[slideshow_deploy id=’1837′] Contesto generale
Le vittime accertate sono 51, mentre il totale delle persone colpite dalle alluvioni e dalle frane sono 1.6 milioni, 32.000 evacuate a cui si aggiungono un ampio numero di famiglie che avendo autonomamente trovato rifugio presso amici e parenti non compaiono nelle cifre ufficiali. Il governo Serbo ha pubblicato le prime stime sui danni complessivi arrecati alle abitazioni, alle infrastrutture, all’agricoltura e industrie, ma questi numeri non possono essere considerati definitivi perchè alcune municipalità colpite, soprattutto le più danneggiate, non hanno ancora completato la prima fase di valutazione e alcune città, come Obrenovac, sono state visitate per la prima dalle autorità solo agli inizi di giugno. Da queste prime valutazioni le case andate totalmente distrutte sono circa 2.000, 3.000 quelle seriamente danneggiate, di cui andrà poi verificata l’abitabilità e la sicurezza. I danni alle infrastratture sono stimati per circa 260 milioni di euro, 3.000 km di strade sono state danneggiate, inclusi anche alcuni ponti completamente distrutti dalle piene dei fiumi. Le conseguenze sull’agricultura, settore che rappresenta il 10% del prodotto interno lordo serbo e poco meno di un quarto del totale delle esportazioni, sono altrettanto devastanti. Circa 700 tonnellate di bestiame è annegato durante le inondazioni e 900 ettari di terreni coltivati sono stati alluvionati, causando la perdita delle coltivazioni in corso e mettendo a rischio l’utilizzabilità di futura di questi terreni, a causa dell’altra probabilità di contaminazioni. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) ha parlato di danni in questo settore per centinaua di milioni di euro e un futuro di recessione economica per l’intera Serbia. Il primo Ministro serbo Vucic ha dichiarato danni complessivi per circa 2 miliardi di euro, affermando anche che l’impatto nel lungo periodo sull’economia del paese potrebbe essere di entità ancora maggiore. L’emergenza ha anche stimolato buone pratiche, comportamenti lodevoli e una generale mobilitazione a favore delle vittime, verificatasi in tutta la Serbia.
- Dai primi momenti dell’emergenza l’intero paese si è mobilitato in aiuto delle comunità più colpite dalle alluvioni. Un gran numero di volontari si è attivato in prima persona per supportare l’esercito nel rafforzamento degli argini dei fiumi a rischio esondazione. Nella sola Sabac, nella notte tra il 15 e 16 maggio circa 7.000 persone sono accorse per riempire e posizionare sacchi di sabbia lungo il fiume Sava. Soprattutto nella città di Belgrado, numerosi volontari hanno supportato la Croce Rossa nell’organizzazione dei centri dove sono state accolte le 25.000 persone evacuate. Anche le donazioni di aiuti umanitari sono state sufficienti per rispondere all’emergenza nelle prime settimane. Vestiti, cibo e prodotti per l’igiene sono stati donati da privati e da numerose attività commerciali e imprenditoriali locali.
- La mobilitazione di istituzioni internazionali e organizzazioni e associazioni straniere è stata immediata e continua ad essere un importante fonte di sostegno in termini di aiuti materiali, economici e supporto tecnico.
- Come è avvenuto in Bosnia, gli attori che in passato avevano implementato progetti di sviluppo e sostegno in Serbia si sono subito riattivati e grazie ad una forte legame costruito negli anni hanno messo a disposizione della popolazione serba le loro capacità e risorse.
- La risposta del Governo serbo all’emergenza è stata abbastanza immediata, nonostante la totale imprevidibilità della gravità delle alluvioni che ha generato confusione e mancanza di organizzazione e coordinamento nei primi giorni. Da subito è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale, mentre gli appelli lanciati dal primo Ministro hanno contribuito alla mobilitazione generale, sia della popolazione serba sia dei partner e organizzazioni straniere.
Superata la fase più acuta dell’emergenza è stata costituita una Commissione incaricata di valutare l’entità dei danni e delle perdite causate da frane e alluvioni e una nuova legge nazionale sancisce le responsabilità e le competenze delle diverse entità politiche, nazionali, regionali e locali. In questo modo si auspica di poter formulare un piano dettagliato dei bisogni del territorio, per poi poter stilare un piano di ricostruzione che si fondi sulle reali priorità del paese. Il Governo ha identificato con la questione abitativa la priorità numero uno e si è prefissato di ridare a tutte le vittime dell’alluvione una casa entro l’inizio del prossimo inverno. Le criticità rilevate possono essere considerate trasversali e comuni a tutti i luoghi visitati, ad eccezione della città di Obrenovac. Questa città di 25.000 abitanti è stata completamente alluvionata ed evacuata e per 20 giorni ne è stato negato l’accesso da parte dell’esercito. Per questo è stata possibile visitarla solo il 4 giugno.
- Le persone evacuate stanno lentamente rientrando nelle proprie abitazioni, se ancora agibili, e con il ritirarsi delle acque hanno avuto inizio le opera di pulizia e disinfezione. Il bisogno di beni di prima necessità sono in decrescita, mentre aumenta la richiesta di beni e prodotti necessari al ristabilimento di una normalità abitativa, prodotti e apparecchiatura per l’igiene e la pulizia delle case (guanti, pale, saponi e igienizzanti, esiccatori, deumidificatori, idropulitrici…). è ampiamente condiviso anche il bisogno di frigoriferi, cucine, fornelli che permetterebbero di cucinare autonomamente e conservare i propri pasti e non dover più consumare solamente cibo in scatola e a lunga conservazione. Inoltre, c’è una grande bisogno di materassi (essendo un bene non recuperabile), biancheria per la casa e lavatrici.
