un segmento di minori pari al 21,8% rispetto al 15,9% dei soli italiani, e una presenza nella fascia convenzionalmente ritenuta in età lavorativa (15-64 anni) pari al 76,4% rispetto al 62,4% dei soli italiani. Ulteriori analisi specifiche nell’ambito lavorativo, riferite a fine 2021 (con un aggiornamento al primo semestre 2022) confermano altresì la presenza necessaria di lavoratori stranieri in settori rilevanti del tessuto produttivo locale, quali l’agricoltura (40% di assunzioni di stranieri), le costruzioni (39%) l’industria (36%) e in particolar modo il lavoro domestico e di cura (il 73% dei lavoratori domestici sono stranieri). La ripresa della mobilità intrinseca al mondo del lavoro dopo le restrizioni nel tempo di pandemia ed il conseguente calo della domanda di lavoro, conferma una buona ripresa di assunzioni anche per gli stranieri (+17%), in particolare per le donne (+28% rispetto al 2020). Nel lavoro dipendente, la quota complessiva delle assunzioni di stranieri nel corso del 2021 risulta del 26%.
Report completo
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