- Il timore del propagarsi di malattie ed epidemie rimane sempre molto alto, soprattutto per il repentino alzarsi delle temperature e la massaccia presenza di spazzatura, cibo avariato, carcasse di animali e acqua stagnanti contaminate da prodotti chimici e acque nere. Poche sono le zone ancora senza acqua corrente, ma nella maggior parte delle aree alluvionate l’acqua non è ancora potabile. Per il momento si sono registrate solo alcuni singoli casi di intossicazioni alimentari dovute all’ingestione di frutta e verdura proveniente dalle zone alluvionate, ma per la sicurezza della popolazione si dovranno effettuare i dovuti controlli su tutti i singoli raccolti che possono essere recuperati dalle zone alluvionate e limitrofe.
- Gli spazi offerti da privati e comuni per creare centri di accoglienza e di raccolta degli aiuti, con il passare dei giorni devono essere liberati e ripristinati alle loro destinazioni originarie (palazzetti dello sport, arene, hotel e scuole), quando ancora ci sono più di 2.000 evacuati, oltre ad un considerevole numero non ancora stimato di persone che hanno trovato una sistemazione provvisoria presso parenti e amici. Inoltre il numero di volontari è sceso sensibilmente con la riapertura delle università e delle scuole.
- Le vittime dell’alluvione temono l’imminente esaurirsi dell’attenzione generale e mediatica riguardo alla loro condizione e vivono nel timore di essere abbandonati a se stessi di fronte ad un’opera di ricostruzione che per molti è inaffrontabile con le proprie risorse economiche a disposizione.
- Gli abitanti delle zone rurali, le più colpite, sono principalmente persone con redditi sotto la media nazionale, con una grande percentuale di anziani che percepiscono pensioni minime e persone disoccupate. Una delle fonti di sostentamento di queste è l’agricultura di piccoli appezzamenti di terreno, i cui prodotti sono utilizzati anche per la vendita al dettaglio in loco. Le alluvioni hanno seriamenente compromesso queste forme di agricultura di sussistenza, distruggendo la principale fonte di reddito di queste persone.
Come scritto precendentemente, la città è stata visitata per la prima volta da Caritas solo il 4 giugno, essendo stato vietato l’ingresso a tutte le persone per oltre 20 giorni. La popolazione locale, circa 25.000 abitanti è stata completamente evacuata, il 95% del territorio alluvionato, con punti dove l’acqua ha raggiunto i 5 metri di altezza. Il centro è stato sommerso fino ai secondi piani delle abitazioni per oltre 2 settimane.
Entrando in città l’immagine che ci si trova di fronte è spettrale e desolante e l’aria è quasi irresprirabile già dalle prima case. Le zone più vicine al fiume sono state raggiunte da violente onde di 4 metri ed essendo composte per lo più da case di uno o due piani risultano essere fortemente danneggiate e molte di queste non più agibili. Alcuni tetti sono stati scoperchiati dalla furia dell’acqua, pali dell’elettricità divelti e automobili trasportate per centinaia di metri. Tutte le persone incontrate sono temporanemente ospitate da amici e parenti e giornalmente si recano nella loro abitazione per ripulire e cercare di salvare qualcosa. Il senso di abbandono e la disperazione per aver perso i risparmi di una vita accuma tutti, come la paura di un futuro ancora più duro del presente.
L’allarme epidemie e malattie è ancora elevatissimo e potrebbe crescere ulteriormente con il progressivo e massiccio ritorno delle persone in città. L’esercito è attualmente presente in loco soprattutto per le prime opere di pulizia delle strade e la raccolta dei rifiuti provenienti dalle case e dalle attività alluvionate. Le prime cifre riferite dal governo fissano a circa 200 milioni i danni dell’alluvione, ma sono stime molto aleatorie essendo iniziate solo da pochi giorni le prime valutazioni sul campo. Data la gravità della situazione di Obrenovac, il governo ha istituito una commissione speciale che lavorerà solo alla ricostruzione di questa città. [slideshow_deploy id=’1840′]
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Jamena Alluvioni in Serbia
Jamena è un piccolo villaggio parte della municipalità di Sid, una zona della Vojvodina che confina con la Croazia e la Bosnia Erzegovina. La situazione generale migliora di giorno in giorno, anche se le donne, i bambini e gli anziani sono ancora evacuati e lo saranno finchè l’acqua corrente non sarà completamente ripristinata e dichiarata sicura dalle autorità locali. I danni maggiori si riscontrano nell’agricoltura e nell’allevamento, le due attività principali di questa zona. Ci sono ancora case non agibili per la presenza di acqua stagnante, ma la maggior parte delle abitazioni può ormai essere ripulita. Gli abitanti sono aiutati da squadre di giovani volontari che giornalmente provengono dai paesi vicini e grazie all’attrezzatura donata da Caritas Vienna igienizzano e puliscono gli spazi alluvionati.